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 2006  gennaio 04 Mercoledì calendario

EL MOUTAWAKEL Nawal. Nata a Casablanca (Marocco) il 15 aprile 1962. Ostacolista. Prima donna araba a vincere un oro olimpico: nei 400 hs ai Giochi di Los Angeles 1984

EL MOUTAWAKEL Nawal. Nata a Casablanca (Marocco) il 15 aprile 1962. Ostacolista. Prima donna araba a vincere un oro olimpico: nei 400 hs ai Giochi di Los Angeles 1984. Prima araba nel Cio (’98), ha presieduto la commissione che ha scelto Londra come sede dei Giochi 2012. «Nawal è stata, semplicemente, la prima. Eva musulmana nell’atletica. Piccola, nera e senza seno, un calcio in faccia dell’Islam al mondo quell’8 agosto 1984 a Los Angeles nei Giochi di Carl Lewis e Sebastian Coe, di Cova e degli Abbagnale, del boicottaggio guidato dall’Unione Sovietica, la vendetta anti-americana covata dopo Mosca ’80. Il presidente Reagan inaugura l’Olimpiade made inHollywood e sul traguardo dei 400 ostacoli piomba un donnino di Casablanca in missione per conto di Allah. Nawal El Moutawakel. Primo oro olimpico del Marocco, prima donna islamica a vincere una medaglia ai Giochi. ”Tutti, a Los Angeles, mi chiedevano se a casa indossavo il velo, se avevo l’energia elettrica, se papà mi permetteva di andare in discoteca...”. Eva guardava i giornalisti negli occhi, senza vergogna e senza filtri: ”Io il chador lo indosso solo quando prego: non è uno strato di garza a fare la differenza...”. Strana, la vita. Nell’84 conquista l’oro e il Marocco scende in piazza, il re le telefona per annunciarle che tutte le bambine che nasceranno l’8 agosto saranno chiamate Nawal in suo onore, le donne arabe la scelgono come simbolo di emancipazione. Otto anni dopo, Barcellona ’92, Hassiba Boulmerka è la più veloce sui 1500mal’Algeria dei fondamentalisti le grida puttana e la condanna amorte. C’è più di un confine, tra Marocco e Algeria, a dividere due pioniere dello sport. [...] Hassiba vive in semi-clandestinità (’Per l’oro ai Giochi rischio ancora la vita”) tra Parigi e Miami. Nawal, invece, accoglie gli ospiti a Losanna sulla soglia del Comité international olimpique, del quale è membro (prima donna islamica nel Cio) dal ’98 (’FuSamaranch a chiedermelo, e io gli dissi subito sì: gli ex atleti hanno il compito di diffondere i valori olimpici e io volevo restituire allo sport ciò che lo sport mi aveva dato”) [...] Comincia tutto da un padre moderno e illuminato in una società chiusa e maschilista, che le chiede di essere la più brava anche nei lavori domestici ma poi la porta a correre scalza (’Alla fine di ogni gara restituivo le scarpe: ce n’era un solo paio per tutte le ragazze”) e le permette di accettare una borsa di studio all’Università dell’Iowa. ”Papà, sono troppo bassa.Non riuscirò mai a correre più forte delle americane e delle tedesche dell’est”, pigolava lei. ”Piccola mia, pensa alle perle e ai diamanti: il meglio sta nel piccolo”, rispondeva lui. Sperimenta tutte le disciplinedell’atletica, sceglie gli ostacoli. Perché, Nawal? ”Perché sono come la vita, tutta ad alti e bassi”. campionessa d’Africa, dei Giochi del Mediterraneo, dell’Olimpiade. Una pulce di 160 cm che sventola un’enorme bandiera del Marocco (’Indossavo la canottiera con i colori del mio paese come fosse un abito da sera...”) nel giorno in cui l’evoluzione delle donne arabe fa un carpiato con doppio avvitamento. ”Solo lo sport è capace di cambiare il mondo in un secondo”. Non la politica, non la diplomazia. ”Io, Hassiba, l’afghana Azimi aiMondialidiParigi, l’irachena Jassim ad Atene 2004, la mia connazionale Hasna Benhassi, argento negli 800 aHelsinki 2005... un secolo di grandi cambiamenti: le donne sono pronte al grande salto. Stiamo aprendo una scatola sigillata, ci vuole tempo”. Nawal non ha fretta. ”Dal mio oro a Los Angeles molte cose sono cambiate”.[...] Viaggia con Moses, ”il mio eroe da quando avevo sei anni”. Lavora con Juantorena, ”e ancora oggi lo ascolto a bocca aperta”. Ha guidato la commissione che ha scelto Londra 2012 [...]» (Gaia Piccardi, ”Corriere della Sera” 3/1/2006).