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 2005  dicembre 16 Venerdì calendario

DIEUDONN

(Dieudonné Mbala Mbala). Nato a Verrière Le Buisson (Francia) l’11 febbraio 1966. Comico. «[...] una volta, era un comico. Oggi continua a riempire i teatri. Ma ha mutato ruolo: è diventato un provocatore, per taluni insopportabile e pericoloso, per altri profetico. una voce che l’altra Francia, quella dei neri, degli antillani, quella delle banlieue, ascolta e approva. Lo hanno portato 17 volte il tribunale per diffamazione razziale e antisemitismo, perfino un primo ministro, Raffarin, è sceso dal piedistallo per accusarlo pubblicamente. Forse si prepara a diventare anche un leader politico, poiché sessanta organizzazioni di neri si sono federate per mettere in piedi una replica dell’americano ”Black Power”. In un Paese delle periferie in rivolta, turbato e confuso, dove la destra di Le Pen (che lo difende) guadagna consensi, lui rifiuta di essere catalogato come un Ahmadinejad di banlieue. Il suo nemico, dice, è proprio ”il communitarismo”, il ripiegarsi sulla identità tribale, vero cancro della Francia. Una volta ad Algeri ha parlato della ”rievocazione della Shoah come pornografia della memoria”. Cosa risponde a chi lo accusa di antisemitismo? ”Che cosa è un antisemita? Guardi che io non parlo di grandi complotti, non aderisco a nessuna tesi di dominazione occulta etc, etc. Non ho odi, non ho animosità, non considero l’altro in funzione delle sue credenze religiose, se in privato usa il Corano o la Torah. Il problema di cui parlo è la gestione della sofferenza degli ebrei, un crimine terribile e inammissibile ma allo stesso modo degli altri [...] C’è stata una gestione industriale di questa tragedia. La guerra della memoria che è esplosa in Francia è collegata alla unicità della sofferenza fissata dalla legge Gayssot nel 1990 che considera un delitto la negazione dei crimini contro l’umanità. C’è una sola sofferenza riconosciuta, è quella del popolo ebreo durante la seconda guerra mondiale. una sofferenza assoluta e incontestabile, ma non è una sofferenza più importante della nostra, di noi neri. Io penso che c’è stata una gestione della sofferenza orchestrata dagli interessi sionisti, di questo dramma terribile, incontestabile assoluto che è il dramma dell’Olocausto [...] hanno gerarchizzato la sofferenza, le hanno dato l’etichetta di sofferenza più grande e lo spirito della Repubblica si è incrinato, la cittadinanza si è incrinata, libertà-fraternità-uguaglianza non esistono più. Ho sollevato questo problema, mi sono scontrato parlando di queste cose contro un muro. La sofferenza degli ebrei è terribile, lo ripeto, e non è meno importante delle altre sofferenze. Nel mio discorso non c’è niente di antisemita. Il vero problema oggi è il crescere del razzismo che è dovuto all’ossessione memoriale intorno alla Shoah. Nel mio libro di storia a scuola non avevo nessuna pagina sulla tratta dei neri ma alcune pagine sulla Shoah, questo non vuol dire che bisogna togliere le une per mettere le altre, non bisogna dare a una comunità il monopolio della sofferenza, provoca gravi conflitti. [...] Io sono un meticcio, un discendente di schiavi e ho sentito parlare più della sofferenza degli ebrei che della mia. Il paese che ha inventato i diritti umani, che si vuole terra di riconciliazione, è un paese colonialista, che nasconde la sua storia. Bisogna chiarire il passato schiavista, imperialista e colonialista della Francia. [...] Non ho riparazioni da chiedere, voglio solo la verità”» (’La Stampa” 16/12/2005).