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 2004  luglio 07 Mercoledì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 12 LUGLIO 2004

Trionfo della bellezza: il ticket democratico tiene mejor pelo.
Così alla fine il candidato democratico alla presidenza si è scelto come potenziale vicepresidente uno che «quando io andavo a combattere in Vietnam, non sono sicuro che si fosse già tolto i pannolini». Così John Kerry sul suo candidato vicepresidente John Edwards quando i due si fronteggiavano nelle Primarie democratiche. Naturalmente i repubblicani sono subito saltati sul «vicepresidente in pannolini», sulla sua inesperienza militare e internazionale. [1]

John Kerry martedì scorso è spuntato sul palco tra bandiere sventolanti e s’è rivolto al pubblico raccolto in una piazza di Pittsburgh, in Pennsylvania: «Con il vostro aiuto il prossimo vice presidente degli Stati Uniti sarà John Edwards». Poi ha spiegato: «Ho scelto un uomo che comprende e difende i valori dell’America, un uomo che ha mostrato coraggio e determinazione, un uomo che la vita ha preparato per questa leadership e il cui carattere lo porterà a esercitarla nel migliore dei modi». [2] L’investitura ufficiale del ticket democratico sarà a Boston alla Convention del partito che si terrà a fine luglio. Kerry ed Edwards sperano di uscirne con il consueto ”bounce”, un robusto rimbalzo nei sondaggi d’opinione che li proietti verso la vittoria finale. [3]

Edwards, sempre tra i favoriti, ha saputo della scelta di Kerry solo martedì, con una telefonata alle sette e mezzo del mattino (un’ora e mezza prima del comizio di Pittsburgh). Dopo Edwards, Kerry ha chiamato uno a uno gli altri candidati e pochi minuti prima del comizio ha comunicato la decisione ai sostentori registrati nella sua mailing list. [4]

Immediata la reazione dei repubblicani. Bush ha dato il benvenuto a Edwards, il vicepresidente Cheney gli ha telefonato per congratularsi. [2] Ma la macchina elettorale repubblicana è partita: «Kerry voleva il senatore McCain come vice, ha dovuto accontentarsi di Edwards» (John McCain, senatore indipendente repubblicano, è un eroe della guerra del Vietnam come Kerry). [5]

Come la raccontano i democratici. Kerry ha iniziato la selezione spiegando al team che il vice doveva rispondere a cinque criteri: 1) capacità di leadership e giudizio su sicurezza, prosperità economica, giustizia sociale; 2) condivisione dei temi e della visione di Kerry per l’America; 3) capacità d’ispirare fiducia negli elettori di qualsiasi parte del Paese; 4) intesa con Kerry «a ogni livello»; 5) essere pronto ad assumere in qualsiasi momento la responsabilità di vicepresidente. Con in tasca questi parametri, un paio di stretti collaboratori di Kerry hanno fatto l’esame a oltre 300 persone. Lo stesso Kerry avrebbe esaminato non meno di 25 papabili. L’altro elemento che ha accompagnato la scelta è stata la segretezza. Kerry temeva che un’uscita anticipata potesse favorire gli attacchi degli avversari, pronti a passare al microscopio la vita di Edwards. [2]

Ultimo avversario ad arrendersi a Kerry nelle primarie, Edwards è stato imposto dalla vox populi, che al 72%, secondo i sondaggi interni, preferiva lui agli altri candidati VP. Zucconi: «Gli iscritti avevano alla fine scelto Kerry nelle loro primarie come la giovane donna che sposa ”il ragazzo con la testa sulla spalle” raccomandato da mamma, ma conserva il rimpianto di un amore più rischioso ed eccitante. Con la riunione dei due John ora gli elettori - e soprattutto le cruciali elettrici - avranno insieme marito e amante». [6]

I primi sondaggi d’opinione danno ragione al candidato democratico alla presidenza e alla sua scelta. Secondo la Gallup, il senatore della Carolina del Nord è in grado di fare breccia, e non solo tra gli elettori democratici. Nove democratici su 10 si sono detti soddisfatti di Edwards, 4 su 10 manifestano entusiamo. Più in generale il 64% degli intervistati ha definito positiva la scelta di Kerry. In passato Dick Cheney fu salutato con favore dal 55 per cento degli americani, mentre il numero due di Al Gore, Joe Lieberman, convinse il 53 per cento degli intervistati. [7]

Tutto comincia da Elvis. Riotta: «Love me tender, In the ghetto, Are you lonesome tonight. Il giovane avvocato, ravviandosi il ciuffo come il grande Presley, difende una casa discografica dall’accusa di piratare le canzoni del genio che restituì la musica ai giovani. Abito a tre bottoni, modi garbati, lo sguardo timido verso il giudice e la facondia a sedurre le giurie. L’accento del Sud, melodico, sensuale, ricco di twangs, cadenze musicali del blues, rende presto il giovane legale John Edwards popolare in tribunale. Rappresenta le vittime degli incidenti, lo studio pubblicizzato da cartelli stradali e un numero verde. Il caso di una bambina, menomata in un tuffo in piscina, gli fa vincere un risarcimento principe, 25 milioni. Presto Edwards non si occupa più di dischi pirata, ma è invocato per ogni ingiustizia del North Carolina e dintorni. Accumula 152 milioni in indennizzi, un terzo lo incassa in parcelle». [5]

Edwards più di tutti gli altri protagonisti della sfida di novembre è un «average American», un americano medio. Privo di middle name, di secondo nome, anche nelle biografie ufficiali, come la maggioranza dei sudisti è legato alla Chiesa metodista. La sua è una biografia classica da american dream. [8] Appena nato (nel giugno 1953), in una cittadina della South Carolina dal nome che evoca studi classici (Seneca), rischiò di non uscire dall’ospedale perché il padre non aveva i cento dollari necessari a far dimettere la moglie e il neonato. [9] Il padre Wallace è stato operaio tessile per 36 anni, la madre Bobbie lavorava all’ufficio postale. [8] Bambino negli anni Cinquanta vide di persona la segregazione razziale. Studiò legge e diventò il primo della sua famiglia a laurearsi. Negli anni del Vietnam non fece il servizio militare: alla lotteria della leva estrasse un numero abbastanza alto per non essere chiamato. [9]

Nel ’96 perde il primogenito Wade in un incidente automobilistico. «Mi sentii privato della mia stessa vita», scrive nell’autobiografia. Chiude lo studio legale dove lavora assieme alla moglie Elizabeth Anania, affermata commercialista italoamericana, si rifugia nella lettura e nella religione. Sei mesi più tardi, si candida al Senato e vince: era stato proprio il figlio a proporgli di tentare la carriera politica. [10] Per di più, in due anni e grazie a cure ormonali, Elizabeth, quasi cinquantenne, gli dà altre due figlie. Kerry: «Questa rinascita familiare e sociale è la chiave dell’ottimismo, della lealtà, della pulizia che irradia da Edwards. Il pubblico si rende conto che non è uno qualunque». [11]

Mary Elizabeth Anania, figlia di un pilota della Marina, 54 anni. Da ragazza studia in Giappone, da dove suo padre parte per i suoi voli di ricognizione sulla Corea del Nord. Sposa Edwards nel 1977, anno in cui si laurea in Legge. Negli anni 90 lavora in uno studio legale e insegna all’università. Gli Edwards vivono ancora nel North Carolina, a Raleigh; Elizabeth lavora nella Wade Edwards Foundation (un’organizzazione che aiuta negli studi i ragazzi di famiglie a basso reddito). [12]

La fama, al processo al Senato per lo scandalo Lewinsky, quando i democratici gli affidano la difesa di Clinton. Allora ha 45 anni, al Senato da uno, è considerato un formidabile avvocato, un uomo che nella sua breve carriera ha fatto guadagnare ai clienti 175 milioni di dollari. Ricorda l’ex senatore Robert Kerrey: «Fu come mandare in campo Joe di Maggio alla finale di baseball. Un trionfo». Clinton viene assolto, ed Edwards diventa una stella: un giovane legislatore eloquente, appassionato, telegenico. [11]

Ascolta per ore la musica bluegrass e le canzoni dell’amato Bruce Springsteen («un uomo autentico e un grande artista americano»), non perde una sagra di campagna nel suo Stato, discute a lungo di cartoni animati tenendo in braccio i bambini dei suoi sostenitori («sono un fan di Scooby Doo»). [13] Già alle primarie è solito fare le sue entrate accompagnato dal suono strombazzante di John Cougar Mellencamp che canta I was born in a small town. [14] Col «ciuffo kennediano» e «verve clintoniana», conquista le copertine delle riviste più importanti. Le giornaliste di ”Elle” lo eleggono «il politico più sexy - ed è anche intelligente!». [13]

Il ciuffo ribelle è in realtà accuratamente disegnato dal costosissimo coiffeur di Washington, Ian McWilliams, che già si occupò delle chiome di Bill Clinton. Gli abiti, rigorosamente su misura. E la casa, è una grande villa nel verde della Virginia (ha venduto la residenza da 5 milioni di euro nel cuore di Washington perché mancava un giardino per i figli). [13] uno strano animale politico: un multimilionario che dà asilo a un lavoratore arrabbiato; un uomo con un costoso taglio di capelli che porta un orologio digitale da quattro soldi e scarpe logore; il proprietario di quattro case che vive con tata e cameriera ma che celebra il suo anniversario da Wendy’s perché è quello che lui e sua moglie hanno fatto la prima volta da sposati. [14]

Sul piano dell’immagine, nemmeno Bush, che fa perno sul patriottismo, può reggere il confronto. Il politologo Larry Sabato: «La scelta di Edwards non significa solo che Kerry non intende cedere a priori a Bush il profondo Sud, un feudo conservatore, e che perciò combatterà di Stato in Stato. Contrapponendo Edwards a Cheney, il candidato democratico evidenzia anche l’enorme differenza esistente tra il suo ticket elettorale e quello del presidente». « relativamente giovane, un brillante avvocato che, se necessario, non esita mai ad attaccare i grandi interessi finanziari e industriali, ha un forte impegno sociale. Non è difficile per l’uomo della strada identificarsi in lui, vedervi l’esponente di un futuro migliore». Di fronte a Edwards, aggiunge il politologo, Dick Cheney con i suoi 15 anni in più, una visione tetra del mondo, l’ossessione della segretezza e gli ambigui legami con la Halliburton costituisce in un certo senso il passato. [15]

«Siamo dinamici, entusiasti, con le idee giuste, la volontà di cambiare l’America... ed i capelli sicuramente a posto (tenemos mejor pelo)». [16] Così Kerry con le chiome al vento dell’Ohio, uno degli stati chiave per la corso alla Casa Bianca. La ”coppia più bella d’America” mercoledì ha fatto il suo esordio nella campagna elettorale americana: circondati dalle rispettive famiglie, John Kerry e John Edwards hanno lanciato la loro sfida a George Bush e Dick Cheney da Cleveland, prima di raggiungere gli stati del sud est. [7]

«Io non appartengo a nessun partito organizzato. Sono un democratico» (Groucho Marx). [5]