20 dicembre 2005
Chasseur Michelino, di anni 64. Originario della Val D’Aosta, agricoltore in pensione, ex consigliere comunale ad Ayas, separato e padre tenerissimo di due figli
Chasseur Michelino, di anni 64. Originario della Val D’Aosta, agricoltore in pensione, ex consigliere comunale ad Ayas, separato e padre tenerissimo di due figli. Abitava col minore, Silvano, di anni 28, maestro di sci, ex campione di slalom e carpentiere, in un tipico casolare di legno appena ristrutturato in via De Laiterie, ad Antagnod, provincia di Aosta. Onesto lavoratore, s’era sempre occupato dei suoi ragazzi con grande entusiasmo. Ancora rimuginava su una vecchia storia che riguardava un suo terreno in Valle dell’Evançon, dove avrebbe voluto costruire per loro uno chalet e che invece non era mai stato reso edificabile per via dei rischi di slavina. Due domeniche fa, una telefonata alla ex moglie per un saluto, scese in giardino e lasciò acceso il trattore. Quindi rientrò in casa per andare dritto in bagno dove fece saltare il cervello al figlio Silvano con un colpo di pistola alla testa. Chiamato al telefono il primogenito Davide, di anni 30, macellaio, che viveva con la fidanzata, lo fece arrivare di corsa per accoglierlo col medesimo trattamento riservato al fratello. Un biglietto di spiegazione sulla scrivania: «I miei figli non avevano più un futuro», salì sulla sua auto fermandosi in località Barnasc, dove aveva una legnaia, per mettere a tacere l’amato cane pastore, e raggiunse Champoluc per pranzare con un Becquet Guido, di anni 54, ex sindaco di Ayas, una moglie, due figli e tre nipotini, albergatore, proprietario di una pizzeria e capo del coro che aveva appena cantato alla processione del Corpus Domini. Dopo aver mangiato lo convinse a visitare quel terreno che proprio il Becquet, all’epoca sindaco, aveva contribuito a declassare, e nel bosco gli bucò il cranio a bruciapelo. Di nuovo a casa, cercò d’impiccarsi al bastone della tenda nella stanza da letto, che non resse, e si fece schizzare via il cervello con la canna della pistola in bocca. Nel primo pomeriggio di domenica 13 giugno, tra Champoluc e Antagnod, a 1.700 metri d’altezza ai piedi del Monte Rosa. Di Noia Michele, di anni 67. Lucano, sposato, abitava in un’appartamento di via Aosta, nel popoloso quartiere Risorgimento alla periferia di Potenza. Da qualche tempo litigava spesso con il condomino Telesca Rocco, di anni 88, pensionato, che non sopportava la sua abitudine di parcheggiare la bicicletta davanti al portone del palazzo o nel sottoscala. Il Telesca, imbestialito per quell’«invasione dello spazio comune», gli aveva già rotto un fanale e apettava ogni giorno d’incontrarlo per rinnovare le sue lamentele. Ma il Di Noia lo lasciava parlare e non se ne curava. Lunedì scorso uscì in auto per fare la spesa al supermercato e tornò sotto casa pieno di buste. Il tempo di aprire lo sportello e si ritrovò davanti il Telesca che preferì esaurire la contesa con quattro proiettili di una calibro 7,65 lasciandolo stramazzato a terra. La moglie alla finestra che guardava.