MACCHINA DEL TEMPO GENNAIO-FEBBRAIO 2006, 21 dicembre 2005
<<Lei si ritiene fortunato?>>. Non è lontano il giorno in cui un colloquio di lavoro potrebbe chiudersi con questa domanda: la fortuna, infatti, sembra diventare sempre più una qualità che selezionatori del personale e cacciatori di teste d’alto profilo tengono in considerazione quando si tratta di scegliere il candidato ideale
<<Lei si ritiene fortunato?>>. Non è lontano il giorno in cui un colloquio di lavoro potrebbe chiudersi con questa domanda: la fortuna, infatti, sembra diventare sempre più una qualità che selezionatori del personale e cacciatori di teste d’alto profilo tengono in considerazione quando si tratta di scegliere il candidato ideale. «Davanti a qualcuno che ha saputo trovarsi al posto giusto nel momento giusto ormai non si pensa più soltanto alla predestinazione» dice Thierry Dereux, analista di risorse umane del gruppo francese Bernard Juhliet. «Al contrario deduciamo che questa persona ha una grande capacità di intuizione, uno stato d’animo estremamente propositivo e positivo che gli permette di provocare le situazioni fortunate e di saperle cogliere quando si presentano. Insomma, vediamo la fortuna non come un dono che si riceve alla nascita ma come un’abilità che si può apprendere». Proprio in quest’ultima affermazione starebbe il segreto della felicità: psicologi, sociologi, analisti e talvolta perfino matematici ormai non vedono più la fortuna come la dea bendata e capricciosa dei nostri antenati, ma la considerano come la capacità di maneggiare il corso degli eventi per trovarsi davvero, ogni volta o almeno spesso, al posto giusto nel momento giusto. Taleb Nassim Nicholas, trader di Wall Street nonché docente di Sciences of Uncertainty all’Università del Massachusetts, nel suo libro Giocati dal caso: il ruolo della fortuna nella finanza e nella vita (Il Saggiatore) afferma infatti che «il camuffamento della fortuna, percepita come abilità, si manifesta sotto le spoglie dell’idiota fortunato, quella persona che ha beneficiato di una fortuna sproporzionata ma attribuisce il proprio successo a qualche altra ragione, generalmente molto precisa». il caso appunto del trading finanziario, cita sempre Taleb dalla sua esperienza di vita, «un campo in cui si ha spesso l’impressione che una strategia sia eccellente, o che un imprenditore sia dotato di visione solo per poi comprendere che il 99,9 per cento dei loro risultati è attribuibile al caso». Il fraintendimento ruota attorno al ruolo della serotonina: «Questo neurotrasmettitore, infatti, può influenzare gran parte dei nostri comportamenti», spiega lo scienziato: «Può innescare un feedback positivo, un circolo virtuoso che induce a pensare di poter fare sempre meglio degli altri. Ma c’è anche il risvolto della medaglia. In caso di evento negativo dovuto al caso, nella mente si può innescare una dinamica contraria capace di avviare un circolo vizioso. Il fallimento determina una caduta nella gerarchia la quale a sua volta causa comportamenti che determinano ulteriori fallimenti». IMPREVISTI O PROBABILITA? «La fortuna non è altro che una chiave di lettura», ammonisce il professor Stefano Oss, responsabile del Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche all’Università di Trento. «Un modo per interpretare ciò che avviene e che è regolato dalle leggi del caso anziché da quelle di tipo deterministico». In termini pratici: quando si lancia un dado si può anche sapere quante probabilità esistono che presenti una determinata faccia (una su sei) e ci si può pure aspettare che statisticamente, dopo molti lanci, un sesto degli esiti presenterà proprio quella determinata faccia, ma «fino a quando il dado non si ferma io non posso sapere che lato uscirà: la differenza tra la statistica e le altre discipline è che io posso anche sapere la probabilità di un evento, ma non posso certo predirne l’esito. Insomma, sentirsi fortunati è più che altro una disposizione d’animo», continua ad argomentare il professor Stefano Oss. LA BUONA SORTE ARRIVA... A GRappoli! Dobbiamo quindi rassegnarci a vedere la vita come un Monopoli dominato dal caso? No, afferma il dottor Amir D. Aczel autore di Chance. Dai giochi d’azzardo agli affari (di cuore): Il ruolo della probabilità (Raffaello Cortina Editore, 2005, 13 euro). «Sono convinto che alla fortuna si possa dare una spiegazione matematica: la fortuna tende infatti a manifestarsi a grappoli. Basta considerare l’esempio della monetina: se proviamo a giocare a testa o croce non avremo mai sequenze regolari testa - croce - testa - croce ma aggregazioni di esiti del tutto irregolari. un po come gli alberi in un prato: non si trovano mai omogeneamente distribuiti ma tendono a raggrupparsi e così fanno anche gli eventi della vita, belli o brutti, oppure fortunati o sfortunati che siano». Il professor Aczel infatti è convinto che si possa guidare la fortuna e che le strategie utili a un giocatore d’azzardo possano servire anche a un innamorato che voglia conquistare la sua amata o a un disoccupato in cerca del lavoro ideale. Innanzitutto è fondamentale saper riconoscere quelli che il professor Robert H. Hopcke - direttore del Center for Symbolic Studies di Berkeley in California - chiama eventi sincronistici: «Quasi ogni giorno si verificano nella nostra vita degli avvenimenti il cui particolare legame richiama il nostro interesse», scrive l’autore di Nulla succede per caso: le coincidenze che cambiano la vita. «Alcune di queste coincidenze quasi sembrano non toccarci, né emotivamente né sotto l’aspetto intellettivo. Ma se prestiamo una qualche attenzione all’effetto che gli eventi hanno su di noi, ci accorgiamo di avere già sperimentato un diverso tipo di coincidenza, una convergenza di eventi che ci ha lasciato scossi. In quel momento sappiano che ci sta capitando qualcosa di importante, carico di significati. Percepiamo e vediamo, in questa accidentalità, un elemento significativo». Scopri il gorilla nel campo di basket Ciò detto, come possiamo attuare strategie e pratiche per influenzarne il corso della fortuna nella vita di tutti i giorni? Non basta semplicemente moltiplicare le opportunità di essere fortunato: «Le persone fortunate non hanno successo perché si impegnano più degli altri, né perché possiedono doti eccezionali o un’intelligenza superiore alla media», dice il professor Richard Wiseman, lo scienziato dell’ottimismo autore di Fattore Fortuna (Sonzogno, 2003, 15 euro). «La buona sorte non è scritta nei geni e tantomeno nel libro del destino, dipende da noi, dal nostro atteggiamento mentale, dalla capacità di individuare e cogliere le opportunità più favorevoli». Significativo è l’esperimento di psicologia che dà il titolo al nuovo lavoro del professor Wiseman, Dov’è il Gorilla? Impara a cogliere tutte le opportunità che la vita ti offre (2005, Sonzogno, 12 euro), presentato al Festival della Scienza 2005: ad alcuni spettatori è mostrato il video di una gara di basket, con il compito di contare i passaggi. A metà tempo si intromette in campo un uomo vestito da gorilla del quale nessuno si accorge, mentre quasi tutti sono in grado di riportare esattamente il numero di passaggi della palla. Morale: la fortuna ci può passare più volte accanto nel corso della vita, ma non sempre - o quasi mai - abbiamo l’attenzione necessaria per cogliere i suoi messaggi: «I più grandi pensatori, inventori e scienziati hanno trovato soluzioni eclatanti esplorando gli aspetti meno evidenti di un problema», dice il professor Wiseman, «Hanno cioè individuato il gorilla che cercava di attirare la loro attenzione». «Dopo aver intervistato centinaia di soggetti fortunati e sfortunati, mi sono reso conto che esistono quattro differenze fondamentali tra una vita baciata dalla sorte e una iellata», dice Wiseman, «I fortunati incappano sempre nelle opportunità fortuite più favorevoli; i fortunati - inoltre - fanno scelte azzeccate senza sapere esattamente il perché; sogni, speranze e ambizioni dei fortunati miracolosamente si realizzano; infine i fortunati possiedono la dote di trasformare le sventure in circostanze vantaggiose». Proprio studiando le quattro caratteristiche che sembrano individuare le persone baciate dalla fortuna, il professor Wiseman ha stabilito i quattro principi fondamentali della felicità. 1° PRINCIPIO: COGLI l’attimo Parlando del primo principio il professor Wiseman chiarisce che «l’esistenza dei fortunati è costellata di opportunità fortuite ed essi stessi sono convinti che simili opportunità siano il risultato di pura casualità, ma il mio studio ha rivelato che questi eventi all’apparenza accidentali derivano dalla loro struttura mentale. Il modo in cui pensano e si comportano offre loro maggiori possibilità di creare, notare e afferrare le opportunità fortuite della vita perché essere al posto giusto nel momento giusto significa, in realtà, essere nel giusto stato d’animo». Insomma, i fortunati incappano in un numero maggiore di opportunità perché costruiscono e alimentano una solida rete della fortuna grazie «a valori molto più elevati - rispetto agli sfortunati - nella dimensione della personalità chiamata estroversione: conoscono tante persone e si tengono in contatto con gli altri». Inoltre hanno un atteggiamento rilassato nei confronti della vita: questo permette loro (come nell’esperimento del gorilla nel video di basket) di accorgersi delle opportunità fortunate quando vi incappano. «Sono più rilassati e dunque più aperti alle opportunità quando leggono il giornale, ascoltano la radio oppure vanno a una festa e fanno nuovi incontri», sottolinea il professore. 2° PRINCIPIO: fatti guidare dal SESTO SENSO «Quando ho domandato ai fortunati che cosa determinasse le loro scelte, mi sono sentito rispondere che semplicemente sanno quando una decisione è giusta», continua Wiseman introducendo il secondo principio, «Mi sono allora prefissato di scoprire se fortunati e sfortunati si distinguessero in un aspetto piuttosto misterioso del processo decisionale, ossia l’intuito». I risultati del test organizzato per verificare questa intuizione sono affascinanti: tra decisioni finanziarie e d’affari, scelte professionali e relazioni personali la percentuale di chi si lascia guidare dal sesto senso è decisamente più elevata tra i fortunati che tra gli iellati. Ma la cosa ancor più sorprendente è che «i favoriti dal destino usano in percentuale maggiore rispetto agli iellati diverse tecniche per affinare il sesto senso»: la meditazione, la capacità di interrompere il ragionamento attorno a un problema per tornare a rifletterci in un secondo momento, la capacità di sgomberare la mente e di utilizzare un luogo tranquillo quando si deve prendere qualche decisione importante. Insomma, i fortunati si danno da fare per potenziare il loro intuito. 3° PRINCIPIO: LA STRATEGIA DELL’OTTIMISMO Il terzo principio di Fattore Fortuna è una vera e propria esortazione: bisogna essere ottimisti. Dai test effettuati da Wiseman, infatti, «i fortunati che guardano all’avvenire con fiducia sono ben più numerosi degli sfortunati ottimisti e le due tipologie guardano il mondo in maniera molto diversa: i primi credono che il futuro sarà roseo e luminoso, i secondi che sarà nero e triste». E proprio sull’atteggiamento attorno al futuro si spaccano i comportamenti tra fortunati e sfortunati: i primi infatti cercano di raggiungere i loro obiettivi anche se le probabilità di successo sono scarse, non si arrendono di fronte ai fallimenti e si aspettano sempre che le loro interazioni con gli altri siano propizie e vantaggiose. 4° PRINCIPIO: TRASFORMA LA JELLA IN BUONA SORTE Ed eccoci infine al quarto principio elaborato da Wiseman: «I fortunati riescono a tramutare i brutti scherzi del destino in situazioni favorevoli: essi infatti guardano sempre il risvolto positivo delle situazioni e immaginano spontaneamente che le cose sarebbero potute andare peggio. Questo li conforta e alimenta la convinzione di essere persone con un’esistenza fortunata». Ed è proprio questa idea a convincere i fortunati che i colpi bassi del destino, a lungo andare, si risolveranno nel migliore dei modi, a non rimuginare continuamente sulle passate sventure e soprattutto a darsi da fare per evitare la sfortuna nel futuro. Perché, come chiude il suo libro il professor Wiseman, «quando si tratta della fortuna, il futuro è nelle nostre mani».