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 2005  dicembre 19 Lunedì calendario

Cornacchione Antonio, di anni 43. Romagnolo, faceva l’operaio a Fabbrica, una frazione di Imola, dove viveva assieme alla moglie Di Mario Maria, pasticcera, e al figlio Fabio, di anni due

Cornacchione Antonio, di anni 43. Romagnolo, faceva l’operaio a Fabbrica, una frazione di Imola, dove viveva assieme alla moglie Di Mario Maria, pasticcera, e al figlio Fabio, di anni due. Da qualche tempo era in convalescenza per un incidente avuto lo scorso dicembre, che gli aveva lasciato un piede fratturato e una difficile guarigione. Una familiarità con la depressione, non potendo tornare al lavoro era diventato sempre più inquieto. Tre lunedì fa se la prese con la moglie e cominciarono a litigare senza motivo, finché lui perse la testa e affondò la lama di un coltello nel di lei addome. Certo d’averla uccisa, raggiunse la finestra affacciata sul seminterrato e si lanciò in un volo di 6 metri. Alle 10.30 di lunedì 10 maggio, in una casa al primo piano di via Biagi, a Imola, provincia di Bologna. Payan Fabio, di anni 41. Originario di Brusson, località turistica dell’alta Val d’Ayas, in provincia d’Aosta, si guadagnava da vivere come artigiano. Due venerdì fa, in giro per lavoro col suo camion, d’improvviso sbandò e finì contro un’auto. Fu preso dal panico quando s’accorse che l’uomo al volante, che credeva morto, era un amico suo. Polizia e ambulanza sul posto, nella confusione sgattaiolò a pochi chilometri di distanza per gettarsi in un laghetto deciso ad annegare (non sapeva nuotare). Ma i militari che l’avevano seguito lo tirarono fuori dall’acqua, l’avvolsero in una coperta e lo portarono a casa per fargli cambiare i vestiti. Tentarono poi di spiegargli che non era morto nessuno e che il suo amico se la sarebbe cavata con qualche giorno d’ospedale. Ma il Payan, che già non ascoltava più, rimase silenzioso, seguì docile i suoi accompagnatori, indossò abiti puliti e alla prima occasione si chiuse in camera per farsi saltare il cervello con un colpo di pistola. Intorno alle 19 di venerdì 21 maggio, a Brusson, Aosta. Casualità Scaramellini Pieraldo, di anni 64. Imprenditore edile in pensione, ex artificiere dell’esercito e addetto agli esplosivi in alcuni cantieri della Valchiavenna, viveva a Sondrio con la moglie Elena e i tre figli Luisa, Anna e Alessandro. Una passione per la campagna, era tutto contento quando poteva dedicarsi al terreno di sua proprietà. Giovedì scorso uscì di buon mattino per visionare i lavori in corso nel vigneto. Mentre armeggiava nella casetta abbandonata che usava come rimessa, trovò dei vecchi candelotti di dinamite e gli venne l’idea di seppellirli. Il tempo di scavare una buca, ricoprirla di terra e saltò in aria. Giovedì 27 maggio, a Loreto, frazione al confine con la Svizzera, in provincia di Sondrio.