Anna Zafesova La Stampa, 27/07/2004, 27 luglio 2004
Russia futura: a scuola di furto in campeggio, La Stampa, 27/07/2004 Mosca. La regola era quella di almeno una cattiva azione quotidiana
Russia futura: a scuola di furto in campeggio, La Stampa, 27/07/2004 Mosca. La regola era quella di almeno una cattiva azione quotidiana. Il campo estivo per ragazzi di Sakhalin era poco adatto a risolvere i problemi dei genitori tormentati, come ogni agosto, dal problema di dove mandare i figli in vacanza. Offriva - gratis - mare, foreste, vita sana all’aria aperta, la compagnia dei coetanei, il romanticismo delle serate attorno al falò a cantare e suonare la chitarra, e anche imparare qualcosa di utile per la vita adulta. Una scuola di vita insomma, non una vacanza da rammolliti figli di papà. I ragazzi avrebbero imparato a sopravvivere da soli, a stare con i compagni, a strappare borsette, scippare portafogli, rapinare negozi, forzare serrature e svaligiare appartamenti. Gli incredibili «corsi di apprendimento» criminali sono stati scoperti dalla polizia dopo una telefonata anonima, forse di qualche genitore preoccupato. Tutto perfettamente in regola: tende, cucine da campo, generatori elettrici, giochi e libri di studio. Scritti rigorosamente in fenja, il gergo criminale, per spiegare alle nuove generazioni i trucchi del mestiere di ladro. C’erano anche due educatori di mezza età, con una grande esperienza alle spalle a giudicare dai loro dossier polizieschi e una grande voglia di non lasciare disperdere le loro conoscenze una volta che si fossero ritirati. L’insegnamento aveva più successo dell’indottrinamento ideologico dei «campi di pionieri» sovietici o dei pseudosurvival delle giovani marmotte: tra i ragazzi una trentina avevano già trascorsi criminali ed erano ansiosi di perfezionarsi sotto la guida dei loro istruttori. Quasi tutti venivano da famiglie povere e disagiate, nati su un’isola bellissima e maledetta, che Cechov già nel crudo reportage-inchiesta su Sakhalin del 1890 definiva «un inferno in terra». Un Gulag ante litteram, dove lo zar mandava i forzati a vita e dove, dopo il passaggio al Giappone, l’Urss aveva ripreso a spedire confinati. Cayenna nell’Estremo Oriente russo, che oggi si sta spopolando dopo il tentativo di industrializzazione sovietico, tra rimpianti per il passato comunista, i sogni di un futuro giapponese e un presente di miseria e crimine. I ragazzi del campo dei giovani ladruncoli erano in un certo senso galeotti nati, figli di quella terra che, un secolo dopo Cechov, continua a «corrompere e moltiplicare criminali». Anna Zafesova