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 2005  dicembre 22 Giovedì calendario

Immaginate una mattina come tante altre. Sorseggiate un caffè, vi fate la doccia, cominciate a vestirvi

Immaginate una mattina come tante altre. Sorseggiate un caffè, vi fate la doccia, cominciate a vestirvi. E, naturalmente, siete convinti che siete stati voi a decidere l’istante in cui indossare gli abiti. Eppure non è così. Voi non avete fatto altro che volere qualcosa... già deciso dal cervello qualche centinaio di millesimi di secondo prima! Indipendentemente dalla vostra coscienza. In altre parole: i neuroni hanno cominciato a stimolare le aree del cervello necessarie a quell’azione, poco prima che voi ve ne rendeste conto!  la scoperta - sorprendente - del neurologo Patrick Haggard, dell’University College di Londra (Gran Bretagna). Secondo Haggard, quando proviamo il desiderio di fare un gesto, qualsiasi esso sia, non facciamo altro che volere ciò che certe zone del cervello hanno appena deciso a nostra insaputa. «Siamo convinti che quando effettuiamo un’azione, ad esempio tendere il braccio e prendere una giacca di lana se fa freddo, la facciamo perché vogliamo», dice Haggard. «Ma ci sbagliamo! L’esecuzione di quel gesto è cominciata nel nostro cervello indipendentemente dalla nostra coscienza. Soltanto in seguito prendiamo coscienza della volontà di fare un determinato gesto. E lo facciamo». Anche se siamo coscienti delle motivazioni che guidano i nostri atti, è la scelta dell’istante preciso in cui agiamo che sfugge alla nostra volontà. Quindi, è vero che ci vestiamo perché vogliamo vestirci, ma non prendiamo gli abiti quando decidiamo noi. Ma su cosa si basa lo studio di Haggard? Su un esperimento della neurobiologa Angela Sirigu dell’Istituto delle Scienze cognitive di Lione. Quindici volontari, seduti a un tavolo di fronte a un pulsante, dovevano pigiarlo nel momento in cui ne avevano voglia. Unica regola del gioco: dovevano ricordarsi la posizione esatta della lancetta di un orologio creato apposta per l’esperimento (effettuava un giro completo in 2 secondi e 46) nel momento in cui spingevano il pulsante. Nel frattempo l’attività del loro cervello veniva monitorata con l’elettroencefalogramma, in modo da rivelare l’inizio del ”potenziale di preparazione motoria”: un aumento brusco dell’attività elettrica dei neuroni indica infatti che il cervello ha appena dato il via all’azione di pigiare sul pulsante, ovvero il momento reale in cui il cervello decide di agire. Il risultato è stato inconfutabile: «Il potenziale di preparazione motoria precede in media di 350 millesimi di secondo l’istante in cui i soggetti hanno la sensazione di decidere coscientemente di pigiare il pulsante», rivela Angela Sirigu. «Mentre il movimento del braccio avviene 200 millesimi di secondo dopo la decisione cosciente». Il gesto, insomma, è già iniziato dal cervello prima che l’individuo decida coscientemente di farlo. La presa di coscienza è generata dall’innesco - non cosciente - del gesto da parte del cervello. Con l’elettroencefalogramma si è visto che la corteccia parietale attiva la corteccia motoria alla quale chiede di effettuare l’azione. Durante il – dialogo” tra cortecce, i neuroni si scambiano informazioni all’insaputa della coscienza. «Ma una volta che il ”potenziale di preparazione motoria” è stato innescato, la corteccia motoria informa la parietale della natura precisa del movimento da eseguire in base al suo ordine», dice Sirigu. «Ed è proprio la ricezione dell’informazione da parte della parietale che genera nel soggetto la coscienza di voler pigiare il fatidico bottone!». Quindi è solo perché la nostra corteccia parietale e motoria si sono messe d’accordo sulla natura precisa di un gesto da effettuare che finiamo per provare la sensazione di volerlo fare. Se la nostra libertà d’azione si riassume nel volere ciò che il nostro cervello ha già deciso, dobbiamo dedurre che siamo sottomessi alle sue scelte? «Assolutamente no», dice Sirigu. «Noi disponiamo della libertà di veto, ossia possiamo rifiutare ciò che il nostro cervello ha già deciso». Ad esempio, immaginate che qualcuno faccia finta di lanciarvi una palla. «In un primo momento il vostro cervello attiva un ”potenziale di preparazione motoria”, quello che 350 millisecondi più tardi genera in voi la presa di coscienza che vi fa aprire le mani. Ma comprendendo che si tratta di uno scherzo e che il vostro gesto sarà inutile, potete inibirlo. A patto però che facciate in fretta! Infatti disponete soltanto di 200 millisecondi per interrompere il processo scatenato. Lasso di tempo che, come abbiamo visto, esiste tra la coscienza della volontà d’agire e la realizzazione dell’azione». A questo punto, viene da chiedersi: siamo pilotati dal nostro cervello nella totalità degli atti che eseguiamo? «No», dice Haggard, «La sottomissione della nostra volontà alle decisioni del cervello riguarda un numero di azioni abituali, ma è evidente che per decisioni più complesse l’influenza della nostra volontà resta molto importante. Ad esempio, immaginate di aver deciso di comprarvi un paio di scarpe dopo aver esitato per settimane tra due modelli. In questo caso la decisione finale non è certo dettata dal vostro cervello a vostra insaputa. Al contrario, è scaturita da una decisione perfettamente cosciente, nel corso della quale avete valutato razionalmente vantaggi e svantaggi di ciascun acquisto». Anche se il ruolo del nostro libero arbitrio rimane predominante in questo genere di decisione, è difficile valutare in che misura entri in gioco. «Determinare ciò che accade nel cervello di un individuo che riflette a lungo per prendere una decisione complessa è molto complesso. Per questa ragione, sinora, abbiamo studiato solo processi cerebrali che presidiano azioni motorie semplici come pigiare un pulsante», dice Haggard. Per quanto importanti siano questi esperimenti neuroscientifici nella comprensione del nostro libero arbitrio, la vera natura di questa facoltà così importante resta ancora avvolta nel mistero. «Il contributo delle scienze cognitive nel dibattito sulla natura del libero arbitrio è molto recente», spiega Haggard. «Quindi è probabile che nuove conoscenze in questo settore verranno acquisite nel corso dei prossimi anni».