MACCHINA DEL TEMPO GENNAIO-FEBBRAIO 2006, 22 dicembre 2005
Elettrocardiogramma dal salotto di casa. Teleconsulto medico Roma-Baghdad. Trasmissione di dati clinici in zone colpite da catastrofi o rianimazione se un passeggero è colpito da infarto in aereo
Elettrocardiogramma dal salotto di casa. Teleconsulto medico Roma-Baghdad. Trasmissione di dati clinici in zone colpite da catastrofi o rianimazione se un passeggero è colpito da infarto in aereo. Sono tutte attività che fanno capo a un’unica, nuovissima, branca scientifica: la telemedicina. Settore che potenzialmente è un grande business e che dalla sperimentazione sta per entrare nella realtà quotidiana. Anche perché l’Italia non è affatto indietro come si potrebbe pensare. Telecardiologia, teleradiologia, teleconsulto medico e medicina d’emergenza sono soltanto alcuni dei campi di applicazione della telemedicina. Quelli dove si concentra il maggior numero di esperienze italiane. La teleradiologia offre un esempio lampante di come funzionino le tecnologie sanitarie avanzate. Davide Caramella, professore associato di Radiologia all’Università di Pisa e delegato per le attività informatiche della Società italiana di radiologia medica, spiega così il suo lavoro: «La teleradiologia consente di trasmettere a distanza le immagini diagnostiche, come una radiografia o una risonanza magnetica. Oggi la maggior parte delle apparecchiature radiologiche producono immagini in modo digitale, quindi è sufficiente che la rete locale del reparto di radiologia sia connessa alla rete esterna». «Naturalmente», prosegue Caramella, «le connessioni di rete devono assicurare la rapida trasmissione di grandi quantità di dati, perché una radiografia del torace corrisponde a 16 MByte e una Tac a oltre 100 MByte. Oggi esiste un’offerta molto ricca di connessioni a banda larga, cioè capaci di trasportare ingenti masse di dati». «Le apparecchiature impegnate», continua «includono tutte le macchine digitali presenti in radiologia. Per non avere problemi nella lettura remota delle immagini, è necessario che le apparecchiature siano conformi a uno standard tecnologico - il DICOM (Digital Imaging and Communications in Medicine) - che consente la piena interoperabilità di tutte le macchine, anche di diversi costruttori». La medicina d’urgenza applica già da qualche anno le tecnologie sanitarie avanzate e le esperienze stanno dando risultati sorprendenti. Dal 2001, il 118 di Milano, gestito dall’ospedale Niguarda, ha trasmesso circa 7 mila elettrocardiogrammi da postazioni remote. «A bordo delle ambulanze», spiega Giancarlo Fontana, responsabile del 118 di Milano, «utilizziamo Lifepack 12, una macchina che consente di inviare in tempo reale dati come l’elettrocardiogramma via Gsm. La centrale operativa di Niguarda li valuta e, in caso di urgenza, possiamo preparare la sala operatoria ancor prima che il paziente arrivi in ospedale». La stessa cosa avviene con l’elicottero che lavora per l’ospedale milanese. Risultato: meno decessi e meno ingorghi in ospedale. Oltre che un risparmio di costi, dal momento che i pazienti non urgenti non hanno occupato il personale medico. Luigi Morgese, responsabile della divisione Emergency Response Systems di Medtronic, l’azienda che produce e distribuisce Lifepack 12, ci spiega il funzionamento: «Si tratta di un monitor-defibrillatore multiparametrico per il soccorso extra e intraospedaliero. La trasmissione dei rapporti registrati può avvenire sia attraverso linea fissa che via Gsm e via satellite, in modalità dati e non ad accoppiamento acustico. La ricezione è centralizzabile su un server e avviene sulla stazione pc Lifenet Rs. I segnali sono invece ricevuti in analogico, convertiti in digitale e poi memorizzati. Sono così pronti per essere elaborati. La trasmissione satellitare può anche essere abilitata automaticamente quando non ci sia la copertura Gsm o quando ci si trovi in cielo aperto, come in elicottero o in aereo». Un progetto di teleconsulto medico e formazione telematica a distanza coinvolge gli ospedali italiani nel mondo attraverso un’associazione costituita, nel 2004, da cinque ministeri (Salute, Affari Esteri, Istruzione, Università e Ricerca, Italiani nel Mondo e Innovazione e Tecnologie): l’Alleanza degli ospedali italiani nel mondo, che annovera tra i soci ordinari 33 centri sanitari d’eccellenza medica in Italia e 34 ospedali italiani nel mondo. Il teleconsulto coinvolge circa 270 specialisti degli ospedali in Italia impegnati su un catalogo di prestazioni che conta 41 capitoli del codice internazionale ICD9-CM, corrispondenti a 4.624 patologie. Paola Monari, responsabile Ict del Segretariato di assistenza tecnica, organo attuativo delle finalità dell’Alleanza degli Ospedali nel Mondo e ospitato presso il ministero della Salute, spiega il funzionamento e l’organizzazione del servizio: «Ogni ospedale dispone di accessi Internet e postazioni di lavoro equipaggiate con un sistema di posta elettronica specializzato nella strutturazione dei dati sanitari per il teleconsulto asincrono internazionale tra medici. qui che arrivano le richieste di teleconsulto da parte degli ospedali all’estero ed è qui che risiede la banca dati globale del servizio. Ciascuna postazione ha a disposizione la banca dati completa dei teleconsulti in locale. Le domande sono inoltrate dal Segretariato ai centri di eccellenza in Italia e sempre il Segretariato provvede a trasmettere la risposta al medico richiedente». Il tipo di dati trasmessi è estremamente vario: si va dalla diagnostica per immagini alla raccolta dei referti. Spiega ancora Monari: «Abbiamo realizzato la rete telematica dell’Alleanza avvalendoci degli Internet Service Provider locali che hanno fornito collegamenti Adsl, Hdsl e Isdn e di un unico Isp satellitare per l’Africa sub-saharaiana, dove non erano disponibili connessioni terrestri». Anche nella videocomunicazione ci sono servizi italiani a pieno regime. Come quelli sviluppati da Aethra, azienda di Ancona quarta sul mercato della videocomunicazione. «Home care, teleconsulto e formazione medica a distanza» precisa Vincenzo Gullà, vertical applications marketing manager di Aethra «sono possibili trasmettendo dati sia su linea Isdn che in modalità IP (Adsl o via satellite), grazie alla conformità con gli standard internazionali H.323 e T.120». Eykona 700, per esempio, è una nuova soluzione di televideoconsulto basata sul codec (codificatore/decodificatore) di videocomunicazione AVC400/M, integrato con una workstation che combina la videocomunicazione alla gestione dei dati e delle immagini emesse dagli apparati elettromedicali collegati. ViTA (Video Telemedicine Assistance) è invece una soluzione che collega il medico e il paziente. La postazione del paziente è realizzata con il videotelefono di Aethra, Theseus, a cui sono collegati apparati elettromedicali gestiti dalla postazione medica remota, quest’ultima composta da un PC, con il software ViTA e il codec di videocomunicazione Vega Pro S. Per questa applicazione di home care, Aethra ha sviluppato un fonendoscopio elettronico della Telestethphone. Una porta multiseriale (M.a.r.t.a.) consente la gestione centralizzata degli apparati elettromedicali. Tra le frontiere della telemedicina, c’è proprio il satellite. Pioniera è l’Esa (European Space Agency). Francesco Feliciani, responsabile dell’area applicazioni al Dipartimento di telecomunicazioni dell’Estec (European space research and technology centre), afferma: «Le tecnologie coinvolte in un progetto di telemedicina toccano diversi ambiti: dalla strumentazione dei sensori medici a quelle dei sistemi informatici e alle telecomunicazioni. In quest’ultimo ambito, le telecomunicazioni via satellite vanno a fare da complemento a quelle di terra - sia fisse sia mobili - siano esse di carattere locale o globale. Nel campo delle comunicazioni satellitari lo standard Dvb (Digital video broadcasting) è utilizzato per la trasmissione digitale dei segnali televisivi con le sue estensioni per supportare terminali utenti interattivi (lo standard Dvb-Rcs), che hanno giocato un ruolo importante per promuovere la telemedicina via satellite». Sono quattro i progetti dell’Esa: l’italiano Igea Sat, guidato da Alcatel Alenia Space e Telbios, che sta mettendo a punto un sistema di telemonitoraggio e videoassistenza domiciliare per pazienti cronici. Il progetto Reach, sotto la guida di Telesat, sta validando un sistema di telepsichiatria in Ontario, Canada, mentre il progetto franco-tedesco Temos sviluppa una rete di qualità tra ospedali per fornire una risposta a pazienti in emergenze mediche all’estero. Infine, il progetto Video-4DistanceLearning, diretto da OpenSky, che realizza un sistema interattivo di formazione a distanza per il personale medico. «Ma le tecnologie più innovative», conclude Feliciani, «riguardano la parte sensoristica, con elementi miniaturizzati sempre più orientati alle body networks. Alcuni progetti stanno valutando, ad esempio, l’adozione di indumenti come maglie o guanti con sensori, che forniscano dati sui parametri vitali in modo continuativo e non invasivo. Queste tecnologie sono sempre più mirate a fornire soluzioni integrate con diversi tipi di sistemi di comunicazione mobili. Ma innovazione significa anche rispondere in maniera sempre più adeguata e a costi contenuti».