Corriere della Sera 30/12/2005, pag.31 Sergio Romano, 30 dicembre 2005
Il limbo, il purgatorio e la mappa dell’aldilà. Corriere della Sera 30/12/2005. Nella sua rubrica è apparsa una lettera sul limbo in cui un lettore lamenta l’intenzione di «abolirlo» da parte della Chiesa
Il limbo, il purgatorio e la mappa dell’aldilà. Corriere della Sera 30/12/2005. Nella sua rubrica è apparsa una lettera sul limbo in cui un lettore lamenta l’intenzione di «abolirlo» da parte della Chiesa. Lì per lì l’ho preso per un discorso serio, poi ho pensato che fosse solo uno scherzo. Tuttavia qualcosa mi disturba: l’idea che la Chiesa sappia come è fatto l’aldilà può essere accettabile per molti come articolo di fede, pur essendo del tutto discutibile sul piano razionale, visto che si tratta dell’inconoscibile. Ma l’idea che la Chiesa possa decidere di cambiare l’aldilà secondo le sue convenienze è semplicemente folle. Mentre l’idea che una pura ipotesi, come quella del limbo, possa essere stata passata al popolo come una verità dal catechismo di Pio X è allucinante. Fa venire in mente la manipolazione subita dai kamikaze islamici che si fanno saltare in aria alla ricerca disperata di un paradiso con settantadue vergini a loro disposizione ed è troppo pericolosa per essere avallata, anche per gioco. Filippo Bonfiglietti Caro Bonfiglietti, la bella intervista di Armando Torno con lo storico francese Jacques Le Goff (Corriere del 19 dicembre) ha già risposto ad alcuni dei suoi indignati quesiti. Proverò comunque a riepilogare i termini della questione. Nelle Sacre scritture il limbo non è menzionato. I padri della Chiesa, tuttavia, cominciarono subito a interrogarsi sulla destinazione delle anime di coloro che non avevano ricevuto il battesimo, ma avevano contratto durante la loro esistenza un solo debito: quello del peccato originale. Il caso più evidente era costituito naturalmente dai bambini non battezzati. Ma Giuseppe De Luca, autore della voce apparsa nella edizione originale della Enciclopedia Treccani, accenna anche alle «persone in cui, per morbo o altro, non s’è mai svegliata la ragione e sono morte così senza battesimo». Tutti i teologi furono d’accordo sul punto che queste anime non sarebbero state ammesse al paradiso. Ma era giusto che soffrissero per l’eternità fra le pene dell’inferno? L’idea del limbo (la parola significa lembo, bordo) si fece strada gradualmente e trovò la sua sistemazione in San Tommaso che creò tuttavia due categorie distinte e, secondo alcuni, addirittura due luoghi separati: il limbo dei patriarchi (che Cristo svuotò alla fine della sua venuta) e quello popolato prevalentemente da bambini e dai personaggi illustri del mondo pagano. Qui le anime avrebbero sofferto la «pena del danno», vale a dire la privazione della «visione beatifica», ma avrebbero goduto di una sorta di felicità naturale. Non sembrano «naturalmente felici», tuttavia, gli inquilini del limbo dantesco nel IV canto della Divina Commedia. Quando Dante udì i sospiri che riempivano l’aria e vide «grandi turbe» composte «d’infanti e di femmine e di viri», Virgilio gli dette questa spiegazione che riassumo alla buona: «Sono anime che non hanno peccato. Ma i meriti eventualmente acquisiti nel corso della loro vita non sono sufficienti perché non ebbero il battesimo; e se vissero prima del cristianesimo, come accadde a me, non adorarono Dio "debitamente". Per questi difetti, e non per altre colpe, siamo perduti e viviamo nel desiderio di vedere Dio senza averne speranza». Da qualche anno tuttavia, l’atteggiamento della Chiesa è cambiato. Al n. 1261 del catechismo approvato da Giovanni Paolo II nel 1992 si legge: «Quanto ai bambini morti senza il battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti la grande misericordia di Dio (...) e la tenerezza di Gesù verso i bambini (...) ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza il battesimo. Tanto più pressante è perciò l’invito della Chiesa a non impedire che i bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo battesimo». Come osserva Ian Fisher, in un articolo apparso nell’« International Herald Tribune » di avant’ieri, queste preoccupazioni della Chiesa sono motivate in parte dalle leggi che legalizzano l’aborto: «Se i feti sono esseri umani, che cosa accadrà delle loro anime?». Resta da capire come la Chiesa intenda risolvere il problema di Virgilio, vale a dire di tutti gli uomini di buona volontà che non adorarono Dio «debitamente». Lo sapremo forse quando conosceremo il testo definitivo delle proposte elaborate dalla Commissione Teologica Internazionale, presieduta dall’arcivescovo William Joseph Levada, e la decisione di Benedetto XVI. Vedo che lei, caro Bonfiglietti, è piuttosto sorpreso da questi rifacimenti della mappa dell’aldilà. Lo sarebbe meno, tuttavia, se ricordasse che anche il Purgatorio, come dimostrò Jacques Le Goff in un libro famoso, è una categoria storica creata dalla Chiesa medioevale per tenere conto delle esigenze spirituali di una società che i mercanti stavano rapidamente modernizzando. Le riflessioni sul limbo dimostrano che la Chiesa romana, anche in una fase di ritornante febbre dottrinale, può essere flessibile, pragmatica, aperta ad aggiustamenti e adattamenti: virtù che nel mondo islamico, in questo momento, fanno purtroppo difetto. Sergio Romano