5 gennaio 2006
Tags : Corinne. Bailey Rae
BaileyRae Corinne
• Nata a Leeds (Gran Bretagna) nel 1979. Cantante. «[...] una voce che sta tra Macy Gray e Norah Jones, con inflessioni alla Erykah Badu. La stampa inglese l’ha già portata alle stelle dopo aver ascoltato le poche canzoni del suo Ep d’esordio. [...]» (g.v., ”la Repubblica” 5/1/2006). «[...] Non è la tipica soul-woman che urla e ondeggia come un’ubriaca [...] canta leggera, con delicatezza a tratti carezzevole. Ma non esagera con lo zucchero. Senza avere il carisma di una outsider, incanta per la naturalezza. Dal vivo la voce c’è [...] Da vicino è ancora più spontanea e sbalordita dalla clamorosa fortuna che le è piovuta addosso. La pelle ambrata, i capelli corti e scuri che rivelano l’origine esotica [...] ”[...] Mi sembra solo ieri che facevo la guardarobiera in un jazzclub di Leeds, sono stata anche barista e ho pulito stanze d’albergo, ma ho sempre coltivato la musica. Mia madre mi ha prestato i suoi dischi, mi ha spinto a studiare il violino, a cantare in chiesa e, a 15 anni, avevo già una band femminile, Helen. Tutti pensano che, avendo cantato in chiesa, io abbia iniziato con il gospel. E invece no, nella mia chiesa si cantava tutt’altro, grandi armonie, era la parte migliore della funzione della domenica, per quello che mi riguardava. Quando mi sono diplomata all’università in letteratura inglese, ho messo a frutto le mie influenze soul, Donny Hathaway, Roberta Flack, Curtis Mayfield, Sly and the Family Stone, ma anche il grunge di Kurt Cobain, Quincy Jones, i Led Zeppelin, Bjork e i Portishead”. La soave Corinne è cresciuta in una famiglia multietnica, il papà di origini caraibiche e la mamma dello Yorkshire. Anche se i genitori si sono separati quando aveva 12 anni, lei e le sue due sorelle sono state stimolate dall’ambiente multirazziale che vivevano in famiglia: ”Non è stato traumatico, perché papà si è solo spostato di qualche isolato e abbiamo continuato a vederci spesso”. Solo la scarsa fantasia dei discografici può spingerla verso assurdi paragoni: sempre Billie Holiday, ma anche Norah Jones, Erykah Badu e Macy Gray. [...] ”Li prendo come complimenti, anche se a volte sono paragoni imbarazzanti. Sono comunque spinta a capire il segreto di artiste come la Holiday, che interpretava il canto come un racconto, una conversazione”. [...]» (Giacomo Pellicciotti, ”la Repubblica” 15/3/2006).