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 2006  gennaio 10 Martedì calendario

Smaldore Domenico Potito, di anni 42. Originario di Potenza, camionista, separato, viveva solo a Ziano Piacentino da quando la moglie 36enne, Angelica, rumena, l’aveva lasciato

Smaldore Domenico Potito, di anni 42. Originario di Potenza, camionista, separato, viveva solo a Ziano Piacentino da quando la moglie 36enne, Angelica, rumena, l’aveva lasciato. Lui non s’era mai rassegnato a vederla andar via, e rimuginava astioso sul giorno in cui le aveva presentato l’amico Torreggiani Giancamillo, di anni 56, operaio agricolo, da poco in pensione, padre di tre figli, col quale condivideva la passione per il poligono da tiro. La moglie se n’era innamorata, ricambiata, a prima vista. Qualche mese fa gli amanti s’erano decisi a lasciare le famiglie per vivere insieme in un appartamento al centro di Piacenza. Dopo aver provato con le minacce telefoniche, due martedì fa lo Smaldore uscì di buon mattino deciso a regolare i conti col Torreggiani. Bucò una ruota della di lui auto parcheggiata sotto casa, aspettò per un po’ che quello scendesse e non appena lo vide chino, il cric in mano a cambiare la gomma, lo fece saltare con due colpi di fucile. Quindi salì per riservar la stessa sorte all’Angelica, che aveva visto tutto dalla finestra e s’era rifugiata da una vicina. Le sirene dell’ambulanza sempre più vicine, lo Smaldore scappò pensando di nascondersi in un camion e poi imbarcarsi a Genova per la Sardegna dov’erano amici fidati. Quando seppe che i carabinieri lo aspettavano al porto, cambiò idea e comprò un biglietto per Napoli. Giunto alla stazione Genova Brignole, fumò un’ultima sigaretta coi barboni della zona, si sdraiò su una panchina e si fece saltare il cervello con la sua calibro 7,65. Nello zaino 20 proiettili, una stecca di sigarette, tre magliette, un rasoio, un coltello, 8.500 euro. Alle 6 di mercoledì 11 agosto, stazione di Genova.