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 2005  dicembre 14 Mercoledì calendario

Silvio non vincerà, studia i matti e lo saprai. La Stampa 14/12/2005. Pazzi di Berlusconi, un tempo lo erano

Silvio non vincerà, studia i matti e lo saprai. La Stampa 14/12/2005. Pazzi di Berlusconi, un tempo lo erano. Nel ’94 avresti potuto capire dai deliri degli schizofrenici che il Cavaliere stava per prendersi il banco. I malati di mente andavano dal dottore e volete sapere qual era l’unico politico che compariva, nel bene o nel male, nei loro deliri? Re Silvio. Oggi vanno dal dottore e Berlusconi non c’è più. L’immaginario dei deviati non se ne lascia più sedurre. Non è statistica ma osservazione sul campo quella di Antonello Lanteri, psichiatra da trent’anni, oggi direttore del dipartimento di salute mentale della Asl 7 di Torino; né è possibile asserire con certezza che anche in politica, come in Shakespeare, il fool abbia l’ingrato compito di pre-vedere la realtà. Eppure un qualche rapporto tra politica e follia, o più in generale tra l’universo della deviazione mentale e la sfera del potere e del consenso c’è sempre stato. I deliri dei matti per capire chi vincerà le elezioni. Da sempre, racconta Lanteri, «l’immaginario spesso impermeabile dei malati di schizofrenia viene bucato da personaggi di grande impatto, da questo punto di vista la barzelletta del pazzo che si mette la mano sui fianchi e dice ”io sono Napoleone” affonda le radici in una serie di disturbi veri, che noi psichiatri osserviamo costantemente». Lui lavora in modo particolare sulla schizofrenia, deliri di riferimento, di identità, di persecuzione... La struttura del delirio è profonda, le configurazioni che prende via via contingenti. E allora: «Undici anni fa, all’epoca della discesa in campo, c’erano tantissimi pazienti che arrivavano affetti da deliri riferibili alla figura di Berlusconi». Un ottanta per certo dei deliri su personaggi pubblici storico-politici riguarda la figura di Cristo, chi si crede Cristo, chi si sente toccato da lui, chi ritiene di averlo visto. Una cifra sorprendentemente stabile, negli anni. Ecco: a metà degli anni novanta si inserirono i deliri sul Cavaliere, avranno potuto sfiorare un dieci per cento del totale, chi evocava Berlusconi come responsabile della sparizione dell’argenteria di famiglia, chi come suo personale salvatore, chi come suo parente, chi come suo spasimante, «c’era un paziente convinto che Berlusconi gli avesse rubato tutte le trame dei film per le sue tv commerciali»... Ossessionava, Silvio. Colpiva. Occupava immaginari simbolici, deviati e non. Oggi non più. Quel dieci per cento è sceso praticamente a zero. «I deliri che rimangono connessi alla figura del presidente del Consiglio non sono più freschi; quel che resta sono i vecchi deliri del ’94 diventati frusti, ripetitivi». E dire che il Cavaliere è stato in tutti i sensi un simbolo dell’illuminante nesso politica-follia. Non per via del «miracolo italiano», intessuto, parole sue, di «una grande, meravigliosa follia»; né per il fatto che il premier si è presentato lui stesso come il «lucido folle» alla Erasmo da Rotterdam, per esempio nel 2001, quando spedì per posta a milioni di italiani quel fantastico fotoromanzo intitolato «Una storia italiana». No: secondo lo psichiatra, il Berlusconi che oggi scompare dall’immaginario degli schizofrenici era stato nel ’94 il primo politico a riapparire in quei deliri. Prima di lui, solo Andreotti, Berlinguer, Moro. In ogni caso, dei grandissimi. Prendete gli anni settanta, per esempio. «Nei deliri complottisti compariva Giulio Andreotti; in quelli di salvificazione la figura dominante era Enrico Berlinguer, moltissimi pazienti pensavano di esser stati salvati personalmente dal segretario del Pci; Moro è entrato nei deliri solo dopo il ritrovamento del cadavere in via Fani». Esistono, naturalmente, deliri e deliri; deliri politicanti e deliri nei quali la politica si fa storia. «Negli anni sessanta comparvero nell’universo delirante i marziani, la Cia e Nixon. Di Mussolini la mia esperienza non ha praticamente traccia, mentre ne resta una amplissima di Napoleone, e ovviamente di Gesù Cristo e della Madonna». Esistono deliri che ti fanno leggere la struttura profonda di una città, e allora a Torino «molti deliri di identificazione sono tuttora legati alla figura di Gianni Agnelli; e c’è una vecchia sartina piemontese ancora convinta di essere l’erede segreta di un Savoia, dinastia che lei stessa non deve quasi aver conosciuto...». Berlusconi invece no, tramonta. Ma nell’immaginario dei pazzi non lo sostituiscono i leader di centrosinistra, «nel 2005 non si incontrano praticamente mai pazienti che delirano su Prodi o Fassino, Veltroni o Rutelli», illustra lo studioso. Forse perché, comunque vada alle elezioni 2006, sono meno capaci di occupare le menti; forse perché, come disse malignetto Massimo Cacciari in uno dei momenti più folli e autodistruttivi del centrosinistra, sono loro stessi «un campo di capre pazze». Jacopo Iacoboni