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 2005  dicembre 27 Martedì calendario

Handlin Oscar

• Nato a Brooklyn (Stati Uniti) il 29 settembre 1915. Storico. «’John Fitgerald Kennedy era un pessimo studente. Uno dei peggiori che io abbia mai avuto”. Tarchiato, la faccia tonda [...] è uno dei più famosi storici americani ed è a Harvard dal 1934. [...] è un monumento vivente alla storiografia americana e all’Università di Harvard. Una inchiesta, sia pur breve, fra i maestri degli uomini politici americani - che siano famosi o eminenze grigie - non potrebbe mai escluderlo. [...] John Kennedy. ”Non avevo affatto un buona opinione di lui. Studiava poco e pensava soprattutto alla sua vita privata: balli, ragazze, mondanità. A quei tempi gli studenti lo potevano fare, era diverso da ora. Ed era insopportabilmente arrogante” [...]. Nel 1950 Oscar Handlin vinse il premio Pulitzer col saggio The Uprooted, ”Gli sradicati”, sulla immigrazione negli Stati Uniti. Un libro che è immediatamente diventato un classico ed è stato adottato come libro di testo da tutte, o quasi, le Università che offrivano - e tuttora offrono - corsi di specializzazione in Studi Americani. Non ha mai perso di attualità, ed è ancora in stampa dall’editore bostoniano Little, Brown & Co. Come è nato questo libro così importante? ”Volevo fare una storia dell’immigrazione in questo Paese, ma poi, mano a mano che mettevo insieme i risultati della ricerca, mi sono reso conto che l’immigrazione è la storia degli Stati Uniti. la sua essenza e la sua ricchezza. Senza immigrazione questo Paese non esisterebbe. E, naturalmente, non sarebbe forte com’è”. La straripante popolarità del suo saggio si deve al fatto che costituisce la prima teorizzazione organica del melting pot e del ”sogno americano”. Queste espressioni in seguito sono diventate di uso comune, negli Stati Uniti e altrove. Ma all’inizio, quando erano nuove di zecca, hanno letteralmente capovolto il modo in cui gli immigrati si vedevano. Erano stati una sorta di peso morto, un sovrappiù nei Paesi d’origine. E anche in America si sentivano marginali ed emarginati. Il libro di Oscar Handlin, non a caso diffusissimo anche nelle high-schools oltre che nei colleges e Università, ha dato loro una nuova coscienza di sé. Una nuova fierezza, il senso di non essere sopportati ma di appartenere agli Stati Uniti, cementando le diverse comunità con un forte comune denominatore, malgrado le abissali differenze d’origine e alcune reciproche diffidenze che, a dire il vero, non sono mai del tutto venute meno. Insomma, questo libro ha operato una sorta di miracolo: ha dato compattezza e patriottismo ad un Paese già ottimista e contento di sé, ma che ancora nel ’50, nonostante la vittoria nella Seconda guerra mondiale - altro potente collante - aveva ancora una popolazione che in larga parte era ancora vero e proprio guazzabuglio. Nelle pagine di Oscar Handlin, gli immigrati hanno letto la loro apologia, il loro riscatto, e sono diventati autentici, nuovi patrioti. [...] ”Fra il ’50 e il ’60 sono stato nella Commissione Fulbright (che com’è noto, assegna le borse di studio agli stranieri, ndr). L’unico vantaggio che ne ho tratto è stato un passaporto diplomatico. In realtà era abbastanza manipolata dal Dipartimento di Stato. Cioè si pensava: ’questo tale può esserci utile in futuro o no?’. E si sceglieva quello che si riteneva potesse esserlo. Però, nell’insieme, soppesando i pro e i contro, direi che era abbastanza equilibrata”. [...]» (’la Repubblica” 23/12/2005).