Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  luglio 12 Lunedì calendario

Il funambolo armeno che gioca col Leone, Affari & Finanza, 12/07/2004 La Metro Goldwyn Mayer, gloriosissimo ma altrettanto discusso studio hollywoodiano, è in vendita

Il funambolo armeno che gioca col Leone, Affari & Finanza, 12/07/2004 La Metro Goldwyn Mayer, gloriosissimo ma altrettanto discusso studio hollywoodiano, è in vendita. All’improvviso si sono fatti vivi tutti: per prima ha attaccato la Sony offrendo 5 miliardi, poi è arrivata la Warner, quindi la Nbc Universal, infine venedì scorso l’immancabile Rupert Murdoch che ha detto provocatoriamente che «cinque miliardi [di cui due di assunzione di debiti, ndr] sembrano troppi». Ma qual è la vera notizia? Che gli studios sono in vendita? Che è la sesta volta in trent’anni che ciò accade? No, è che per tre di queste volte a comprare e ricomprare è sempre stato Kirk Kerkorian, funambolico e pittoresco finanziere di origine armena, 87 anni portati garibaldinamente. Ora, se deciderà davvero di vendere, si porterà a casa l’ennesimo gigantesco guadagno, da dividere con i tre figli avuti da altrettanti matrimoni che sono suoi soci d’affari. Kerkorian ha costruito una fortuna comprando e vendendo la Mgm in questi anni, vendendo sempre al momento opportuno, ritagliandosi come si vedrà cospicui margini e aggiungendovi una spropositata porzione di quattrini per diritti televisivi e videocassette. Tutto comincia nel 1970, quando Kerkorian è noto come gestore di alcune compagnie aeree executive (era stato lui stesso un pilota nelle azioni a più alto rischio della seconda guerra mondiale) ma soprattutto come il «boss» di Las Vegas dove ha costruito i più glamorous alberghi e casinò: Caesar’s Palace, Flamingo, International (che quando venne costruito nel 1965 era il più grande albergo del mondo) e decine di altri come il Bellagio che ricostruisce fedelmente un angolo del lago di Como. Ora però Kerkorian fa il colpo che gli darà notorietà mondiale: si compra la quota di controllo nella Mgm. Lo studio, fondato nel 1924, dove sono stati realizzati successi clamorosi come Via col vento o Fronte del porto, è finito in crisi. Kerkorian se lo compra praticamente a zero per strapparlo al fallimento, perché ha avuto un’intuizione felicissima: i primi anni 70 segnano, in America, la diffusione di massa della tv a colori, e la Mgm se una cosa ce l’ha è una robustissima library di film vecchi ma pur sempre a colori, a partire appunto da Gone with the wind. Così accade, e Kerkorian comincia ad ammassare una fortuna. Nel 1981, fiuta un nuovo affare: stanno esplodendo le videocassette, e così Kerkorian mette sul tavolo 380 milioni di dollari per comprarsi la United Artists, che a sua volta non naviga in buone acque ma si porta con sé un’altra maxilibrary di 900 titoli, compresi tutti i James Bond. Il totale dei titoli in archivio supera così i quattromila e, fra diritti televisivi soprattutto alle tv a pagamento che a loro volta conoscevano la maggior espansione, e la vendita di cassette, per Kerkorian la Mgm diventa una miniera d’oro. A questo punto irrompe in scena proprio uno dei protagonisti della nascente paytv, Ted Turner. Kerkorian gli vende tutto per 1,5 miliardi di dollari nel 1986. Ad Hollywood in parecchi sono scettici sulle capacità patrimoniali di Turner, e infatti il capitano della Cnn, che sognava di creare una serie di reti analoghe basate sui film («per amore della moglie Jane Fonda», scrisse un tabloid) in realtà non ce la fa mai a sostenere gli ingenti debiti che ha dovuto contrarre per l’affare. Così, quasi immediatamente, si tiene la library ma deve rivendere allo stesso Kerkorian le attività produttive della United Artists e della Mgm per 780 milioni di dollari. E subito l’indomito Kerkorian comincia a cercare qualcuno a cui vendere le attività in questione, consapevole che senza la library alle spalle valgono ben poco. Il pollo è italiano, si chiama Giancarlo Parretti, è uno squinternato ex cameriere che chissà come riesce a offrire 1,7 miliardi di dollari. E Kerkorian vende. Non passa neanche un anno e il Credit Lyonnais, finanziatore di Parretti, prende possesso della Mgm: passa ancora qualche anno e comincia a cercare sul mercato qualcuno che se la compri. E chi si fa vivo? Kerkorian naturalmente. E così per 1,3 miliardi di dollari nel 1996 si compra per la terza volta la casa del leone. Ma la library? In parte è rimasta nelle mani di Turner, che nel frattempo è stato travolto prima dall’acquisizione della «sua» Cnn da parte della Warner, poi dalla fusione fra Time e Warner, e infine last but not least dal divorzio con Calamity Jane. In parte la library è recuperabile. Kerkorian comincia a ricomprarsela a pezzi, cercando comunque di integrarla con qualche altra library sul mercato, consapevole sempre che i soldi in questo business non li fa chi produce i film ma chi li distribuisce. L’occasione gli si presenta quando nel 1997 paga 573 milioni di dollari, compreso un bell’accollo di debiti, per la «biblioteca» di 2.200 titoli della Metromedia, che comprende film di sicura redditività come tutti quelli di Woody Allen e poi Balla coi lupi o Il Silenzio degli innocenti. Seguono altre acquisizioni, la library della fallita Orion o della Polygram, che ha al suo interno, tanto per fare un esempio Harry ti presento Sally, un film sempreverde da passare centinaia di volte su tutte le tv del mondo.  infatti a questo punto che il genio commerciale di Kerkorian dà il suo meglio: una serie infinita di edizioni, di rimasterizzazioni in Dvd, di passaggi infiniti su ogni possibile stazione tv commerciale. Intanto, si ricompra di qua o di là titoli che un tempo erano suoi, spillando anche singoli affari: Via col vento, La pantera rosa, la serie dell’eroe americano Rocky, tornano tutti a casa. Riprende anche, in una certa misura, l’attività produttiva della Mgm, sempre però con un occhio all’automarketing: La pantera rosa rinasce interpretata stavolta dal popolare comico Steve Martin. Altrove si sfruttano le sinergie del Dvd: Il buono, il brutto e il cattivo viene rieditato con l’aggiunta di alcune scene inedite, di interviste a Clint Eastwood, e nel 2000 guadagna 6 milioni di dollari. Un intero staff scatenato di venditori ha l’incarico di sondare gli umori del pubblico, di capire quali possibilità commerciali si nascondano dietro un film. Nel frattempo, in tutti questi anni Kerkorian non si è concentrato solo sulla Mgm. Intuendo che poteva trovare lì un’altra gallina dalle uova d’oro, ha tenuto durissimo e non ha venduto né alla Chrysler né alla Daimler la sua quota del 2 per cento, valutata oltre 9 miliardi di dollari, nella casa americana. E poi ha difeso in ogni sede legale possibile il suo diritto di voto, non rinunciando a denunciare il conglomerato automobilistico per ogni presunta irregolarità (un ennesimo processo è in corso proprio in questi giorni). A Las Vegas poi ha continuato a impazzare: già nel 1985 aveva costruito l’immenso Mgm Grand, centinaia di casinò e cinquemila stanze in un mostruoso conglomerato di vetro e cemento dominato da una megastatua del leone, e ora ha comprato per ben 4 miliardi di dollari il Mandalay. Che ha la caratteristica di non essere solo un hotelcasinò ma anche un parco di divertimenti. Con il suo sorriso beffardo, Kerkorian ha potuto così dire: avete visto? Ci credevano solo dei commercianti, invece abbiamo cominciato a fare della Mgm la Walt Disney del 21° secolo. A quel punto, tutti si sono buttati per comprarla. Eugenio Occorsio