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 2005  dicembre 27 Martedì calendario

SUGHI

SUGHI Alberto Cesena 5 ottobre 1928. Pittore • «[...] pittore del realismo esistenziale [...] racconta di aver scelto di diventare un pittore quando era poco più che bambino. ”Dico di avere scelto, ma forse sarebbe più giusto dire che è stata, non trovo altra parola, una specie di vocazione che mi ha portato a incamminarmi su questa strada” [...]. Nel 1956 Sughi è stato ricoverato all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, in un grande stanzone dove ogni ammalato aveva un numero sopra il letto: ”Io avevo il 51; un cieco, di cui ero diventato amico, il 28; un altro il 14; e così via. Non ci chiamavamo per nome, ma col numero del nostro letto. Da me veniva spesso il professor Placitelli con il suo seguito di assistenti: si intratteneva a lungo, parlava con i giovani medici, poi se ne andava trascurando del tutto gli altri ammalati. Mi venne il sospetto che l’attenzione particolare nei miei riguardi fosse stata in qualche modo sollecitata. E una mattina trovai il coraggio per dirgli che di notte il cieco si era sentito molto male e che forse avrebbe fatto bene a fermarsi un po’ anche al suo letto. Il professore rispose con un sorriso appena accennato, mentre dall’altra parte dello stanzone una voce s’alzò per commentare la mia richiesta: ’Ehi, 51, pensa per te. Noi, al tuo confronto, stiamo tutti bene’. Venni così a sapere di avere un tumore con poche speranze di farcela [...] Le esperienze difficili mi sono sempre servite, se così si può dire, per accettare la vita per quello che ha da offrirci. Nel conto vanno messe anche la sofferenza e la coscienza della nostra morte che non è soltanto quell’avvenimento terribile a cui, soprattutto oggi, pensiamo con angoscia. Che senso avrebbe la nostra vita se non avesse una conclusione? Se si prolungasse all’infinito, finirebbe per non appartenerci più: sarebbe consegnata a un tempo metafisico affrancandoci da ogni obbligo di conoscerne il percorso. Dimentichiamo che senza la fine non ci sarebbe stato nemmeno il principio [...] L’uomo si appropria attraverso l’arte, la filosofia, la storia di un passato che non ha vissuto; vive la sua vicenda individuale nel presente; ha la facoltà di immaginare e di progettare il mondo che verrà dopo di lui. Si misura, in altre parole, con una dimensione molto più estesa rispetto a quello che la sua fragile esistenza potrebbe offrirgli. l’anello insostituibile di quella catena che raccorda il passato al futuro [...]”» (Luigi Vaccari, ”Il Messaggero” 27/12/2005).