10 gennaio 2006
Perna Pietro, di anni 67. Milanese, ex tipografo in pensione, tanto magro da meritarsi il soprannome di ”manichino”, divorziato con tre figli ormai adulti, viveva solo in un’abitazione alla periferia sud-ovest di Milano dopo che la sua convivente romena, una paio di mesi fa, se n’era tornata in patria
Perna Pietro, di anni 67. Milanese, ex tipografo in pensione, tanto magro da meritarsi il soprannome di ”manichino”, divorziato con tre figli ormai adulti, viveva solo in un’abitazione alla periferia sud-ovest di Milano dopo che la sua convivente romena, una paio di mesi fa, se n’era tornata in patria. Qualche precedente, tirava avanti con la pensione d’invalidità che aveva preso un anno fa dopo che gli era scoppiata una vena in testa. Taciturno e non avvezzo alla solitudine, di tanto in tanto ospitava qualcuno senza preoccuparsi troppo d’indagare sulle sue abitudini. L’ultimo coinquilino, mercoledì 11 agosto, lo legò mani e piedi, lo imbavagliò e lo scaraventò bocconi sul letto prima di portarsi via televisore e videoregistratore. La mattina successiva i figli, chiedendosi perché il padre non rispondesse al telefono, entrarono dalla finestra sul retro di casa. Lo trovarono ch’era già morto, forse soffocato oppure col cuore scoppiato per la paura, indosso maglietta e calzini, gli slip a terra, accanto un abat-jour, neppure un livido sul corpo, la porta chiusa dall’interno. Al piano rialzato di una palazzina popolare di via Marzabotto, a Corsico, hinterland milanese.