Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  dicembre 23 Venerdì calendario

Liberati Francesco, di anni 18. Romano, studente, alto, castano, discreto, colto, brillante, buoni voti, tanti amici e amori occasionali

Liberati Francesco, di anni 18. Romano, studente, alto, castano, discreto, colto, brillante, buoni voti, tanti amici e amori occasionali. Frequentava il quarto liceo scientifico dalle suore Pallottine a Ostia, dove viveva con la mamma Maria, ostetrica, il padre Umberto, tassista, e la sorella Laura quattordicenne. Appassionato d’armi, la licenza per il tiro sportivo presa lo scorso aprile, era tutto contento perché la mamma s’era decisa a comprargli una bella Magnum Python 357, a poco meno di 2.000 euro. Martedì mattina s’alzò di buon’ora, la sorellina in Spagna dai nonni materni, aspettò che i genitori uscissero e si mise a raccogliere in un pacco le sue collezioni d’automobiline, accendini a benzina Zippo e coltelli. Aggiunse un video e uscì per andare da un Gabriele amico suo lasciandogli il fagotto nell’androne delle scale. Tornato a casa chiuse la porta blindata dall’interno, serrò le finestre, chiamò al telefono l’amico perché recuperasse il regalo e raggiunse la sua cameretta. Bucò l’armadio, fece passare per il foro la canna nera della sua pistola sistemata su un asse di legno inchiodato all’interno e attaccò una cordicella al grilletto. Prese posto su una sedia, indossò un paio di occhiali di plastica per la visione tridimensionale e si fece saltare il cervello con un colpo alla nuca. Nel frattempo il Gabriele leggeva il testamento del Liberati filmato con la piccola telecamera digitale che si portava sempre dietro: venti minuti, tre motivi per il suicidio («uno è un segreto; due voglio smettere di soffrire; tre prima o poi tutti se ne vanno»); scartati il balcone («potrebbe non funzionare») e il cianuro («difficile da reperire»); una dissertazione su Eros e Thanatos. Intorno alle 11.30 di martedì 20 luglio, al quarto piano di una palazzina di viale della Libertà, un nido d’infanzia al pianterreno, a Ostia, litorale romano.