MACCHINA DEL TEMPO GENNAIO-FEBBRAIO 2006, 22 dicembre 2005
Non erano tutti nazisti. E non è vero, come si è scritto per anni, che non ci sia neanche stata una ”resistenza interna” alla dittatura hitleriana (anche se non ha avuto le caratteristiche di ”guerra civile” come è accaduto, invece, in Italia)
Non erano tutti nazisti. E non è vero, come si è scritto per anni, che non ci sia neanche stata una ”resistenza interna” alla dittatura hitleriana (anche se non ha avuto le caratteristiche di ”guerra civile” come è accaduto, invece, in Italia). Uno straordinario film tedesco di un giovane regista, Marc Rothemund (classe 1968), La Rosa Bianca, da qualche settimana nelle sale, sembra aver aperto uno squarcio in questa storiografia ”resistenziale” che ora può alimentarsi anche del contributo degli archivi della ex Ddr. Eppure il ricordo dell’opposizione interna al regime è ancora vivissimo sia tra i sopravvissuti (pochi, per la verità), sia tra i loro parenti. I quali ultimi non sembrano aspettare altro che poter aprire ai giornali e agli storici il proprio magazzino della memoria. Lo hanno fatto, per esempio, due lettrici di Macchina del Tempo subito dopo aver visto, in una recente puntata della trasmissione televisiva Appuntamento con la Storia, uno straordinario documentario sull’attentato a Hitler del 20 luglio 1944, maturato e organizzato all’interno dei circoli aristocratici prussiani da sempre contrari all’’imbianchino austriaco”. E lo hanno fatto prendendo carta e penna e scrivendo a Macchina del Tempo le testimonianze che trovate in queste pagine. La prima testimonianza è di Lucia Marcucci von Hagen, cugina del giovanissimo tenente della Wehrmacht, Albrecht von Hagen, che collocò la borsa con l’esplosivo sotto la scrivania del Führer. Oggi Lucia Marcucci von Hagen vive a Firenze e coltiva il ricordo struggente del sacrificio del cugino del quale non esiste neppure una tomba. La seconda testimonianza è di Giuseppina Trentini, insegnante di tedesco a Rovereto e traduttrice della biografia della contessa Marion Doenhoff, mitica direttrice (poi coeditrice) del settimanale Die Zeit di Amburgo e sostenitrice, anche lei, di quel gruppo di giovani ufficiali che il 20 luglio del ’44 voleva chiudere con una bomba la terribile esperienza hitleriana. Come Lucia Marcucci von Hagen, anche Giuseppina Trentini conserva il ricordo commosso della ”contessina rossa” morta nel 2002 e il cui lavoro di giornalista, negli anni del dopoguerra, ha contribuito all’affermarsi della democrazia nella Germania di oggi. La biografia di Marion Doenhoff è pubblicata in Italia da Neri Pozza.