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 2005  dicembre 19 Lunedì calendario

P. Manuela, di anni 22. Piemontese, alta, robusta, riservata, frequentava con profitto l’università di Bologna per diventare antropologa

P. Manuela, di anni 22. Piemontese, alta, robusta, riservata, frequentava con profitto l’università di Bologna per diventare antropologa. Adolescente introversa, una familiarità con la depressione, agli amici preferiva la solitudine e passava le sue giornate chiusa in casa a studiare. Cicciottella da ragazzina, era cresciuta col complesso del peso e continuava a vedersi grassa anche ora che le sue rotondità s’erano distribuite su un metro e novanta di bellezza e tutti ragazzi si giravano a guardarla. Lei, sempre insoddisfatta, continuava a fare diete inventate da sé. Due venerdì fa tornò al suo paese per passare un fine settimana insieme coi genitori e il fratello. Domenica mattina, mentre ciondolava in casa in attesa del pranzo, prese la calibro 38 del padre e si fece saltare il cervello con un colpo in bocca. Verso mezzogiorno di domenica 6 giugno, a Cassine, provincia di Alessandria. casualità Fontana Francesco, di anni 6. Bambino allegro e mite, da quando i genitori s’erano separati abitava insieme col fratello dodicenne Andrea e la madre Morroni Barbara, di anni 33, infermiera, in una casetta di sessanta metri al Villaggio San Giorgio, complesso popolare con giardino di Acilia, provincia di Roma. Lunedì scorso, il televisore acceso in salotto, mezzo addormentato nel suo letto a castello s’accorse appena che la mamma era andata fuori a gettar la spazzatura. La Morroni uscì chiudendo a chiave la porta blindata, decisa a raggiungere un Di Giammatei Domenico, suo innamorato, nella vicina Ostia. Senza capire bene perché, d’un tratto Francesco cominciò a tossire e incapace d’aprire gli occhi scivolò pian piano sul pavimento dove restò immobile e privo di sensi. L’Andrea svegliato dalle fiamme e in preda al panico, fu recuperato da un Di Palma Massimo che sfondò il vetro del balconcino con un martello. Intorno alle 23,15 di lunedì 8 giungo, al pianterreno di via Marrocchetti 12, Acilia, Roma. Valentina, di anni 17. Romana, bella, studentessa di quarto liceo, viveva tranquilla dividendo le sue giornate fra impegni di scuola, tanti amici e una famiglia affettuosa. Una mania per il peso, digiunava spesso e fantasticava di pillole miracolose per perdere in fretta immaginari chili di troppo. Due venerdì fa, in classe per le ultime interrogazioni dell’anno, alzò la mano per chiedere all’insegnante il permesso d’andare in bagno colpita da un improvviso senso di soffocamento. Il tempo di fare qualche passo e stramazzò a terra col cuore scoppiato. Bottigliette di medicine nei cassetti della sua stanza e lo stomaco trovato dall’autopsia ”pressoché vuoto”. La mattina di venerdì 4 giugno, durante la seconda ora di lezione, tra i banchi del liceo scientifico Torricelli, in via Forte Braschi, periferia di Roma. Giapponesi Un giapponese, di anni 57. Divorziato, due figlie, impiegato in una ditta edile, viveva da solo in un’abitazione a due piani costruita dalla sua stessa impresa nel 1973. L’aveva occupata, approfittando del fallimento dei suoi datori di lavoro, all’inizio degli anni Ottanta. Scomparso dalla circolazione, da allora nessuno s’era più preoccupato di lui. Fu ritrovato martedì scorso dagli operai arrivati per abbattere il rudere, uno scheletro disteso sul futon, indosso i resti di un piagiama. Sul tavolo della cucina un quotidiano del 20 febbraio 1984 ancora intatto. In una vecchia casa di legno fatiscente, grattacieli tutt’intorno, a Ikebukuro, periferia di Tokyo.