La Stampa 04/01/2006, pag.23 Giovanna Zucconi, 4 gennaio 2006
Galeotta fu quell’inserzione sulla London Review of Books. La Stampa 04/01/2006. «La mia donna ideale è un uomo
Galeotta fu quell’inserzione sulla London Review of Books. La Stampa 04/01/2006. «La mia donna ideale è un uomo. Mamma, perdonami». Sarà per lo humour, sarà per l’originalità, sarà per riprendere fiato fra una recensione di poesia polacca contemporanea e un saggio su Tommaso d’Aquino, ma a quanto pare la pagina più letta di una celebre rivista inglese tutta dedicata alla lettura, è quella degli annunci personali. La rivista è l’austera e rispettabilissima London Review of Books, la rubrica dei cuori solitari esiste da sette anni ed è ora diventata un oggetto di culto, seguita con passione anche da chi è già felicemente appaiato. Forse perché, come si usa dire, si legge come un romanzo, anzi come decine di micro-romanzi spesso a puntate, e spesso zeppi di rimandi e di allusioni colte. Roba per lettori raffinati, come sono appunto quelli della London Review of Books: talmente cifrata che (è una deliziosa leggenda metropolitana) una spia nord-coreana pare sia stata catturata mentre sottolineava i personals della rivista, chissà se per lavoro o per altre e più private necessità. Il redattore incaricato della rubrica sospetta che qualche scrittore la usi per sperimentare i personaggi del suo prossimo romanzo. E comunque, la qualità letteraria e satirica delle inserzioni è tale che presto ne uscirà un’antologia. Ma gli annunci biblio-sentimentali piacciono anche perché sbaragliano tutte le regole del marketing, e non solo amoroso. Vietato decantare i propri pregi: mentre i siti internet per appuntamenti strabordano di «simpaticissimo» e «tenerona» e «benestante», qui si preferisce prendere in giro se stessi piuttosto che i destinatari. Alcuni esagerano, fino all’autodenigrazione: «Maschio di mezza età, bruttino, timido, sovrappeso e flatulente, cerca l’impossibile». Altri compongono fulminei autoritratti («Hobbies: piangere e odiare gli uomini»). Comunque, funziona. Non soltanto come passatempo per lettori arguti. Tramite rubrica sono già stati combinati un paio di matrimoni, e il passaggio dal virtuale al reale è stato coronato anche con un raduno per single, ovviamente in una libreria. Dicono che siano 25 milioni gli americani che cercano l’amore nelle inserzioni su internet, e che in Gran Bretagna il business valga 50 milioni di sterline. Gli annunci sulla raffinata rivista di libri stanno all’industria del rimorchio online come un barolo premiatissimo al vinello in tetrapack. Lì immetti i tuoi dati ed è il computer ad accoppiarti, tutta questione di domanda e offerta, e in fretta. Qui è una specie di esclusiva caccia al tesoro personalizzata, vince chi riconosce la citazione di Beckett o chi apprezza la sincerità («Sessantasettenne, viagra-dipendente...»). Naturalmente i precedenti esistono, da quel fatidico 1886 quando The Times ospitò le prime inserzioni matrimoniali. Similissima, per snobberia e divertimento, la mitica rubrica sul Linus degli anni Ottanta, «Personalmente». Anche lì habitat intellettuale, anche lì miniature stravaganti per «vendere» se stessi, o forse soltanto per raccontarsi. Ma erano altri tempi, oggi sembra immensamente più di nicchia esternare i propri palpiti su una rivista mensile, così lenta e così élitaria, mentre il web straborda di allettanti database. Eppure... Bisognerà concludere che i gusti letterari sono un criterio preciso per scegliere il partner - tanto che in alcune biblioteche italiane esiste un servizio allegramente chiamato «Il lettore gemello», ovvero come trovare l’anima gemella tramite letture condivise. Oppure, sempre per concludere: far credere che gli intellettuali sono pallidi e solitari è un astuto trucchetto divulgato dagli intellettuali medesimi, i quali in realtà sanno che leggere (riviste letterarie incluse) serve eccome. A sedurre. Giovanna Zucconi