Luigi Lazzi Gazzini Il Sole-24 Ore, 06/08/2004, 6 agosto 2004
Il patrimonio dello Stato vale 1.771 miliardi di euro, Il Sole-24 Ore, 06/08/2004 di 1.771 miliardi di euro l’attivo patrimoniale pubblico 2003 stimato a valori di mercato
Il patrimonio dello Stato vale 1.771 miliardi di euro, Il Sole-24 Ore, 06/08/2004 di 1.771 miliardi di euro l’attivo patrimoniale pubblico 2003 stimato a valori di mercato. Lo si apprende dall’aggiornarmento al 19 luglio scorso delle valutazioni effettuate dal dipartimento del Tesoro in collaborazione con la Kpmg e Patrimonio Spa, che saranno presentate in Parlamento a settembre. E, dal momento che, secondo il Dpef 2005-2008, «nel medio periodo, circa il 40% dell’attivo patrimoniale può considerarsi disponibile», ecco che le Amministrazioni pubbliche risultano disporre - in teoria - di oltre 700 miliardi di euro (726 per l’esattezza) sia per abbattere il loro passivo (debito), sia per trarre da questa ricchezza un frutto che finora è mancato. Una ricchezza pari al 136% del prodotto interno. L’opera di valorizzazione dell’attivo patrimoniale pubblico è cominciata a maggio 2002, quando l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, affiancato dal direttore generale Domenico Siniscalco, presentarono le due nuove società Infrastrutture e Patrimonio Spa. Interamente controllate dal Tesoro, hanno il compito l’una di finanziare opere pubbliche con denari tratti al di fuori del conto delle Amministrazioni, l’altra di promuovere una valutazione e un utilizzo economico del patrimonio. L’idea è che, se l’Italia è afflitta da un debito pubblico gigantesco, pari al 106% del prodotto, è però arricchita da beni, crediti, immobili, partecipazioni, risorse naturali per una somma superiore al passivo. Infatti, la stima indica che, a valori di mercato (fair value), il conto del patrimonio era attivo, a fine 2003, per 387,2 miliardi nonostante un debito di 1.384 miliardi. Se si prendono invece, per l’attivo, i valori di libro, il conto crolla in passivo per 137,8 miliardi. Il patrimonio, infatti, a valore di libro supera appena i 1.246 miliardi di euro. Tutti i tre grandi settori (Amministrazioni centrali, Enti locali e Istituti di previdenza) concorrono con i loro beni a formare il patrimonio preso in esame. L’analisi è stata minuziosa: oltre agli immobili (terreni, immobili residenziali e non), anche le risorse naturali entrano nel conto. Vi figurano «aria e atmosfera», beni indubbiamente preziosi ma di problematica stima. Enorme la rivalutazione delle risorse naturali che, se contabilizzate con criteri privatistici, passano da 76 milioni a valore di libro a 144,9 miliardi. Esse, con fiumi, laghi, ghiacciai, demanio marittimo ecc., concorrono a formare la voce, di gran lunga la più importante, delle immobilizzazioni materiali che, per le Amministrazioni centrali, ammonta a 573,7 miliardi a valor di mercato contro 106,8 miliardi di libro. Si apprende cosi, tra l’altro, che il petrolio nazionale ha riserve per 181 anni, il gas naturale per 16. Che i laghi più estesi sono 400, quelli alpini 4000. Che i ghiacciai, pur con «la fase di contrazione» in corso «dalla seconda metà dell’ottocento», sono ancora circa 800. Le variazioni tra il valore di libro e quello stimato non è sempre positiva. Ad esempio, i «residui attivi per denaro da riscuotere», di pertinenza delle Amministrazioni centrali, sono stati oggetto di una svalutazione del 90,1% lo scorso anno (era stata del 74,6% già nel 2002). Il loro ammontare è cosi precipitato dai 118,2 miliardi di libro a 28 miliardi. Trattandosi di somme ancora da incassare, si legge nello studio, «occorreva valutare il loro grado di esigibilità». Che dev’essere risultato modesto. Altre voci dell’attivo sono identiche nelle due valutazioni. Si tratta di fondi di garanzia, crediti ad aziende ed enti privati. Non così le partecipazioni, che - sempre nel 2003 - a valore di libro ammontavano a 64,2 miliardi di libro contro i 105 di mercato. In compenso, mentre le azioni quotate sono calate di valore rispetto all’anno precedente, scendendo da 40,8 a 34,2 miliardi, quelle non quotate sono rincarate sensibilmente, passando da 52 a 66 miliardi. Anche per questo l’entità complessiva delle partecipazioni è risultata in lieve incremento. In generale, la stima a valor di mercato dell’attivo patrimoniale pubblico ha fornito, a fine 2003, un risultato praticamente identico a quello dell’autunno precedente: 1.771,4 miliardi contro 1.769,5. Più significativo era stato l’incremento nel 2002. Luigi Lazzi Gazzini