Varie, 3 gennaio 2006
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Demjanjuk John
• (Ivan) Kiev (Ucraina) 3 aprile 1920. Ex soldato dell’Armata rossa, accusato di aver partecipato all’uccisione di circa 27.900 persone nel campo di concentramento di Sobibor, in Polonia nel 1943. Nel 1942 fu catturato dai tedeschi, mandato in un campo di addestramento per guardie e poi, secondo l’accusa, a Sobibor. Nel 1951 emigrò negli Usa e nel 1958 ne divenne cittadino. Ma nel 1981 fu espulso in Israele dove un tribunale lo condannò a morte con l’accusa di essere Ivan il Terribile di Treblinka. La Corte suprema israeliana annullò però la sentenza quando il vero Ivan fu individuato. Tornato negli Usa nel ”93, nel 2002 gli fu di nuovo tolta la cittadinanza americana: da allora ha lottato fino alla primavera 2009 per non essere estradato in Germania. Dal 30 novembre 2009 sotto processo a Monaco di Baviera • «’Questo è Ivan il Terribile. Lo sogno ogni notte. Lo vedo. Lo vedo. Lo vedo. Quando ci veniva ordinato di rimuovere i corpi, Ivan usciva dalla stanza dove aveva appena fatto funzionare i motori delle camere a gas e ci picchiava senza sosta con una sbarra, un coltello o una baionetta. Poteva spezzare la testa con un colpo solo, o tagliare le orecchie, il naso. Commetteva sui corpi dei vivi e dei morti le più incredibili atrocità. Nessuna mente umana può lontanamente concepire cosa era capace di fare quest’uomo!”. Era il 1987 quando il testimone Pinchas Epstein, davanti a un tribunale israeliano, puntava il dito contro John Demjanjuk - cittadino ucraino emigrato negli Stati Uniti nel 1951 - accusandolo di essere il peggiore aguzzino del campo di sterminio di Treblinka tra il 1942 e il 1943. Ma non è detto che Epstein stesse vedendo per davvero l’uomo che si era macchiato di quegli orribili crimini. Forse non era lui, ma uno che gli somigliava. [...] Un imputato scomodo, John- Ivan Demjanjuk, che i tribunali americani e israeliani hanno tentato diverse volte di inchiodare senza successo. Malgrado non abbia potuto evitare anni di prigione, umiliazioni, e il marchio infamante di criminale al soldo delle SS, Demjanjuk è rimasto al di qua della soglia del ”ragionevole dubbio” [...] La prima volta che è finito davanti a un tribunale è stato nel 1981, quando la corte distrettuale dell’Ohio aveva identificato in quel cittadino ucraino con i documenti non completamente in ordine la spietata guardia passata al servizio delle SS prima a Treblinka, poi a Sobibor e nel campo di Flossenburg. Il tribunale di Israele - appena appreso dell’esistenza di un criminale che sembrava somigliare al famigerato Ivan il Terribile di Treblinka - richiede l’estradizione nel 1983, e nel febbraio 1987 ottiene che si inauguri un processo nei suoi confronti. Durante il procedimento - che i cittadini di Israele seguirono parola per parola nella diretta radiofonica - si raggiunsero momenti di altissima tensione. Non solo per l’atrocità delle testimonianze - Demjanjuk fu accusato, tra le altre cose, di aver fatto morire centinaia di ebrei nelle docce senza uso di gas, semplicemente chiudendoli dentro fino a che esaurivano l’aria, facendo così durare la loro agonia oltre 45 ore - ma anche per la reazione dell’imputato, che all’ennesima sconvolgente accusa, si alzò con il volto imperlato di sudore e in un ebraico stentato - appreso durante la prigionia - disse in faccia al testimone Eliyahu Rosenberg: ”Ata shakran”, ”Sei un bugiardo”. Le prove della colpevolezza di Demjanjuk non si rivelarono tuttavia sufficientemente convincenti. Condannato a morte nel 1988, l’imputato ucraino si vide revocare la pena nel 1993 perchè nuove documentazioni avevano mostrato che non poteva essere lui, Ivan il Terribile. A scagionarlo, in particolare, fu il tesserino di identità che i tedeschi rilasciavano alle SS. La difesa sostenne la tesi secondo cui il tesserino sarebbe stato falsificato dalle autorità sovietiche per far incriminare Demnjanjuk, ma indipendentemente dalla teoria del complotto, non fu possibile stabilire con esattezza a chi appartenesse quel documento, se a John-Ivan, o a un altro che gli somigliava. Tornato sotto la giurisdizione americana, Demjanjuk ottenne dalla Corte dell’Ohio il riconoscimento di ”vittima di errore giudiziario”, ma nel 1999 - e poi ancora nel 2001 e nel 2002 - il caso viene riaperto. Continuano a non esserci prove evidenti, fino a quando, nel 2005, i giudici decidono che le prove ci sono, e che Demjanjuk è quel terribile Ivan che slanciava i dobbermann sui corpi nudi degli ebrei che stavano in fila in attesa delle docce di gas. La sua cttadinanza americana viene revocata [...] Lui, l’imputato Demjanjuk ha sempre raccontato un’altra storia: ”Sono stato chiamato alle armi per servire l’Unione Sovietica nel 1940 - disse nel corso del processo - e sono stato fatto prigioniero dai tedeschi nel 1942”. Fino al 1944 sarebbe stato tenuto nel campo di concentramento di Chemno, e poi trasferito in Austria. Un soldato dell’Armata Rossa come tanti, che scelse di patire per gli Stati Uniti solo sei anni dopo la fine della guerra. [...]» (’La Stampa” 30/12/2005).