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 2005  dicembre 16 Venerdì calendario

ROSSI DORIA Marco

ROSSI DORIA Marco Napoli 19 marzo 1954. Maestro. Sottosegretario all’Istruzione nel governo Monti (2011-) • «[...] Insegna nei vicoli dei Quartieri Spagnoli ai ragazzi che hanno lasciato la scuola. Ha raccolto le loro storie in un libro: s’intitola Non smettete proprio mai. Nei quartieri ci vive, anche. Scende da casa, e lavora. [...] Suo padre Manlio è stato un meridionalista insigne. Diceva che “il lotto è la tassa degli imbecilli” ma poi gli compare in sogno seduto in poltrona a dargli i numeri, il figlio ubbidiente li gioca. Marco ha fondato Chance, la scuola della “seconda occasione”. Il gruppo è gemellato con una scuola delle banlieu parigine, è tornato ieri sera da lì. Dice che ha imparato un metodo [...] “Ho imparato ad ascoltare, a capire, a unire le persone. A lavorare con loro. Questa città è una riserva di energie, bisogna trovarle, incanalarle. I ragazzi che lavorano da Ikea hanno dato i migliori risultati in Europa. Sono duttili, pieni di risorse, hanno bisogno di un’occasione e di una guida. [...] Io non ho una passione per i derelitti [...] non sono un fanatico dell´emarginazione. Sono un uomo che lavora con le istituzioni, che tratta per i finanziamenti, che viaggia nei ministeri. Sono uno che ha studiato il sistema scolastico: in Italia ogni giorno un bambino su tre è assente da scuola. Qui da noi centomila ragazzi ogni anno non finiscono le medie. Un paese moderno non può permettersi una zavorra così. Bisogna creare dei patti, fare come quel preside parigino che chiama l’immigrato del Mali e gli dice tu perché non mandi i tuoi otto figli a scuola, di cosa hai bisogno? Di un pasto. Bene, allora noi ti diamo il pasto e tu li mandi a scuola [...]” [...]» (Concita De Gregorio, “la Repubblica” 16/12/2005) • «Ha trovato in un cassetto un quaderno conservato quando aveva diciassette anni. Era pieno di appunti su come impedire che a Napoli fosse costruita la tangenziale. Lo racconta e ride: “Pensa se avessi potuto davvero bloccare quel progetto. Sai che fesseria?”. All’epoca Marco Rossi Doria era un marxista-leninista reduce dal Sessantotto e ancora indeciso su come portare in giro quel cognome così prestigioso ma anche ingombrante ereditato dal padre Manlio, economista e meridionalista. A 21 anni Marco scelse di fare il maestro elementare, e andò a lavorare a Torre Annunziata. A 52 si è messo in testa di fare il sindaco di Napoli. Senza partiti alle spalle ma spinto da un manifesto-appello nato con duecento firme, che in due mesi sono diventate mille. L’ambito è il centrosinistra, e l’appello nasce da chi in passato si affidò a Rosa Russo Iervolino e ora è insoddisfatto di come Rosetta ha amministrato la città, indispettito per la sua lunga indecisione prima di accettare la ricandidatura e sospettoso che alle elezioni europee lei punterà su Strasburgo lasciando a metà il mandato a Palazzo San Giacomo. Nell’elenco delle firme però c’è di tutto. Gente con storie e provenienze anche lontanissime. Il regista MarioM artone e l’industriale Tommaso Iavarone, uno tra i più vicini all’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato; l’architetto Nicola Pagliara, a lungo vicino al centrodestra, e lo storico inglese Percy Allum, autore di libri feroci sulla politica italiana, da Gava a Berlusconi. E ancora: il videomaker antagonista Massimo Maglietta e il presidente della Carime Andrea Pisani Massamormile, il cantante Nino D’Angelo e l’economista Adriano Gianola, presidente della Banca del Sud (non quella di Tremonti, un’altra); il musicista Daniele Sepe e il manager Michele Lignola, anche lui uomo di D’Amato. È nato così il movimento “Decidiamo insieme”, e nel nome c’è il progetto di Rossi Doria, che vuole una politica di “partecipazione e concertazione”, e che, piaccia o no ciò che ha in mente, è l’unica faccia nuova nel gioco elettorale napoletano. Iervolino è il sindaco uscente e non era una novità nemmeno quando si presentò la prima volta; Franco Malvano, candidato del centrodestra, è nuovo per la politicama non per la città, di cui è stato questore [...] Marco Rossi Doria, invece, ha una notorietà a spazi alterni. Il mondo culturale lo conosce bene, e quello politico (di sinistra) lo considera un tecnico affidabile e lo ha chiamato a collaborare al programma dell’Unione sulla scuola. Piero Fassino lo teme anche. Tramite il Corriere del Mezzogiorno ai suoi ha detto: per evitare di far finire Iervolino a un pericoloso ballottaggio, ora che c’è Rossi Doria “si deve definire una piattaforma rivolta anche a chi è propenso verso altri candidati”. Eppure a Napoli Marco lo conoscono soprattutto quelli che non contano. Perché la sua è la storia di un maestro di strada, che dopo Torre Annunziata se ne andò un anno in America, quattro a Nairobi e due a Parigi, ma al ritorno cominciò a raccogliere ragazzini nei vicoli dei Quartieri spagnoli per farli studiare, e poi mise in piedi il Progetto Chance, la scuola della seconda opportunità per chi ha l’età in cui dovrebbe stare tra i banchi e invece cresce in strada. Difficile quindi, con una storia così, che il suo ingresso in politica non ricevesse commenti benevoli. “La concorrenza è utile a tutti”, dicevano nel centrosinistra. Forse pensavano che non facesse sul serio. E sbagliavano. Né valse a dissuaderlo la dietrologia che lo voleva ora sponsorizzato da D’Amato, ora pronto a accordarsi subito con Bassolino e Iervolino. Se la prese solo quando Piero Craveri, dalle pagine del Mattino, lo accusò di deregulation. Replicò, e Craveri rispose a sua volta: fu singolare vedere il figlio di Manlio Rossi Doria e il nipote di Benedetto Croce darsi del disinformato e del deregolatore dalle pagine di un giornale. Probabilmente in quella occasione Rossi Doria capì che il percorso non sarebbe stato semplice. Ma aveva da poco incontrato in un cinema napoletano duemila simpatizzanti, e non se l’aspettava. E poi un sondaggio lo aveva appena dato tra il 7 e il 10 per cento, senza campagna elettorale. Cominciò a crederci un po’ di più e adesso dice di crederci molto di più. [...]» (Fulvio Bufi, “Corriere della Sera” 13/3/2006).