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 2005  gennaio 05 Mercoledì calendario

05/01/2005

Quale saranno le conseguenze elettorali del ciclone Consorte-Ds? Berlusconi dice sottovoce: ”Stanno facendosi male da soli” e spera di raccogliere qualche frutto. Dopo undici anni di assedio mediatico e giudiziario, non gli par vero che per qualche settimana siano altri a occupare in modo sgradevole le prime pagine. Ma se ha un po’ di fiuto - e ce l’ha - il Cavaliere non dovrebbe sopravalutare il peso negativo che le vicende di questi giorni possono avere sull’elettorato dell’Unione. I primo sondaggi credibili saranno fatti soltanto la prossima settimana (durante le vacanze di Natale, come nel cuore dell’estate, la gente è distratta ed è buona norma astenersi da questo tipo di ricerca). Ma la sensazione che prevale è di grande prudenza.

A leggere i commenti di alcuni maggiorenti dei Democratici di sinistra e soprattutto le lettere scritte dai militanti all’Unità, l’impatto negativo d’immagine è stato forte e questo potrebbe produrre in astratto in molti la tendenza ad astenersi. Ma attenzione: il popolo di sinistra è assai più motivato politicamente di quello che abitualmente vota per il centrodestra. Aspetta da cinque anni l’occasione per mandare a casa Berlusconi e difficilmente il leasing per la barca di D’Alema o un tono troppo partecipe di Fassino nelle conversazioni con Consorte sulla scalata dell’Unipol alla Bnl li convinceranno a restare a casa. Né il freddo atteggiamento manifestato ieri da Romano Prodi nel suo intervento sulla ”Stampa” a proposito della questione morale va oltre il ristretto circolo del Palazzo.

E’ illuminante, a questo proposito, l’esperienza del 2001. Secondo uno studio di Datamedia, allora diretta da Luigi Crespi, il 14 marzo di quell’anno - due mesi esatti prima delle elezioni - la Casa delle Libertà era quotata sul proporzionale ventuno milioni e mezzo di voti, pari al 57.8 per cento. Il centrosinistra era debolissimo. Paralizzato dai veti incrociati e dalle lotte interne a una coalizione complessa, aveva cambiato tre presidenti del Consiglio e quattro governi, presentandosi alle elezioni con un quarto candidato. Il popolo della sinistra era amareggiato e disilluso e molti erano orientati a non votare. Ma il 14 marzo 2001 partì sulla Rai il ciclo di trasmissioni di Daniele Luttazzi e Santoro contro Berlusconi (ospiti Marco Travaglio e Antonio Di Pietro) che martellarono il Cavaliere settimana dopo settimana con una durezza inedita nella televisione di Stato. Secondo Crespi, quelle trasmissioni avrebbero motivato tre milioni di elettori di centrosinistra (che si sarebbero altrimenti astenuti) a correre alle urne per votare contro il Cavaliere. La Casa della Libertà scese infatti a meno di diciotto milioni e mezzo di voti, pari al 49.5 per cento. Un calcolo più neutro di Renato Mannheimer parla di un milione di persone motivate dalla campagna televisiva. ”Quelle trasmissioni - mi disse Mannheimer - hanno montato l’idea che si dovesse fermare un candidato premier sospettato addirittura di essere un mafioso e perfino un assassino”.

La motivazione a sinistra, dunque, funziona. Mentre a destra si è assai meno reattivi. Per questo Berlusconi ha deciso di affrontare fin dai prossimi giorni i leader dell’Unione per dimostrare ai propri elettori del 2001 che il bilancio del governo è stato assai meno avaro di quanto non si ritenga e per sfidare gli avversari politici a misurarsi sul programma.

Certamente nel cuore della campagna elettorale qualche battuta sulla fine - reale o presunta che sia - della ”diversità” rivendicata da Enrico Berlinguer farà capolino da qualche parte. Ma salvo che le prossime settimane non ci portino novità sconvolgenti, difficilmente le attuali difficoltà di Fassino e D’Alema si trasformeranno in una emorragia elettorale.
Bruno Vespa