29 dicembre 2005
EPIFANIA
Il termine ”Epifania”, di origine greca, significa ”manifestazione”, sott’inteso della divinità: è stato utilizzato dalla tradizione cristiana per designare la prima manifestazione della divinità di Gesù Cristo, avvenuta in presenza dei re Magi.
NOMI. Befana deriva da Epifania, trasformato poi in ”Beffania” per ricordare la ”Strega di Beffania” che volava sui tetti delle case in quella notte. Col passare del tempo perse le lettere ”f” ed ”i” diventò Befana.
CARBONE. Nei secoli che vanno dal XIII al XVI la Befana non è ancora una persona, è solamente una festa, una delle feste più importanti e gioiose dell’anno: canti, suoni, balli, fuochi artificiali, cortei, giostre, una baldoria che coinvolge tutte le classi sociali. Nel tardo ’500 si comincia a parlare di Befane, come figure femminili che vanno in giro di notte a far paura ai bambini, ma sono sempre più di una. Alla fine del ’600 ne restano ancora due, una buona e una cattiva, la stessa Accademia della Crusca ne fa menzione (1688). Questo dualismo resta ancor oggi radicato nell’idea che la Befana porta regali ai bambini buoni, ma cenere e carbone a quelli cattivi.
IDENTIKIT. La Befana è vecchia, deforme, magrissima, capelli, bianchi, arruffati e stopposi, il viso coperto da fuliggine, occhi rossi come la brace, naso grosso e adunco, bocca grandissima e sdentata. Indossa abiti poveri, da contadina, prediligendo quasi sempre il colore nero: una rozza sottana, un corpetto ricamato, uno scialletto sulle spalle. Porta un ampio fazzoletto in testa, annodato sotto il mento, ma la si può anche vedere con un cappello di strana foggia, spesso a punta, come quello di certe fate o di certe streghe. I piedi sono grossi e nodosi, calzati da scarpe grossolane e sempre rotte.
SOGNI. Nel tempo i romani hanno attribuito alla Befana varie identità: nonna ottuagenaria di Erode, ancilla ostiaria di Pilato, zia di Barabba con doti divinatorie (di qui la credenza che chiunque reciti a mezzanotte dell’Epifania tre Pater per la Santissima Trinità e uno per l’Angelo della Buona Nuova, vedrà in sogno ciò che di buono gli riserva l’anno nuovo).
ITALIE. A Recoaro Terme la Befana arriva sciando, a Venezia vogando con scope al posto dei remi, a Rapallo emerge dal mare.
DOMICILI. I bambini romani di una volta, dopo aver spedito una lettera al domicilio della Befana, in via della Padella numero 2, preparavano un morbido pasto a base di ricotta (per ristorare la vecchietta sdentata) e appendevano le calze vuote alla cappa del caminetto. In origine la festa del 6 gennaio si svolgeva in piazza dei Cappellari e piazza Sant’Eustachio, più tardi la moda delle crinoline richiese uno spazio più grande e la fiera fu spostata in piazza Navona.
DONI. Originariamente i doni della Befana erano modesti: arance, mandarini, fichi secchi, castagne, mele, uva secca, dolciumi fatti in casa.
CALZE. Nella tradizionale calza dell’Epifania c’è tutto quello che un bambino non dovrebbe mangiare. Il professor Alberto Ugazio, direttore del Dipartimento di medicina pediatrica dell’ospedale Bambino Gesù di Roma: «Carbone, monete di cioccolata, caramelle, gomme da masticare, marzapane, sono un concentrato di grassi e zuccheri, un attentato alla salute dei denti e dello stomaco. Per non parlare poi dei dolci farciti con mandorle, noci e nocciole, che contengono molto colesterolo. E che dire di quei cioccolatini col ripieno al liquore? Dosi anche minime di alcol non sono mai innocue nei bambini...».
GIOCATTOLI. I giocattoli donati ai bambini italiani durante le feste natalizie sono portati per il 62 per cento da Babbo Natale e per il 32 dalla Befana.
POLITICI. Il più grande sostenitore della Befana fu Benito Mussolini che, vedendola come un fenomeno folcloristico tipicamente italiano, da contrappore a tutti gli altri miti natalizi provenienti dall’Inghilterra e dall’America, ne fece un’opera di assistenza sociale rivolta alla ”giovinezza italiana” (’Befana fascista”). Il più grande nemico della Befana fu Giulio Andreotti, che nel 1977 la tolse dal calendatio delle festività.