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 2005  dicembre 22 Giovedì calendario

In eredità a Prodi la patata valsusina? L’Espresso 22/12/2005. Qualche giorno fa sono ritornato nella mia vecchia città, Casale Monferrato

In eredità a Prodi la patata valsusina? L’Espresso 22/12/2005. Qualche giorno fa sono ritornato nella mia vecchia città, Casale Monferrato. Anche lì si parla della Tav, delle proteste violente in Val di Susa e delle paure che tormentano la gente del posto. Paure legate soprattutto alla possibile presenza di uranio e di amianto nella montagna che dovrebbe essere attraversata dal tunnel di 57 chilometri. Ma nella mia città se ne parla in modo diverso rispetto ad altre città italiane: per la questione dell’amianto. Amianto è una parola maledetta a Casale. L’amianto era l’ingrediente base della produzione di una fabbrica molto importante in città e per molti anni, l’Eternit. Generazioni di casalesi vi hanno lavorato. Anche un mio zio paterno e altri miei parenti. Avere un posto all’Eternit era una sicurezza, che poteva durare tutta la vita. Poi si è scoperto che l’amianto era un assassino nascosto dovunque in città, nelle costruzioni, nei tetti, nei cortili, nelle recinzioni. Un assassino che aggrediva con lentezza, ma sempre in modo spietato. L’Eternit è ormai chiusa da anni, ma l’amianto continua a uccidere. È la causa di un male dal nome complicato: mesotelioma pleurico. E per il quale non è stata ancora trovata una medicina efficace. Se scopri che hai il mesotelioma, non hai scampo: muori. Secondo i dati che ho raccolto da ”Il Monferrato”, uno storico bisettimanale cittadino, molto diffuso e molto schietto, a tutt’oggi i morti per mesotelioma e in parte per asbestosi sono seicento, un numero enorme per una città che non arriva ai quarantamila abitanti. Sono morte anche persone che non avevano mai lavorato all’Eternit. In autunno ne sono scomparse tre. Poi c’è un ultimo caso che risale alla fine di questo novembre. È deceduta una signora settantenne sposata con un operaio di quella fabbrica. Il marito era morto tredici anni fa, lei è deceduta oggi, forse perché gli lavava le tute. Ma il mesotelioma ha ucciso pure chi, dopo aver vissuto a Casale sino ai vent’anni, se n’era poi andato lontano. La battaglia contro l’amianto è in corso da tempo nella mia città. Con una bonifica radicale, ma che non è in grado di produrre subito risultati. Il periodo di incubazione del mesotelioma è molto lungo, può durare decenni. E il timore è che si possa arrivare a più di mille morti. Ossia a quaranta all’anno sino al 2020. Da quella data la mortalità dovrebbe decrescere, per cessare del tutto attorno al 2040. Se rifletto su quel che accade nella mia Casale, sono costretto a considerare con occhio attento le proteste in Val di Susa e lo slogan ”No Tav”. Il tunnel ferroviario dentro la montagna può liberare la micidiale polvere d’amianto, per non parlare dell’uranio? Ma prima ancora di questa domanda, ce n’è un’altra che per ora non trova una risposta chiara: quelle rocce contengono davvero amianto e uranio? La presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, dei Ds, sostiene di no. Ho sott’occhio una sua intervista, molto netta e drammatica, concessa a Carlo Brambilla dell’’Unità” e pubblicata il 7 dicembre. Dice: in Val di Susa «ha prevalso negativamente l’autoconvincimento che poggia su paure infondate. C’è chi va in giro a raccontare che moriranno tutti di uranio, di amianto e cose così. L’uranio e l’amianto non ci sono. Sono pronta a scommettere con chiunque. Nella valle gira gente che mente sapendo di mentire, e c’è chi ci crede». Chi ha ragione: quelli che hanno paura o il presidente Bresso, i suoi assessori e gli esperti che li affiancano? Confesso di non capirlo. E ammetto che se abitassi in Val di Susa avrei paura anch’io, soprattutto se fossi giovane e con figli piccoli. Contro la paura di ammalarsi e di morire, è difficile averla vinta. questo l’ostacolo più grande alla Tav. Non il ribellismo professionale dei no-global. Non le divisioni incancrenite tra i partiti di centro-sinistra. E neppure il gioco politico, anche meschino, che di certo si cela sotto le fiaccolate, le marce, gli scontri con la polizia. Adesso, dopo il vertice a Palazzo Chigi tra il governo Berlusconi e i sindaci valsusini, tutto sembra fermarsi. Per salvare le Olimpiadi sulla Neve e, soprattutto, per allontanare il momento dello scontro finale. Si faranno nuove indagini per accertare se l’amianto e l’uranio ci sono in quantità pericolose oppure no. Si aspetterà l’arrivo della grande trivella che dovrebbe forare la montagna. Ma soprattutto si attenderà l’esito delle elezioni politiche. Infatti l’inizio dei lavori è previsto per il maggio 2006. In quella data il governo potrebbe già essere cambiato. E la patata bollente della Tav passerà dalle mani di Berlusconi a quelle di Prodi. Ecco un altro problema per i leader nazionali del centro-sinistra, che sino ad oggi si sono ben guardati dal salire in Val di Susa per spiegare alla gente la necessità del traforo e della nuova ferrovia. Come andrà a finire? Una sua idea il Bestiario ce l’ha: la Tav non verrà mai, dico mai, costruita. Posso anche sbagliarmi, ma chi vivrà vedrà. Giampaolo Pansa