3 gennaio 2006
DONIGAGLIA Giovanni.
DONIGAGLIA Giovanni. Nato ad Argenta (Ferrara) il 9 maggio 1940. Imprenditore. Entra nella coop Costruttori nel ’59, nel ’71 diventa direttore, nel ’79 presidente e lo rimane fino all’aprile del 2003, quando si dimette. Nel 1993 è finito a San Vittore nell’ambito dell’inchiesta di Mani pulite. Resta in carcere 87 giorni. Fu bersagliato da un’onda di avvisi di garanzia, una trentina in tutto. sempre stato assolto. «[...] stato per quasi 40 anni il padre padrone della Coop Costruttori di Argenta, e secondo lo schema in uso nel paese, ha partecipato alla spartizione dei lavori pubblici con il sostegno prima del Pci e poi dei DS. Ma lui è un imprenditore anomalo e sui conti ha sempre lasciato prevalere gli ideali. Alla fine, quei lavoratori per i quali ha fatto carte false, sono finiti tutti a spasso. successo il giorno in cui i suoi affari si incontrano con quelli del presidente di Unipol, Giovanni Consorte. ”Invece di salvare posti di lavoro ha preparato un piano che doveva far sparire la Coop Costruttori. un traditore”. I suoi guai sono cominciati un po’ di anni prima, con Tangentopoli... ”[...] io sono incensurato, ho fatto un anno di carcere, 30 processi, nessuna condanna e oggi sono incensurato”. Perché era stato coinvolto? ”Perché eravamo un cooperativa rossa! La storia comincia con la magistratura veneta, con Papalia che dice ’Mettiamo sotto torchio Donigaglia e lasciamolo lì!". Siccome tutti i partiti avevano incassato dai lavori sulle autostrade , e io ho rifatto tutti i caselli da Verona fino a Venezia, era convinto che anche i comunisti avessero preso i soldi... 87 giorni in carcere... una vicenda pesantissima, ma alla fine ho vinto. Poi è arrivato il turno di Di Pietro, Davigo, Colombo.AMilano la procura indagava su Stefanini (il tesoriere del Pci) e i suoi rapporti con la Lega delle cooperative. C’era un accordo con le grandi società legate all’Iri per la spartizione delle opere pubbliche del Paese, alle cooperative veniva garantita una quota diversa da zona a zona. Ognuno secondo le proprie amicizie politiche... e io avevo le mie”. [...] al partito cosa dava in cambio? ”Garantivo il sostegno elettorale con i miei 3000 soci... e poi pagavo la pubblicità, le inserzioni, finanziavo interventi nei modi più diversi. Nei processi di Milano e Verona ho documentato di aver dato 1 miliardo in sponsorizzazioni per manifestazioni, ma non erano tangenti, era tutto legale, spese fatturate emesse a bilancio. Il mio obiettivo non era di arricchire qualche politico, ma di far lavorare l’azienda”. Entra nella coop Costruttori nel ’59, nel ’71 diventa direttore, nel ’79 presidente, e lo rimane fino all’aprile del 2003, quando si dimette. Qual era il suo stipendio? ” sempre stato come quello di un muratore, l’ultimo non superava 1500 euro. Io sono uno che non ama i soldi, non ho risparmi, non ho ricchezze, e non le ho neanche mai cercate. [...]”. Quando le cose hanno cominciato ad andare male? ” Tangentopoli ad averci messo in crisi, perché quando c’è un’indagine giudiziaria, si interrompono i flussi di pagamento, si lavora e non si incassa... [...] Tante aziende hanno dovuto chiudere, tutte le cooperative hanno abbandonato il sud, e io sono rimasto l’unico a continuare a lavorarci, ma ho dovuto combattere[...] Ho fatto arrestare amministratori e sindaci, ho girato con le cimici addosso incontrando mafiosi, camorristi e gente della ’ndrangheta... ho fatto cadere delle giunte...”. L’accusano di non aver capito che i tempi erano cambiati, di non essere stato capace di liberarsi di quei settori in perdita e di non essersi saputo staccare dalla politica, quindi il fallimento è tutta opera sua. ” vero, ma solo in parte. Nel ’97 la Lega delle cooperative inizia un’opera di ricostruzione e riorganizzazione delle cooperative che avevano avuto dei danni da tangentopoli e tra queste c’è anche la mia. Andiamo da Consorte a Bologna per studiare un piano di ristrutturazione finanziaria e organizzativa. Parte la verifica dell’Unipol sulla Costruttori, ma dopo qualche mese abbandona la partita, aprendoci di fatto un conflitto all’interno della Lega [...] Ho sbagliato a non dare all’azienda una struttura finanziaria autonoma. Ho sbagliato a non licenziare mai nessuno, anche quando era necessario... perché sono stato educato così, con l’idea che la gente avesse diritto a un lavoro. Io ho rilevato tante aziende lasciando lo stesso numero di dipendenti, anche quando erano in esubero. Poi non ho saputo diversificare... perché non volevo entrare in conflitto con altre cooperative [...] per 43 anni, quando il Partito chiedeva, io eseguivo, perché pensavo avesse degli interessi superiori. E poi c’era il fatto che lavoravo solo per l’ente pubblico, e gli enti pubblici sono amministrati da politici; se andavo in contrasto con la politica, come facevo ad avere lavori per i soci e i miei lavoratori?”. Alla fine però è andata male. ”Perché Consorte non ha più voluto dare le fideiussioni per le gare d’appalto! Se mi chiede il motivo, le rispondo che non lo so! [...] Dicono che io ho falsificato i bilanci, che ho dato notizie false, che ho tenuto nascosta la verità sull’azienda,ma non è vero... è una balla!”. Però [...] aveva promesso di vendere e poi non lo ha fatto, diceva che i conti erano in ordine e non era vero; come facevano a fidarsi di lei? ”Fin dal ’97, in più occasioni, ho dichiarato che per salvare l’azienda ero disponibile ad andarmene, ma ogni volta il presidente della Lega (Checcoli) mi pregava di restare perché io trovavo i lavori”. Al massimo ribasso. Poi è arrivata la gara per l’aeroporto di Bologna ed è stata la sua tomba. ”Ci eravamo anche impegnati a consegnare in tempi stretti e Cofiri ci anticipava lo stato di avanzamento dei lavori. Ma poi ci sono stati dei problemi di ritrovamento archeologico, i cantieri erano fermi e io dovevo pagare gli stipendi. Alla fine abbiamo dovuto cedere il contratto al consorzio (Ati) per ultimare i lavori, perché noi non eravamo più in grado di continuare. Abbiamo transato le riserve e gli anticipi avuti e subito dopo io ho cessato la mia attività in azienda”. Però [...] ha lavorato in modo illecito, non si può considerare il credito in contenzioso come se fosse denaro in cassa. ”Ma io avevo avuto dei costi che nessuno voleva riconoscere e se volevo andare avanti a pagare gli stipendi dovevo fare così! Avrei poi rimborsato i soldi quando arrivavano quelli dell’amministrazione! Non erano fatture false, erano solo fatture anticipate! Negli ultimi 10 anni, dagli atti, la media del contenzioso era del 40%, questo vuol dire che con un po’ d’aiuto l’azienda si sarebbe ripresa [...] Io ho fatto tanti errori e li ammetto tutti, ma non ho mai rubato; mi sono sacrificato per mantenere dei posti di lavoro, perché questo è il mio impegno [...] Non mi interessa quello che hanno fatto a me, ma non dovevano abbandonare la Cooperativa, perché poteva essere rimessa in carreggiata” [...]» (’Corriere della Sera” 28/12/2005).