Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  dicembre 15 Giovedì calendario

La Repubblica, giovedi 15 dicembre 2005. Chiunque abbia visto il Batti e ribatti di martedì sera non è riuscito a cogliere neanche una delle parole pronunciate dal premier, perché ogni sua stilla di attenzione era rivolta al conduttore Berti

La Repubblica, giovedi 15 dicembre 2005. Chiunque abbia visto il Batti e ribatti di martedì sera non è riuscito a cogliere neanche una delle parole pronunciate dal premier, perché ogni sua stilla di attenzione era rivolta al conduttore Berti. Il cui ruolo, la cui presenza in studio e perfino la cui natura fisica costituivano un mistero avvincente. Che Berti non sia un giornalista, ma un’interpunzione del premier, già si sapeva. Ma vederlo inerte per lunghi minuti, sistemato in un angolino dello studio come un ficus, destava un’autentica apprensione. Ci si chiedeva: respira? Si sentirà bene? Lo avranno annaffiato abbastanza, gli assistenti di studio, o rischia di accasciarsi in diretta, distraendo dalle parole del premier anche i pochissimi teleutenti interessati? Avrà chi gli abbottona il cappotto e lo riaccompagna a casa, la sera, oppure viene abbandonato tra le altre suppellettili, in quella disadorna e malinconica penombra che sopravviene a riflettori spenti? Solo negli ultimi secondi, quasi per rassicurare la gente a casa, Berti si è brevemente scosso. A commento delle parole di Berlusconi, ha afferrato un volume e ha letto una frase celebre in elogio del premier. Ma il sollievo di saperlo in vita è stato tale, che non ricordo più la frase. Michele Serra