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 2005  dicembre 19 Lunedì calendario

Anno II - Novantottesima settimanaDal 12 al 19 dicembre 2005Fazio. Alle 16.25 di lunedì 19 dicembre, il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio si è dimesso

Anno II - Novantottesima settimana
Dal 12 al 19 dicembre 2005

Fazio. Alle 16.25 di lunedì 19 dicembre, il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio si è dimesso. Il governo, e in particolare Tremonti, per indurlo a questo passo avevano fatto sapere di aver convocato un consiglio dei ministri che avrebbe nominato un successore in ogni caso. Resistendo al suo posto, Fazio sarebbe stato, quindi, di fatto un reggente. La Banca centrale europea, inoltre, aveva messo in moto la procedura di infrazione, imputando a Fazio i regali ricevuti da Fiorani. Infine la Procura di Roma gli aveva inviato un avviso di garanzia per insider trading, un reato che in America può costare molti anni di carcere e che significa: trarre vantaggio personale da informazioni che si sono avute grazie alla posizione che si occupa. A questo punto, abbandonato da tutti, l’ostinatissimo governatore s’è deciso a passare la mano. Le dichiarazioni successive di tutte le forze politiche si riassumono in tre sole parole: sospiro di sollievo.

L’arresto Martedì 13 dicembre, poco prima di mezzanotte, un’Alfa 156 senza insegne ha imboccato la via Donizetti a Lodi e ha parcheggiato davanti a una villa tutta illuminata, circondata da un piccolo parco. Ne sono scesi quattro uomini in giacca e cravatta che si son fatti largo tra la folla in attesa davanti al cancello. Dentro li aspettava Gianpiero Fiorani, già amministratore delegato della Banca di Lodi poi divenuta Banca Popolare. Vestito di tutto punto, cappotto e sciarpa al collo, valigia pronta da almeno tre ore, tutti i parenti intorno a fargli coraggio e a piangere. I quattro uomini - erano finanzieri - lo hanno scortato fino all’auto e poi, sempre senza sirene e senza insegne, lo hanno portato da via Donizetti, Lodi a Milano, San Vittore. Qui Fiorani è stato presentato al suo compagno di cella che gli ha impartito le prime, essenziali lezioni di comportamento in carcere.

La confessione. Da parecchi giorni ormai Fiorani, che adesso è imputato di associazione a delinquere, stava raccontando ai pubblici ministeri milanesi i retroscena della fallita scalata alla Banca Antonveneta. Stava dicendo di essere a capo di una rete di uomini potenti (soprattutto politici e banchieri) addetti al saccheggio della Banca di Lodi mediante informazioni riservate, operazioni all’estero, acquisizioni o vendite fittizie, giochi di Borsa eccetera. Quando queste operazioni finivano male, gli amici di Fiorani interni alla banca ripianavano le perdite aumentando ai clienti le commissioni e altre spese di conto. Bastava per esempio addebitare a un milione di clienti 30 euro di ”spese tenuta conto” per incassare 30 milioni di euro, cioè 60 miliardi di lire. Chi di noi bada a quei foglietti che la banca ci manda tutti i mesi? Pochissimi, dicono le statistiche. E chi gioca coi soldi è in genere molto forte sulle statistiche. Fiorani ha detto di aver messo insieme, con questi metodi, un patrimonio personale di 200 milioni di euro (400 miliardi). Ha detto di essere pronto a restituire tutto. E intanto parla, parla molto. Domenica scorsa, per esempio, ha parlato per dieci ore consecutive.

I conti. Almeno 30 persone (ma sono certamente molte di più) avevano alla Lodi dei conti privilegiati. Studiandoli, gli inquirenti si sono accorti che i titolari di questi conti compravano e vendevano titoli guadagnando sempre, cosa che, statisticamente, non è possibile. Anche i magistrati sono forti in statistica e hanno perciò mandato avvisi di garanzia a uno dei titolari di questi conti, che si chiama Giovanni Consorte ed è a capo dell’Unipol, la società assicuratrice che vuole scalare la Banca Nazionale del Lavoro. Consorte è avvisato per ”aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza”, ma la vera questione è se abbia fatto parte organicamente di una banda di affaristi che, sotto la guida dei signori Gianpiero Fiorani, Stefano Ricucci, Sergio Billè, Emilio Gnutti e Antonio Fazio, ha cercato di impossessarsi con mezzi illeciti della Banca Antonveneta, della Banca Nazionale del Lavoro e del Corriere della Sera. L’espresso ha messo i sei personaggi di cui sopra in copertina, col titolo ”Furbetti fritti”, tremenda citazione di una battuta estiva di Ricucci. intanto naturalmente da provare che questa banda esista davvero (Fiorani sta dicendo ai magistrati di sì), ma intanto capire quello che ha fatto Consorte è essenziale se non altro perché l’Unipol è ancora in corsa per l’Opa su Bnl: aspetta l’autorizzazione della Banca d’Italia e infatti Consorte, che è uomo di D’Alema e dei Ds e sta mettendo politicamente nei guai anche Fassino, negli ultimi giorni ha persino fatto lo spazientito sbattendo il pugno suil tavolo e intimando: ”Insomma ci dicano se possiamo lanciare quest’Opa o no, e facciamola finita”. Solo che a dargli l’autorizzazione avrebbe dovuto essere Antonio Fazio, governatore della Banca d’Italia, l’uomo che ha chiuso con le dimissioni questa drammatica settimana.

Sharon. Il primo ministro israeliano Ariel Sharon è stato colpito da un leggero ictus ed è adesso ricoverato all’ospedale Hadassah di Gerusalemme. Non è in pericolo di vita, ma un suo impedimento prolungato complicherebbe terribilmente il quadro politico mediorientale. Quelli di Hamas - freschi vincitori in Palestina delle elezioni locali - hanno festeggiato e ”lodato il Signore” per la malattia del loro nemico. Sharon, già falco irriducibile, ha poi radicalmente cambiato la sua politica, facendo ritirare unilateralmente gli israeliani da Gaza e creando le premesse per la nascita vera di uno stato palestinese. Questo coraggioso ingresso sulla via della pace gli è costato la spaccatura nel partito Likud, da lui stesso fondato, la caduta del governo e la prova elettorale, che Sharon affronterà a marzo con un partito tutto nuovo. Nessuno riesce a immaginare, in questo nodo tanto avviluppato, le conseguenze di una sua sparizione dalla scena politica.

Legge proporzionale. La Camera ha definitivamente approvato la legge proporzionale, quella con cui voteremo la prossima primavera. Ne abbiamo già spiegato le caratteristiche qualche settimana fa e qui ci limitiamo a ricordare: che i seggi saranno distribuiti di massima in proporzione ai voti ricevuti da ciascuno; che voteremo solo partiti o coalizioni, e non candidati; che partiti e coalizioni, che non raggiungano una soglia minima di consenso, non avranno nessun rappresentante in Parlamento (’sbarramento”); che alla coalizione che prenderà più voti verranno garantiti un numero di seggi teoricamente sufficienti a governare stabilmente (’premio di maggioranza”). Prodi vorrebbe che Ciampi non promulgasse la legge, ma è difficile che accada.

Iraq. Il 70 per cento degli iracheni ha votato per il nuovo Parlamento, non più provvisorio, che dovrà, tra l’altro, modificare la Costituzione e avviare la trasformazione federalista del Paese. Stavolta i sunniti - che in gennaio avevano disertato le urne - sono andati a votare numerosi. Anche se durante la campagna elettorale non sono mancati omicidi e sequestri (provocati da Al Qaeda e dai nostalgici di Saddam), è pressoché unanime l’ammissione che questa larga affluenza al voto rappresenti un’importante vittoria per Bush, qualunque cosa si pensi dell’intervento di due anni fa.

Enna. Francesco Ferreri, di 13 anni, uscito di casa venerdì 16 dicembre per partecipare alla novena in parrocchia, non è mai tornato e domenica 18 i carabinieri ne hanno trovato il corpo in una scarpata. Cranio fracassato, tracce di sangue che testimoniano un trascinamento del cadavere. Si è prima pensato a un caso di pedofilia, ma poi è sembrata più probabile la pista di un amico, con cui Francesco aveva da poco litigato, e che a questo punto è il sospettato numero uno. In Barrafranca, provincia di Enna.

Messina. Anche a Messina il centrosinistra ha battuto, per la carica di sindaco, il centrodestra: il nuovo sindaco si chiama Francantonio Genovese ed era stato presentato dall’Unione. In Consiglio, però, la Casa delle Libertà ha la maggioranza.

Intercettazioni. Per 30 volte Bush, forzando le leggi più permissive varate all’indomani dell’11 settembre, ha autorizzato intercettazioni telefoniche di privati cittadini senza chiedere prima il permesso al giudice. Grazie a questo, i servizi americani hanno catturato più di un terrorista e sventato più di un attentato. La cosa però non è affatto piaciuta ai democratici e ai repubblicani garantisti e, di consguenza, il Congresso non ha rinnovato, come la Casa Bianca chiedeva, il Civil Patriot Act, cioè quel complesso di norme più permissive varate subito dopo l’11 settembre 2001 e in scadenza il prossimo 31 dicembre.

Botte. La manifestazione contro l’Alta Velocità, che si è svolta senza incidenti sabato scorso a Torino con Dario Fo, Beppe Grillo e Marco Paolini sul palco, ha avuto un epilogo molto grave: scalmanati hanno circondato e pestato a sangue, sul treno che lo stava riportando a Milano, l’onorevole leghista Mario Borghezio.

Amnistia. Marco Pannella è tornato alla carica, con grande veemenza, sulla necessità di un provvedimento di amnistia che svuoti le carceri e alleggerisca i magistrati del carico di processi (’con l’amnistia e l’indulto ci sarebbero un 40 per cento di processi arretrati in meno, quelli che impediscono ai giudici di fare quello che devono fare”). Il giorno di Natale i radicali e coloro che li sostengono marceranno per questo a Roma, da Castel Sant’Angelo al Quirinale e passando sotto Regina Coeli. Roberto Giachetti, della Margherita, ha cominciato lunedì scorso la raccolta delle firme per una convocazione straordinaria della Camera tra il 25 e Capodanno. Lo schieramento che spinge per l’amnistia è più o meno lo stesso che chiede la grazia per Sofri.

Schröder. Putin ha assunto l’ex cancelliere tedesco Schröder: un milione di euro l’anno per guidare il consiglio di sorveglianza del consorzio creato da Gazprom - l’azienda russa del metano - per il gasdotto tra Russia e Germania. Scandalo enorme in Europa dove il pensiero prevalente è che Putin abbia voluto ripagare favori ricevuti all’epoca in cui Schröder era cancelliere. in ogni caso opinione comune che chi ha ricoperto incarichi istituzionali di quel livello non possa subito dopo impiegarsi in qualche industria privata o di paese straniero.

Demografia. La settimana scorsa sarebbe nato l’homo sapiens numero 6.500.000.000, cioè sei miliardi e mezzo. Non si sa se sia maschio o femmina, e neanche dove sia venuto alla luce. La popolazione mondiale, secondo le previsioni degli esperti, è destinata a raggiungere i 10 miliardi entro il 2050 e poi a stabilizzarsi sui 12 miliardi entro il 2100, dato l’invecchiamento complessivo degli occidentali e la violenta frenata alle nascite operata dai cinesi. Resterà invariato solo il ritmo di crescita degli indiani, che hanno predisposto - saggiamente - un controllo delle nascite meno radicale.