16 dicembre 2005
Fanara Elio, di anni 64. Siciliano, professore di diritto alla facoltà di legge dell’università di Messina, burbero e autoritario, sposato a una Di Bella Marisa, magistrato in pensione, dalla quale aveva avuto la figlia Cristina, avvocato
Fanara Elio, di anni 64. Siciliano, professore di diritto alla facoltà di legge dell’università di Messina, burbero e autoritario, sposato a una Di Bella Marisa, magistrato in pensione, dalla quale aveva avuto la figlia Cristina, avvocato. Una vita dedicata al lavoro, lunedì scorso improvvisamente perse ogni certezza ricevuta la sospensione dall’incarico e un’ordinanza di arresti domiciliari per aver dedicato particolari attenzioni a nove tra le sue studentesse e impiegate. Baci, palpeggiamenti, pacche sul sedere, favori inconsueti come preparare pacchetti di sigari, torroni e limoncelli. Lui negava tutto e parlava di congiura. Mercoledì notte, seduto al tavolo della sua scrivania, carte sparse e libri tutt’intorno, scrisse lettere ai colleghi, al rettore, alla moglie e all’avvocato, disegnò un palazzo rettangolare e punteggiò alla base un tratto di strada con la matita rossa. Raggiunse la moglie che dormiva tranquilla, la baciò e s’avviò verso il soggiorno. Le pantofole sulle mattonelle blu del balcone accanto a un dondolo coperto di cellophane, salì su uno sgabello lì accanto e volò dal quarto piano. Poco dopo le 2 di mercoledì 19 maggio, in un appartamento di via Grillo, a Messina. Pirisi Antonio, di anni 74. Originario di Sernobà (Cagliari), carabiniere in pensione, divorziato da tempo e senza più rapporti con le due figlie, abitava in una casa immersa nel verde a 30 chilometri da Bologna. Congedato dall’arma ”con sospetto”, forse per qualche timbro falso, era finito a fare il mediatore nella vendita d’auto d’epoca. Ma i soldi ragrannellati non bastavano a pagare le rate del mutuo e la casa, messa all’asta già due volte, era stata venduta a gennaio. Nella cassetta della posta un cumulo di raccomandate con l’ordine di sfratto, giovedì scorso il Parisi chiuse la porta a doppia mandata rifiutandosi d’aprire all’ufficiale giudiziario, si versò sulla testa due taniche di benzina preparate in corridoio e accese il fuoco. Dopo le 9 di giovedì 20 maggio, a Sant’Agata Bolognese. casualità D.M., di anni 80. Abruzzese, pensionato, signore distinto e indipendente, senza capire bene perché martedì mattina s’è ritrovato contromano sul Grande raccordo anulare di Roma a bordo della sua Bmw. Imboccata l’uscita di Casal Lumbroso, percorsi 400 metri, tre auto investite e due speronate, finì la corsa abbracciando il muso di una Lancia Lybra sulla corsia di sorpasso. L’ultimo respiro sull’eliambulanza verso l’ospedale. Poco dopo le 10.30 di martedì 18 maggio, al chilometro 67 del Gra, tra l’uscita Pisana e Magliana, Roma.