Corriere della Sera 30/12/2005, pag.26 Massimo Mucchetti, 30 dicembre 2005
E se seguissimo l’eresia di Luigi XVI? Corriere della Sera Magazine 30/12/2005. «Quando la Corona è senza risorse, sfiancata dal debito contratto per le guerre e le campagne militari, null’altro si può fare che dichiarare bancarotta ovvero battere moneta ben oltre la parità e rendere quanto dovuto dalla Corona rimborsabile senza eccessiva difficoltà
E se seguissimo l’eresia di Luigi XVI? Corriere della Sera Magazine 30/12/2005. «Quando la Corona è senza risorse, sfiancata dal debito contratto per le guerre e le campagne militari, null’altro si può fare che dichiarare bancarotta ovvero battere moneta ben oltre la parità e rendere quanto dovuto dalla Corona rimborsabile senza eccessiva difficoltà. Senonché non piace al Terzo Stato questa misura, in quanto mantiene inalterata la ricchezza dei nobili e del clero e abbatte la sua». Con questa citazione del banchiere svizzero Necker, che fece dichiarare bancarotta al re di Francia per ben due volte, si apre la nota con la quale Guido Roberto Vitale apre la ristampa de Le vicende del marco tedesco , classico di Costantino Bresciani-Turroni. Vitale è un banchiere d’affari di lungo corso, non nuovo a provocazioni intellettuali che hanno procurato a lui, liberal di centro-sinistra, l’apprezzamento di uomini come il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. La riproposizione del classico del grande economista italiano degli anni Trenta è una strenna natalizia. Ma il divertissement di Vitale è altro. Perché per lui l’Europa di oggi – e a maggior ragione l’Italia – non sono in condi-zioni molto diverse dalla Francia di Luigi XVI se si considerano non solo i debiti pubblici ufficiali, ma anche quelli reali che comprendono gli ingenti obblighi previdenziali e tutto quanto la finanza creativa ha sottratto alla lente di Eurostat, ma non alla realtà. per questa ragione che il realismo del banchiere suggerisce di tornare, in modo graduale e rigidamente controllato, all’antico rimedio per ridare fiato ai consumi e agli investimenti della mano pubblica, finalmente alleggerita degli storici gravami. Eresia nel pensiero unico antinflazionista di Eurolandia? Forse. Ma le eresie sono il sale delle religioni. E se un po’ d’inflazione portasse anche a una leggera svalutazione dell’euro, questa potrebbe essere letta come reazione a quella del dollaro. Semmai, per completezza storica, va ricordato che il committente di Necker, per aver irritato il Terzo Stato, finì sulla ghigliottina. E allora, se si vuole un po’ d’inflazione, che è una tassa sui redditi dei quali deprime il potere d’acquisto, potrebbe essere equo associarvi un proporzionale prelievo sui patrimoni. Aggiungendo così eresia a eresia. Massimo Mucchetti