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 2006  gennaio 03 Martedì calendario

Chrobog Jurgen

• Nato a Berlino (Germania) il 28 febbraio 1940. Politico. «[...] ex sottosegretario agli Esteri [...] rapito nello Yemen con la moglie e i tre figli e liberato la sera di Capodanno 2005 dopo 75 ore di prigionia. Lo accusano di essersi comportato con leggerezza, scegliendo come meta un Paese turbolento. Proprio lui che, in occasione del rapimento Osthoff - l’archeologa tedesca catturata in Iraq nel mese di novembre 2005 e liberata dopo tre settimane - aveva avuto parole molto severe per ”chi si espone volontariamente ai pericoli e conosce i rischi che corre”. Alludendo alle minacce che Osthoff aveva sottovalutato, aveva detto: ”Molti pensano che lo Stato offra un’assicurazione totale sulla loro vita. Le cose non stanno così. Chi si mette in situazioni pericolose, deve trarne le conseguenze”. Pochi giorni dopo, è lui a trovarsi negli scomodi panni dell’ostaggio poco accorto. Lui che nel 2003 aveva negoziato la liberazione di nove turisti tedeschi rapiti nel Sahara. Lui che aveva così buoni rapporti con il ministro degli Esteri yemenita da avergli promesso - nel corso di una rapida visita di lavoro a Sanaa - di tornare a visitare il Paese appena fosse andato in pensione. Così ha fatto. ”Il governo mi ha invitato - ha detto al quotidiano Tagespiegel - ma i costi del viaggio li ho sostenuti io. E mi sono attenuto ai piani elaborati dal governo: io avrei voluto andare da tutt’altra parte, ma ho obbedito. Sono certo che mai mi avrebbero mandato in una regione che consideravano rischiosa”. L’accusa di leggerezza lo amareggia. ”La trovo grottesca. Noi ci sentivamo assolutamente al sicuro: abbiamo seguito tutti i suggerimenti e preso tutte le misure di sicurezza che ci erano state consigliate”. La famiglia Chrobog è rientrata in Germania su un Challenger dell’aviazione militare, e anche questo è stato criticato. Ma l’aereo, ha spiegato un portavoce del Ministero degli Esteri, si trovava a Sanaa ”in relazione alle misure prese per la liberazione” e doveva comunque rientrare a Bonn. [...]» (Marina Verna, ”La Stampa” 3/1/2006).