Corriere della Sera 19/12/2005, pag.25 Armando Torno, 19 dicembre 2005
Le Goff: cancellato il Limbo adesso tocca al Purgatorio. Corriere della Sera 19/12/2005. Dopo il limbo, verrà cancellato il purgatorio? Per rispondere ricordiamo innanzitutto che il limbo non è durato nemmeno mille anni, giacché il termine apparve in teologia soltanto dopo Pietro Lombardo (morto nel 1160)
Le Goff: cancellato il Limbo adesso tocca al Purgatorio. Corriere della Sera 19/12/2005. Dopo il limbo, verrà cancellato il purgatorio? Per rispondere ricordiamo innanzitutto che il limbo non è durato nemmeno mille anni, giacché il termine apparve in teologia soltanto dopo Pietro Lombardo (morto nel 1160). E per il purgatorio – luogo che non è menzionato esplicitamente nella Bibbia, ma taluni passi ne suggeriscono l’idea – può anche essere cominciato il conto alla rovescia. Dopo di che è logico credere che si dovranno «sistemare», o quanto meno pensare diversamente, anche paradiso e inferno. Porgendo la questione a Jacques Le Goff, lo storico francese noto per i suoi studi sull’aldilà (Einaudi ha tra l’altro tradotto La nascita del purgatorio), in questi giorni che precedono il Natale e nei quali ancora si discute sulla decisione della Chiesa di fare chiarezza nelle dimensioni ultraterrene, abbiamo avuto l’impressione di essere finiti in un dibattito medievale. Magari tenutosi nel capitolo di una cattedrale o in quella sala del monastero di Camaldoli, accanto al camino, dove Lorenzo de’ Medici, Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, il beato Mariotto e altri personaggi del genere cominciarono un giorno del tardo Quattrocento a discutere sulla vita futura dell’anima, sulla sua immortalità e su questioni di cui i più stanno perdendo memoria. Invece chi scrive era a Parigi. E il professore gli confidava a proposito del limbo: «Prendo atto che, dopo averlo immaginato, la Chiesa lo ha fatto sparire. Certe credenze hanno una durata storica limitata ma questa non riguarda, in modo rigoroso, che la fede ufficiale. Quella popolare e l’immaginazione poetica sono libere di conservare quanto è stato rigettato dalla Chiesa». Certo, dopo una risposta del genere, è inevitabile chiedere a uno studioso quale Le Goff come è nato il limbo. «Nel XII secolo – prosegue il nostro interlocutore – si è costituita questa idea e fu subito ripresa dalla Scolastica», la corrente filosofica più rilevante del medioevo. «L’aldilà cristiano – sottolinea Le Goff – che in un primo tempo non comprendeva che il paradiso e l’inferno, nei quali le anime dei morti erano destinate per l’eternità, arrivò a definire di fatto l’esistenza di altri luoghi. Accanto ai due, per così dire fissi, ne nacquero ancora tre, più o meno provvisori». Il professore viaggia con sicurezza in queste dimensioni, le conosce come pochi: «La Chiesa considerava che ci fossero due limbi. Il primo di essi era quello dei patriarchi, dove si trovavano i giusti dell’Antico Testamento che non hanno potuto essere riscattati poiché avevano vissuto prima della redenzione, ma poi furono ricondotti in paradiso da Gesù durante la sua vita terrestre. Il limbo dei patriarchi si è dunque svuotato per l’eternità. Di contro ce n’era un altro, quello dei bambini morti prima del battesimo. La loro situazione era ambigua: non battezzati, non potevano andare in paradiso; non caricati di peccati personali, non erano colpevoli, e dunque condannati all’inferno. Per me i teologi contemporanei cercano una soluzione ortodossa a questo difficile caso». Una questione che, tra l’altro, si perde nei secoli. Chi scrive ricorda di essersi occupato in altri tempi del dibattito che nacque intorno alla santificazione degli innocenti (la festa si celebra il 28 dicembre), uccisi per ordine di Erode. La questione che si poneva era legata al loro martirio, causato anche se non direttamente dalla nascita del Cristo. La soluzione che si trovò fu semplice ed efficace: quei bimbi erano stati battezzati con il loro stesso sangue, quindi potevano entrare in paradiso e i fedeli venerarli come santi. Ma torniamo a Le Goff. E la domanda d’obbligo riguarda il destino del purgatorio. La sua risposta è serena: «Penso verrà abolito anch’esso. legato a una certa durata storica, nata come dicevo nel XII secolo e che oggi sta per cancellarsi. Del resto, non penso che l’idea di un aldilà temporaneo, come quella del purgatorio, sia ritenuta definitiva». Già, e l’inferno? « contrario – ribatte il professore – all’idea crescente della compassione divina. D’altronde sono state cercate nel ventesimo secolo, dentro o fuori dal cristianesimo, delle definizioni metaforiche dell’inferno che rimpiazzerebbero le realtà del terrorismo infernale tradizionale». Il discorso non fa una grinza, ma ci chiediamo a questo punto cosa succederà al paradiso, anche se tutte queste domande riguardano il nostro tempo provvisorio. Le Goff nota: «Il paradiso ha senza dubbio una definizione dogmatico-teologica, ma come tutte codeste credenze e realtà immaginarie, che hanno ossessionato le prospettive di donne e uomini nel corso della storia, è anche una costruzione culturale. Sulla condizione attuale del paradiso consiglio di leggere il bel libro di Jean Delumeau Que reste-t’il du paradis? pubblicato da Fayard». Noi italiani abbiamo Dante. Di riforma in riforma, a scuola si legge sempre meno. Le Goff lo conosce benissimo e ne parla: «Un’opera geniale come la Divina Commedia ha contribuito molto non soltanto a costruire l’immaginario dell’aldilà, ma ha influenzato anche la sua definizione teologica. Segnalo il particolare che Dante ha fatto del purgatorio, fino allora sotterraneo e vicino all’inferno, una montagna che si eleva sulla terra sino al paradiso; e il fatto che egli abbia ben distinto il paradiso terrestre e il paradiso celeste, contribuisce a rendere un passato immaginario immacolato: l’età dell’oro e un avvenire meraviglioso». Gli chiediamo cosa potrebbe succedere all’aldilà dell’Occidente. «Paradiso, inferno e purgatorio – nota Le Goff – hanno a mio avviso un duplice futuro possibile: l’uno, che è assicurato, è il fatto di aver rappresentato credenze forti per i seguaci di Cristo: la storia e l’evoluzione a cui saranno soggetti dipenderà dalla religione cristiana e dall’immaginario che prevarrà; il secondo sarà conseguenza delle nuove credenze nell’aldilà. Ma lo storico non è un profeta e le ignora». Osservazione indiscutibile, alla quale aggiungiamo una domanda: come vede il «suo» purgatorio? Risponde: «Non sono un credente, ma uno storico che ha ricercato e studiato gli aspetti con i quali gli uomini hanno ideato il purgatorio. Io, francamente, non lo immagino». E aggiunge: «Credo che l’aldilà sia pura immaginazione o una realtà scientifica che ignoriamo o anche una credenza soggetta all’evoluzione storica». Insomma, il limbo non c’è più. Il purgatorio sembra quasi in amministrazione controllata. L’inferno, siamo troppo buoni per riempirlo di anime e aumentano ogni giorno coloro che sono disposti a crederlo vuoto. Resta il paradiso. Conviene aprirlo a tutti. Un’idea che potrebbe rappresentare la miglior soluzione anche per la democrazia. In tal caso riusciremo a esportarla nell’aldilà. Armando Torno