Repubblica 15/12/2005, Michele Serra, 15 dicembre 2005
La Repubblica, giovedi 15 dicembre 2005. Chiunque abbia visto il Batti e ribatti di martedì sera non è riuscito a cogliere neanche una delle parole pronunciate dal premier, perché ogni sua stilla di attenzione era rivolta al conduttore Berti
La Repubblica, giovedi 15 dicembre 2005. Chiunque abbia visto il Batti e ribatti di martedì sera non è riuscito a cogliere neanche una delle parole pronunciate dal premier, perché ogni sua stilla di attenzione era rivolta al conduttore Berti. Il cui ruolo, la cui presenza in studio e perfino la cui natura fisica costituivano un mistero avvincente. Che Berti non sia un giornalista, ma un’interpunzione del premier, già si sapeva. Ma vederlo inerte per lunghi minuti, sistemato in un angolino dello studio come un ficus, destava un’autentica apprensione. Ci si chiedeva: respira? Si sentirà bene? Lo avranno annaffiato abbastanza, gli assistenti di studio, o rischia di accasciarsi in diretta, distraendo dalle parole del premier anche i pochissimi teleutenti interessati? Avrà chi gli abbottona il cappotto e lo riaccompagna a casa, la sera, oppure viene abbandonato tra le altre suppellettili, in quella disadorna e malinconica penombra che sopravviene a riflettori spenti? Solo negli ultimi secondi, quasi per rassicurare la gente a casa, Berti si è brevemente scosso. A commento delle parole di Berlusconi, ha afferrato un volume e ha letto una frase celebre in elogio del premier. Ma il sollievo di saperlo in vita è stato tale, che non ricordo più la frase. Michele Serra