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 2005  dicembre 20 Martedì calendario

Garaventa Alessandro, di anni 36. Ligure, bel moro, sopracciglia folte, sguardo profondo, sposato a una Frezza Tiziana dai capelli biondi, al sesto mese di gravidanza

Garaventa Alessandro, di anni 36. Ligure, bel moro, sopracciglia folte, sguardo profondo, sposato a una Frezza Tiziana dai capelli biondi, al sesto mese di gravidanza. Faceva il tassista a Genova dove abitava in un appartamento al terzo piano di corso Martinetti 98, quartiere Sampierdarena. Entusiasta, puntuale, educato, appassionato d’auto e pallone, lavorava di notte per pagarsi il mutuo e s’infiammava solo discutendo di calcio, lo stemma del Genoa sventolante sul terrazzo e in bella vista nel cruscotto del suo taxi ”Gamma 88”. Mercoledì scorso andò a mangiare dal papà prima di cominciare il solito turno dalle 13 all’una. Una giornata come tante, verso le 22.30 telefonò alla moglie per darle la buonanotte. Quindi puntò verso la stazione Principe per far salire il suo ultimo cliente, un tipo sulla cinquantina, jeans, maglietta e una borsa di plastica scura a tracolla. Diretto a Serravalle, il Garavanta imboccò l’autostrada, uscì al casello, prese per Monterotondo, arrivò alla frazione di Gavi e lungo la provinciale fermò l’auto nello spiazzo davanti alla tenuta Tassara. Il tempo d’accostare e s’accasciò sul volante con la testa bucata da quattro proiettili di una 7.65. Fu ritrovato dai carabinieri diverse ore dopo, motore e fari accesi, freccia lampeggiante, l’allarme dato dalla moglie che non lo vide tornare. Portafoglio pieno di contante e cellulare al suo posto. Intorno alle 23.30 di mercoledì 23 giugno, in una zona isolata nelle campagne di Gavi, Alessandria. Lo Giudice Gandolfo, di anni 27. Siciliano, muratore, fisico prestante, abitava nella casa di famiglia vicino piazza Vittorio Emanuele a Mazzarino, in provincia di Caltanissetta. Da qualche tempo i suoi rapporti con la madre, una Gangi Concetta, di anni 49, vedova da dieci, s’erano fatti tesi. C’era in ballo una questione d’eredità, ma più probabilmente il ragazzo mal digeriva la di lei relazione con un altro uomo e non perdeva occasione per tormentarla. Venerdì scorso scoppiò l’ennesimo litigio, voci grosse, insulti e recriminazioni. D’un tratto Lo Giudice, stufo di starla a sentire, prese il fucile e lo scaricò prima sulla mamma, poi sulla sorella ventottenne Giuseppina lì accanto, ferì alla gamba il fratello Roberto di anni 22 che s’era intromesso e terrorizzò il minore di anni 16 che scappò via. Acquietato, puntò la canna verso se stesso e si fece saltare il cervello. Nella serata di venerdì 25 giugno, a Mazzarino (Caltanissetta), in sottofondo l’eco di un cominzio per il ballottaggio proveniente dalla piazza adiacente. Pilò Salvatore, di anni 68. Calabrese, presunto boss, precedenti per associazione mafiosa, un’indagine in corso per il tentato omicidio della nuora. Un venerdì in cui decise di gironzolare per il centro commerciale le Fornaci tra i quartieri Santa Maria e Lido, restò stecchito nel parcheggio accanto alla sua auto, la testa bucherellata da sei colpi di pistola. La sera di venerdì 28 maggio a Catanzaro. americani Lees Robert, di anni 91. Originario di San Francisco, sceneggiatore, vedovo da vent’anni di una Jean Abel che gli aveva dato due figli, viveva a Los Angeles all’ombra della Hollywood dove aveva consumato tutta la sua carriera: ballerino accanto a Greta Garbo e Buster Keaton, scrittore per la Mgm, autore della serie ”Gianni e Pinotto” e regista di film horror. Innamorato del suo lavoro, passava il tempo a scrivere copioni, romanzi e saggi d’ogni tipo. Qualche domenica fa, al telefono con una linea aerea forse per prenotarsi un bel viaggio, si ritrovò in casa un Kevin Lee Graff, di anni 27, vagabondo con la passione per il cinema. Una debole replica e quello in un baleno gli fu addosso per decapitarlo e portarsi via la testa. Scappato col prezioso bottino nella casa accanto, il Graff trovò un Engleson Hal, medico in pensione, e ne smorzò la sorpresa mettendolo a tacere con una coltellata prima d’essere acciuffato dalla polizia. Domenica 13 giugno, in una bella casa di un quartiere residenziale a Los Angeles. casualità G. Claudio, di anni 9. Romano, studente di quinta elementare, abitava con la famiglia nel quartiere Appio, a Roma. Tre sabati fa s’incamminò tutto contento per andare a festeggiare la fine dell’anno scolastico con gli amichetti di classe. Davanti a una bella pizza tonda, all’improvvisò cadde sul pavimento coi sudori freddi e il respiro affannoso. La mamma accorsa con lo spray per l’allergia, sempre pronto per via della di lui intolleranza ai latticini, diventò blu su una panchina e arrivò troppo tardi in ospedale. Poco dopo le 22, in una pizzeria di largo Pannonia, a Roma. Lupo Palma, di anni 56. Originaria di Cammarata nell’Agrigentino, pensionata, ex funzionario della regione Sicilia, giovedì scorso passò in ospedale per uno dei controlli che faceva ogni anno ai bronchi. Il tubicino inserito nella gola, senza che nessuno capisse perché d’un tratto si lasciò andare e stramazzò a terra. La mattina di giovedì 24 giugno, in una sala dell’ospedale Vincenzo Cervello, Palermo. Un bambino, di mesi due. Originario di Orsi, in provincia di Nuoro, viveva ancora abbarbicato al corpo della madre ventinovenne, casalinga. Martedì scorso, mentre gironzolava per casa nelle sue braccia, volò con lei per le scale e finì spiaccicato sul pavimento. Una bambina, di mesi tre. Viveva all’isola d’Elba dove mercoledì scorso scorazzava in auto in beata compagnia di mamma e nonna. Giunte davanti al cancello di casa, la madre scese per aprirlo mentre la Opel Zafira inerpicata su una strada in salita scivolò indietro fino a ribaltarsi e lasciare la piccola schiacciata sotto le lamiere.