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 2005  dicembre 23 Venerdì calendario

Oggi la ricerca è arrivata a un punto tale che non solo conosciamo meglio di che cosa è fatto il nostro pianeta, ma possiamo dire con certezza che i nostri studi di fisica valgono anche per i pianeti oltre il sistema solare»

Oggi la ricerca è arrivata a un punto tale che non solo conosciamo meglio di che cosa è fatto il nostro pianeta, ma possiamo dire con certezza che i nostri studi di fisica valgono anche per i pianeti oltre il sistema solare». Con tali parole riassume le scoperte che hanno portato lui, Ho-Kwang Mao, e il suo partner in laboratorio Russel J. Hemley a ottenere a Berna, l’11 novembre, uno dei quattro premi Balzan 2005, quello per la fisica dei minerali. Gli altri vincitori sono stati Peter e Rosemary Grant dell’università di Princeton, per la biologia delle popolazioni; Peter Hall dell’University College of London, per la storia sociale e culturale delle città dall’inizio del XIV secolo, e Lothar Ledderose, dell’ateneo di Heidelberg, per la storia dell’arte asiatica. Ma ciò che è stato più emozionante, stando alle parole dei due scienziati, è stato scoprire che il comportamento della materia all’interno dei pianeti è molto diverso da quello dei materiali presenti in superficie. I risultati si applicano agli altri grandi pianeti all’esterno del sistema solare, anche perché l’idrogeno è il elemento più abbondante dell’universo. Parola di Hemley: «La fisica dei minerali influenza a catena le altre branche della scienza: chimica, astrofisica, scienza dei materiali, fisica delle materie condensate. multidisciplinare. Basti pensare che lo studio della pressione applicato agli organismi ci potrà dare risposte anche alle domande sui limiti della vita in ambienti estremi». Data la vastità dei campi toccati dalle loro ricerche, essere una squadra è un punto di forza. Anche perché i due scienziati sono complementari: se Hemley è specializzato in chimica, Mao lo è in geologia. Altrettanto globale è la ricerca dei coniughi Grant. Peter e Rosemary, compagni nella vita da 43 anni, hanno dimostrato l’evoluzione in atto dei fringuelli delle Galapagos, noti anche come fringuelli di Darwin. Fu proprio lo scienziato inglese il primo a studiarli e a trarne basi per lo sviluppo della teoria sull’evoluzione degli uomini: specie diverse derivano da un antenato comune. Teoria culminata nel libro L’origine delle specie del 1859. Ecco come la scienziata racconta a Macchina del Tempo le loro scoperte: «Abbiamo studiato le tre specie dell’isola, prelevando campioni di sangue per esaminarne il Dna e monitorandole per trent’anni. Gli eventi clou arrivarono nel 1977 e infine nel 1983, con le variazioni climatiche legate a El Niño e i radicali cambiamenti della vegetazione. In sintesi: nelle annate in cui il seme è stato duro, gli uccelli con becco più grande sono sopravvissuti. Nelle altre annate è avvenuto il contrario. così che abbiamo dimostrato come i cambiamenti nell’ecologia delle piante influenzino l’evoluzione delle specie. L’anno scorso c’è stato un altro brutto cambiamento: in seguito a tre anni consecutivi di piogge, oltre l’80% degli uccelli è morto”.