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 2005  dicembre 22 Giovedì calendario

Emilio Baccarini è docente di Antropologia filosofica e Filosofia della Religione all’Università Tor Vergata di Roma

Emilio Baccarini è docente di Antropologia filosofica e Filosofia della Religione all’Università Tor Vergata di Roma. Che cos’è il libero arbitrio? Forse la definizione più semplice, ma non per questo semplicistica, è: la capacità dell’uomo di scegliere, o meglio la volontà di scegliere le proprie azioni. Ma esiste davvero questa capacità? Proverò a dare una dimostrazione al contrario: nella società in cui viviamo, se l’uomo fosse totalmente determinato, cioè già ”programmato” dalla nascita, non potrebbe essere condizionato nelle sue scelte ad esempio dalla pubblicità. Sarebbero inutili allora campagne pubblicitarie di milioni di euro...  uscito un libro dal titolo provocatorio, La morale è una favola. Che cosa ne pensa? Se la morale è una favola, allora fra vittime e carnefici non ci sarebbe differenza, così come fra male e bene. La morale esiste, eccome... Al libero arbitrio e al potere di scegliere si associa una gran scelta, la religione. La religione c’è così come c’è un Padre. La differenza fra il determinismo degli animali e la ”libertà condizionata” dell’uomo è che noi siamo in grado di riconoscere la nostra determinatezza, la nostra libertà ”finita”. In un breve apologo Franz Rosenzweig, filosofo ebreo che viveva a Francoforte sul Meno, scriveva: «Se il fiume il sabato si fermasse, automaticamente tutti riconoscerebbero che il sabato è sacro perché questo sarebbe un miracolo e quindi ne saremmo condizionati. Ma Dio non lo vuole, perché il sabato deve essere sacro per una libera scelta. Quindi Dio ci vuole liberi». Che cosa comporterebbe la mancanza di libero arbitrio? Sarebbe un controsenso anche il procedimento giuridico. Che significato avrebbe il delitto preterintenzionale se non ci è dato di scegliere? Con il condizionamento genetico non c’è colpevolezza. E poi, legato al sistema di libero arbitrio, c’è la possibilità di perdonare, un atto di volontà che è un gran dono. Il naturalismo alla base della ricerca genetica è a volte esasperato. L’essere umano non è solo una concatenazione di fatti genetici. Se si riduce il corpo umano a una macchina, viene snaturata l’essenza stessa dell’uomo. Che cosa significa negare il libero arbitrio? Significa, ad esempio impedire la capacità dell’uomo di andare al di là. Quando Leopardi ha scritto L’Infinito, quando Proust ha scritto A la recherche du temps perdu, entrambi facevano una cosa identica: aspiravano all’orizzonte infinito, l’orizzonte della libertà. C’è chi, cercando la libertà, scrive capolavori. Naturalmente non esiste una formula per tutti, ma per tutti c’è la grande libertà di fare le proprie scelte. Consapevoli».