Corriere della Sera 23/12/2005, pag.37 Sergio Romano, 23 dicembre 2005
I regali di Fazio e le regole di cui abbiamo bisogno. Corriere della Sera 23/12/2005. A proposito dei regali di valore fatti a Fazio e da questi accettati violando il codice etico, che cosa pensa dei regali di altissimo valore fatti da Berlusconi, presidente del Consiglio, ai vari Bush, Blair, Aznar, Putin ecc
I regali di Fazio e le regole di cui abbiamo bisogno. Corriere della Sera 23/12/2005. A proposito dei regali di valore fatti a Fazio e da questi accettati violando il codice etico, che cosa pensa dei regali di altissimo valore fatti da Berlusconi, presidente del Consiglio, ai vari Bush, Blair, Aznar, Putin ecc. e allo stesso Fazio e da questi accettati? Non è violazione del codice etico? O forse anche una forma di corruzione per ottenere non vantaggi per il Paese, ma vantaggi personali? Pietro Capasso - Cormano (Mi) Caro Capasso, il codice etico del Consiglio direttivo della Banca centrale europea prevede che i suoi membri non possano accettare regali «il cui valore ecceda un importo conforme alle usanze o trascurabile». Il codice del Consiglio esecutivo, invece, ha preferito indicare, per le persone che ne fanno parte, una cifra massima: 100 euro. E quello della Bundesbank tedesca è stato un po’ più generoso: 150 euro. Se il valore dei regali fatti al governatore si aggira fra i 30.000 e i 50.000 euro e se questi regali sono stati accettati, Fazio ha violato il codice di Francoforte. Ma non sembra che a Palazzo Koch esistano le stesse regole. Peccato, perché la pratica dei codici etici si è ormai largamente diffusa nelle banche e nelle aziende, soprattutto dopo gli scandali degli ultimi anni in Europa e negli Stati Uniti. Per i regali ai capi di Stato e di governo le regole cambiano da un Paese all’altro. Negli Stati Uniti esiste una legge del 1966 (il «Foreign Gifts and Decorations Act»), esistono emendamenti che hanno esteso le stesse regole alla moglie del presidente, ed esiste infine una sorta di catechismo etico approvato per l’intero governo nel 1978 («Ethics in Government Act»). I regali vengono registrati, catalogati e, se il valore supera i 260 dollari, stimati. Qualche anno fa gli Archivi nazionali di Washington organizzarono una grande mostra nella quale vennero esposti i regali, spesso di considerevole valore, ricevuti da dodici presidenti degli Stati Uniti. Le singole branche dell’amministrazione americana hanno adottato, per i loro dipendenti, criteri analoghi. L’Aeronautica militare degli Stati Uniti, ad esempio, chiede ai suoi ufficiali di denunciare i doni ricevuti da stranieri che hanno un valore superiore ai 285 dollari. Ma il destinatario, a sua volta, può chiedere di essere autorizzato a esporli nella sua casa o addirittura a comperarli a prezzo di mercato. In altri Paesi invece la personalità pubblica che riceve un regalo è libera di comportarsi secondo la propria coscienza. Qualcuno li lascia nel palazzo che è sede del suo ufficio. Altri ne fanno dono a un museo. Altri ancora li distribuiscono fra i loro collaboratori. Altri infine li considerano un appannaggio dell’incarico e li trattano come beni personali. Non credo che esistano in Italia regole precise e ho l’impressione che ve ne sia urgente bisogno. Ma la questione non concerne soltanto il governatore della Banca centrale o il presidente del Consiglio. In Italia l’abitudine del regalo, soprattutto per il Natale e l’anno nuovo, ha assunto proporzioni eccessive e imbarazzanti. Non penso soltanto agli orologini di Berlusconi. Penso alle cattive abitudini di certi ambienti in cui si è perduto, mi sembra, il senso delle proporzioni. In questi casi non occorre un codice etico. Basta il codice del buon senso. Sergio Romano