Guido Ceronetti, La Stampa 13/12/2005, 13 dicembre 2005
"Ogni vero clown sorge da un altro spazio, da un altro universo: la sua entrata deve figurare un travalicamento dei limiti del reale, e pur nella più grande giovialità ci apparirà come uno ’spirito’
"Ogni vero clown sorge da un altro spazio, da un altro universo: la sua entrata deve figurare un travalicamento dei limiti del reale, e pur nella più grande giovialità ci apparirà come uno ’spirito’. La porta da cui irrompe nell’arena non è meno fatidica della porta d’avorio di cui parla Virgilio, che attraversavano, venendo dagli Inferi, i sogni ingannatori. La sua apparizione ha per fondo un abisso spalancato, da cui quella porta si proietta verso di noi. L’entrata del clown deve rendere palpabile quel penoso Nessun Luogo evocato da Rilke, che è il luogo della sua provenienza" (Jean Starobinski, Portrait de l’artiste en saltimbanque, Skira 1970)