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 2006  gennaio 05 Giovedì calendario

Delahaye Luc

• Nato a Tours (Francia) l’8 ottobre 1962. Artista. Fotografo. «[...] fotoreporter francese della Magnum da alcuni anni approdato all’arte. [...] anni di presenza di [...] sui luoghi dell’attualità: le guerre in Iraq e in Afghanistan, gli scontri nel campo rifugiati a Jenin, la devastazione dello tsunami in Indonesia, il primo Memorial day dell’11 settembre a Ground Zero, l’operazione Brothers United di sgombro delle colonie di Gaza [...] Della storia Delahaye mette in mostra la spettacolarità, anche quando si tratta di vicende cruente. Il fattore estetico emerge così dall’immagine con un impatto inaspettato e perturbante: la foto di un talebano assassinato brutalmente durante l’offensiva dell’Alleanza del nord a Kabul, ad esempio, sorprende nel rivelare fatalmente la sua bellezza. [...] Delahaye procede [...] con uno stile neutro e distaccato, alla ricerca di un’immagine ”che abbia la sua coerenza, la sua autonomia, la sua sovranità: un’immagine che pensa”. Attraverso l’orizzontalità delle sue composizioni, il fatto storico sembra ritrovare così una dimensione di realtà che lo rende prossimo a chi osserva, e se da una parte esso perde la sua sacralità, dall’altra si riveste di una magia illusionistica non dissimile da quella ottocentesca all’origine del panorama. Sono immagini che fanno pensare piuttosto a piani sequenza, dove vengono enunciati gli infiniti dettagli che accompagnano la centralità dell’avvenimento. Il risultato può essere ipnotico, oppure straniante, come nel caso della foto del processo a Milosevic, dove le luci al neon illuminano un ambiente di un’ordinarietà che sembra risucchiare, come certe figure di Bacon, lù’ex presidente al centro della figurazione. [...] Si definisce anzi un ”servitore dell’immagine” che porta l’apparecchio fotografico là dove avviene il fatto. La sua scelta di valicare i confini del fotogiornalismo per avvicinarsi all’arte, è di fatto avvenuta a seguito di una crisi e ad una sua messa in discussione della fotografia stessa. Di qui l’esigenza ed i tentativi di cancellare la propria presenza, in quanto fotografo, dallo scatto. Sono nati quindi progetti come Portraits, dove ha chiesto ai senza tetto della Gare du Nord di Parigi di entrare in un apparecchio automatico per fototessere e di consegnargli gli autoscatti. O come quello in cui per due anni e mezzo ha ossessivamente collezionato ritratti rubati nel métro tenendo la macchina ben nascosta sotto la giacca, per pubblicarli in seguito nel volume L’autre (Phaidon Press, 1999). ”Di colpo - vi si legge nel testo di Baudrillard - la foto ridiviene la camera oscura, e non la camera trasparente e interattiva che è diventata”. Forse, la differenza tra le immagini di Delahaye e quelle diffuse copiosamente dai media, sta proprio nella lentezza di un processo simile a quello alchemico della camera oscura, capace di far cambiare stato al reale» (Daniele Balit, ”il manifesto” 3/1/2006).