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 2005  dicembre 31 Sabato calendario

Marlene volpi d’argento. La Repubblica 31/12/2005. Marlene Dietrich. La si ritrovava ogni estate a Copenhagen, ancora nei primi anni Settanta, benché ufficialmente a riposo dopo un celebre addio al Café de Paris londinese, immortalato in un disco live con presentazioni di Noël Coward e Hemingway

Marlene volpi d’argento. La Repubblica 31/12/2005. Marlene Dietrich. La si ritrovava ogni estate a Copenhagen, ancora nei primi anni Settanta, benché ufficialmente a riposo dopo un celebre addio al Café de Paris londinese, immortalato in un disco live con presentazioni di Noël Coward e Hemingway. Due spettacoli ogni sera al "Tivoli", alle 19,30 e alle 21,30, in cartellone con Birgit Nilsson, i Mills Brothers, il celebre comico Victor Borges. E una estate, aveva come pianista Burt Bacharach poco più che bambino, cotonato e da lei vezzeggiato come un imbarazzato amante. Un´altra volta, appariva in un programma d´arte varia per famiglie turistiche, con orchestrina di vecchietti briosi e un presentatore grullo identico a Danny Kaye. Pubblico da gelateria. Sul palchetto azzurro, dopo il giocoliere cinese con tanti piatti e il vecchio cantante ossigenato poliglotta, una zingara argentina tutta in rosso danza «Una notte sul Monte Calvo» registrata mentre l´orchestrina fa le percussioni. Poi uno tzigano in viola e con violino elettrico fa un pot-pourri di Cumparsite e Ociciornie. Quindi un ventriloquo identico a Kierkegaard fa un inquietante numero di Paperini drogati di LSD. E dopo un brevissimo intervallo, e un sommario accenno al tema dell´Angelo azzurro, semplicemente lei. Identica a com´è sempre apparsa: volpi bianche e permanentina del Trenta. Pacata e diretta, «no nonsense»: il vestito sotto luccica di paillettine argentate, e il sopracciglio si dilata fra il severo e l´ironico. Voce molto tedesca, mentre rapidamente fra una canzone e l´altra riassume notizie riferite in ogni storia del cinema. Con gesti molto semplici, quasi elementari, accompagna le canzoni amate in gioventù forse imbrogliando un po´ le date: «You´re the cream in my coffee», «Blue heavens». Gran grinta riaffiora in taluni cavalli di battaglia più memorabili: «The boys in the backroom», «Not because I shouldn´t. Ma tutto liscio e continuo. Tutto molto «professionale» ma quasi meccanico, quasi minore. Poi, impeccabilmente, via le volpi, e allora sfolgora l´abito da concerto che da tanti anni fa parte della sua personalità. Con una foderina di plastica color pelle sotto le pieghe di chiffon, si dice. E certe canzoni apparentemente nuove saranno «à la manière de», o ripescate nelle oubliettes fra le due guerre, o australiane radiofoniche? Indubbiamente risulta meno «donna di spettacolo» che non Wanda Osiris o Barbra Streisand o Edith Piaf. La sua «Vie en rose» tutta sobria continua a rappresentare un´ostinazione ultraventennale. Ma non si può dimenticare l´esecuzione della Piaf disperata e smarrita con la sua testona enorme e il vestitino nero da orfanella, sul palco enorme dell´Olympia, davanti a un pubblico bramoso di vederla morire in scena come Molière. (Il che pressapoco avvenne). Però Marlene diventa eccellente quando ritorna al tedesco per «Johnny», l´angosciosa telefonata all´uomo che ha promesso di venire e poi non viene. Come nella Voix humaine di Cocteau. «Tutti froci?». Qui le grinfie riappaiono, perché non è più il richiamo di una ragazzina innamorata ma di una nonna espressionista che la sa fin troppo lunga. E «Sentimental journey» suona improvvisamente rarefatta, in una sconsolatezza senza fine. Ma non esegue più «La canzone è finita, non chiedermi dove vado» del tenore e compositore Richard Tauber. Così, con economia, con distacco, con "Nuova Oggettività", dopo quindici canzoni impeccabili in fila, arriva a un vero piccolo capolavoro, un´esecuzione disperata di «Where have all the flowers gone», lontanissima dalla melodiosità aggraziata di Joan Baez, e carica invece di eleganti sofferenze berlinesi da piano-bar "epico" e dry. Cammina un po´ a fatica, ma termina su una gag graziosa. Un vecchio usciere gallonato le porta un mazzo di fiori, e lei gli dà un bel bacio. Dopo un minuto, altro mazzo e altro bacio. Poi mazzi e baci si moltiplicano, accelerandosi come nei film dei Fratelli Marx. arbasino