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 2005  dicembre 21 Mercoledì calendario

La sorte favorisce solo le menti preparate» amava ripetere Louis Pasteur alludendo - senza saperlo - alla serendipità, quella capacità di captare un indizio anche quando non lo si cerca, l’abilità di cogliere al volo un’idea accidentale e soprattutto il coraggio di seguire quell’intuizione

La sorte favorisce solo le menti preparate» amava ripetere Louis Pasteur alludendo - senza saperlo - alla serendipità, quella capacità di captare un indizio anche quando non lo si cerca, l’abilità di cogliere al volo un’idea accidentale e soprattutto il coraggio di seguire quell’intuizione. Il termine nasce da una favola persiana del XV secolo: i tre figli del re filosofo di Serendip, l’attuale Sri Lanka, partono per un lungo viaggio nel corso del quale arricchiranno la loro cultura grazie a una serie di scoperte dovute al caso e alla loro straordinaria capacità di osservazione. Questa favola fu tradotta dallo scrittore inglese Sir Horace Walpole cui si deve il conio della parola serendipity. In epoca moderna la sua accezione è dovuta al sociologo Robert K. Merton (Viaggi e avventure della Serendipity, Il Mulino, 2002, 24 euro) che vi rintracciava la possibilità di rendere conto del dato «imprevisto, anomalo e strategico» nel processo della scoperta scientifica. «Con il termine serendipità si indica l’attitudine a fare scoperte fortunate e impreviste» spiega Massimo Polidoro del Cicap. «E la storia della scienza offre numerosi esempi di serendipità». Serendipity, Accidental Discoveries in Science di Royston M. Roberts (288 pagine, 17.95 euro, in vendita su Amazon.com) è la summa di tutte – o quasi – le scoperte e invenzioni accidentali. Un esempio per tutti: si narra che Isaac Newton notò la celebre mela cadere a terra e cominciò a pensare alla teoria della gravità un pomeriggio del 1665 in cui, contrariamente alle sue abitudini, decise di bere il tè in giardino. Simile il caso di Alexander Fleming e della scoperta della penicillina, avvenuta quando lo scienziato stava pulendo il suo laboratorio e si accorse che la muffa aveva intaccato uno dei suoi vecchi esperimenti. In campo medico si deve a una banale disattenzione la scoperta delle proprietà dell’LSD (dietilamide-25 dell’acido lisergico), una delle più potenti sostanze allucinogene conosciute: fu Albert Hofmann a scoprire la sostanza nel 1938 ma solo nel 1943 il chimico svizzero si rese conto degli effetti psicoattivi della sua assunzione ingerendo casualmente alcuni microgrammi della sostanza rimasti sulle sue dita. Anche la scoperta del polietilene, il più semplice dei polimeri sintetici ed il più comune fra le materie plastiche è dovuta alla fortuna: fu il chimico tedesco Hans Von Pechmann a sintetizzarlo la prima volta mentre stava riscaldando del diazometano. Ma non solo: anche la sua sintesi industriale fu casuale. Furono Eric Fawcett e Reginald Gibson della ICI a notare quel materiale simile a cera sulle pareti di un contenitore di etilene e benzaldeide sottoposto alla pressione di diverse centinaia di atmosfere. Altra scoperta casuale è quella della vulcanizzazione della gomma: Charles Goodyear stava tentando di ammorbidire il caucciù riscaldandolo a 140°C quando per errore gli cadde dello zolfo e inventò il processo con cui sono prodotti gli pneumatici. Più banale, ma sicuramente curiosa è l’invenzione dei Post-it, i promemoria colorati e adesivi che si trovano in case, scuole e uffici: nel 1968 un ricercatore della 3M, Spencer Silver era allo studio per sviluppare un potente adesivo. Trovò invece la formula per un collante meno resistente che non ebbe applicazione fino al 1974 quando un suo collega, Arthur Fry, lo utilizzò per creare dei ”segnapagina”.