MACCHINA DEL TEMPO GENNAIO-FEBBRAIO 2006, 21 dicembre 2005
I fondali marini non sono direttamente osservabili, di conseguenza la loro mappatura e la costruzione di carte batimetriche è un processo difficile
I fondali marini non sono direttamente osservabili, di conseguenza la loro mappatura e la costruzione di carte batimetriche è un processo difficile. Fino ai primi decenni del 1900 la profondità era misurata tramite la deposizione sul fondo di un peso attaccato a una fune. Soltanto in seguito alla Seconda guerra mondiale e allo sviluppo del Sonar (Sound Navigational Ranging), che rileva la profondità emettendo impulsi acustici e misurandone gli echi di ritorno dal fondale, la costruzione di tali mappe è diventata un’operazione più veloce e accurata. Attualmente, per questi rilevamenti viene usato l’ecoscandaglio multifascio (multibeam echosounder), un’evoluzione del sonar, che consente di avere dati di grande precisione. Lo strumento, fissato alla chiglia della nave, rileva la profondità contemporaneamente in numerosi punti del fondale. I punti rilevati sono localizzati su una linea retta perpendicolare alla rotta della nave e la loro profondità è determinata tramite la registrazione della riflessione dei numerosi impulsi acustici (fasci) indirizzati dall’ecoscandaglio ad angoli differenti rispetto a questa verticale. La determinazione della profondità viene ripetuta a intervalli regolari di alcuni secondi durante l’avanzamento della nave. Si ottiene così la copertura di strisciate parallele alla rotta, con larghezza fino a 10 chilometri. La mappatura tridimensionale del fondale e, quindi, la costruzione delle carte batimetriche viene poi assicurata tramite l’acquisizione di dati lungo successive rotte.