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 2006  gennaio 06 Venerdì calendario

JAGR Jaromir Kladno (Repubblica Ceca) 15 febbraio 1972. Giocatore di hockey ghiaccio • «Il problema, con i sopravvissuti, è sempre lo stesso: se non cadono quando la morte li sfiora, fermarli dopo diventa impossibile

JAGR Jaromir Kladno (Repubblica Ceca) 15 febbraio 1972. Giocatore di hockey ghiaccio • «Il problema, con i sopravvissuti, è sempre lo stesso: se non cadono quando la morte li sfiora, fermarli dopo diventa impossibile. andata così anche con Jaromir Jagr, la stella ceca dei New York Rangers [...] nato nel 1972 a Kladno, nella Cecoslovacchia dell’era sovietica. Quattro anni prima c’era stata la ”Primavera di Praga”, schiacciata dai carriarmati di Mosca, che i suoi genitori gli avevano raccontato come una straordinaria stagione di speranza. Gli anni Settanta, però, non erano il momento migliore per fare politica in Boemia. Quindi Jaromir si era dedicato ai pattini e al ghiaccio, con un piccola clausola personale: sulle spalle voleva sempre la maglia numero 68, in onore della ”Primavera” mai vista. La vita è strana, perché alle volte la redenzione viene dadove non te l’aspetti. Nell’hockey,ad esempio, il piccolo Jagrera un fenomeno, e il campionato americano Nhl è il più ricco e affamato di talenti al mondo. Perciò, quando nel 1989 era caduto il Muro di Berlino, le porte del successo si erano spalancate davanti a Jaromir. L’anno dopo era diventato il primo giocatore dell’Europa orientale ingaggiato dalla Nhl senza dover scappare dal suo paese come un dissidente. Loavevano preso i Penguins di Pittsburgh, a quei tempi la Juventus dell’hockey Usa, e si era ritrovato al fianco del suo idolo,il canadese Mario Lemieux. Il resto era venuto da sè: due coppe Stanley consecutive, cioè lo ”scudetto’ del ghiaccio americano; cinque titoli di capocannoniere; nove presenze nell’All Star Game; e la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Nagano nel 1998. Un fenomeno non si discute, ma quando esagera può complicarsi la vita. Così Jaromir, dopo essere sopravvissuto all’oppressione sovietica, si era ritrovato sull’orlo della morte sportiva. Qualcosa a Pittsburgh si era inceppato, quando Lemieux aveva momentaneamente posato i pattini, lasciando a Jagr il bastone del comando. Lui, idolo delle ragazzine per suoi capelli lunghi e l’accento esotico, e dei ragazzini per la potenza con cui inginocchiava le difese, si era lasciato distrarre. Dal gioco d’azzardo, ad esempio, dove aveva perso 950.000 dollari scommettendo via internet. Oppure dal suo commercialista,che lo aveva convinto ad evadere le tasse, esponendolo ad una multa umiliante da 350.000 dollari del fisco americano perché non aveva pagato imposte per 3,7milioni. Pittsburgh già non è un paradiso della vita frizzante: se uno ci aggiunge questi guai, diventa una prigione. Jaromir lo aveva detto chiaro e tondo nel 2000, quando aveva dichiarato alla stampa: ”Qui sto morendo vivo”. I dirigenti avevano provato a calmarlo prendendogli il suo allenatore ceco preferito, ma poi avevano capito che l’unica maniera di farlo contento era venderlo. Jagr era passato agli Washington Capitals con un contratto stellare da 11 milioni di dollari a stagione, ma aveva continuato a zoppicare. Dopo due anni, nel 2003, un giornale locale lo aveva demolito così: ”Jaromir è diventato una delle figure più patetiche di tutti gli sport. Quasi come Tyson”. La fine stavolta sembrava scontata, anche perché nessuno voleva cacciare 11 milioni di dollari per mettersi nello spogliatoio una mina vagante. A quel punto, però, deve averci messo una mano il santo protettoredei fenomeni. I New York Rangers hanno deciso di prendersi Jagr a prezzo scontato, divedendo lo stipendo con i Capitals, e quando nel 2004 il campionato Nhl si è fermato per lo sciopero dei giocatori, lo hanno rispedito a giocare nella Repubblica ceca e in Russia per tenersi in forma. L’aria di casa,o i brutti ricordi del passato, hanno fatto il miracolo, e Jaromir è resuscitato. Nel 2005 ha trascinato la sua nazionale alla medaglia d’oro nei mondiali giocati in Austria, diventand ouno dei pochissimi membri del ”Triple Gold Club”, ossia i vincitori di olimpiadi, mondiali e campionato Nhl. Tornato a New York, Jagr ha continuatoa fare scintille. [...]» (Maurizio Molinari, ”La Stampa” 6/1/2006).