Nova-Il Sole 24 Ore 15/12/2005, pag.1 Luca De Biase, 15 dicembre 2005
Abitanti affamati in quel grattacielo alto un chilometro. Nova-Il Sole 24 Ore 15/12/2005. C’è chi progetta un grattacielo alto un chilometro
Abitanti affamati in quel grattacielo alto un chilometro. Nova-Il Sole 24 Ore 15/12/2005. C’è chi progetta un grattacielo alto un chilometro. E c’è chi lamenta che non abbiamo più terra coltivabile sufficiente a soddisfare la fame degli esseri umani. Le città si innalzano e si ingrandiscono superando in superficie, calcolano all’Ocse, l’area del pianeta dedicata all’agricoltura. Del resto, è ovvio: all’inizio del Novecento eravamo 1,7 miliardi, alla fine del secolo scorso eravamo 6 miliardi e stiamo andando inesorabilmente verso i 9 miliardi di abitanti sulla Terra. Se prendessimo questi dati e li ficcassimo in un modello del sistema terrestre, proiettando queste tendenze verso il futuro, non avremmo motivo di starcene qui tranquilli a leggere un giornale. Ma - per fortuna - John Sterman, professore di dinamica dei sistemi al Mit, ha scritto un paper dal titolo: "Tutti i modelli sono sbagliati". Come dire: sembra impossibile, ma una soluzione ci dev’essere da qualche parte. Sarà. Intanto lo spazio urbano continua a espandersi. In modo triste e scoordinato nelle periferie. In modo spettacolare nei grandi centri degli affari. Gli esperti stanno ancora dibattendo sul l’ipotesi lanciata dal geologo Lin Cheng-horng, dell’Institute of Earth Sciences a Taiwan, secondo la quale la presenza della torre 101 di Taipei, che con i suoi 500 metri circa di altitudine è l’edificio più alto del mondo, causa terremoti nel l’isola cinese. Ma questo non ha certo fermato il progetto per la costruzione di un grattacielo alto 800 metri, a Dubai: un’opera affidata alla coreana Samsung Corporation e che si concluderà nel 2008. E soprattutto non ha scoraggiato il governo del Kuwait dal suo piano di costruire un edificio alto oltre un chilometro per la città di Madinat al-Hareer, come riportano "Architects’ Journal" e "New Scientist". Se ne dovrebbe occupare lo studio londinese di Eric Kuhne. La costruzione dovrebbe ospitare 7mila persone, per un investimento da quasi 120 miliardi di euro. Intanto, il Center for sustainability and the global environment (Sage) del l’Università del Wisconsin ha costruito la mappa dell’estensione delle coltivazioni sul pianeta, osservando che le superfici dedicate all’agricoltura si stanno espandendo rapidamente nel tentativo di soddisfare le crescenti necessità della popolazione umana. Secondo Navin Ramankutty, ricercatore del Sage, il problema è chiaro: "Come possiamo continuare a produrre sempre più cibo e nello setsso tempo evitare le conseguenze negative sul piano ambientale come la deforestazione, l’inquinamento delle acque, l’erosione del suolo?". Come tutti i modelli, secondo Sterman, pure quello malthusiano è sbagliato. Anche nelle sue nuove incarnazioni sviluppate al Mit, dai "Limiti dello sviluppo" del Club di Roma in poi. Ma questo non significa che non indichi una realtà inequivocabile: se non cambia qualcosa di fondamentale, l’umanizzazione della Terra incontrerà necessariamente un limite. Certo, la premessa si può correggere: perché qualcosa di fondamentale può e deve cambiare. La ricerca e l’innovazione, in fondo, servono proprio a questo. Luca De Biase