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 2005  dicembre 15 Giovedì calendario

Questione d’oriente Foglio dei fogli 22/12/2003 Spari in aria. Il giornalista americano David Rieff: "Quando il pomeriggio del 14 dicembre la radiotelevisione irachena ha annunciato la cattura di Saddam Hussein, lungo i viali trafficati di Baghdad le grida e gli applausi hanno formato una specie di muro di rumorosa esultanza

Questione d’oriente Foglio dei fogli 22/12/2003 Spari in aria. Il giornalista americano David Rieff: "Quando il pomeriggio del 14 dicembre la radiotelevisione irachena ha annunciato la cattura di Saddam Hussein, lungo i viali trafficati di Baghdad le grida e gli applausi hanno formato una specie di muro di rumorosa esultanza. Ancor più rumoroso è stato il seguito: nel giro di qualche minuto il cielo della capitale irachena si è riempito di spari di giubilo. Anche ai tempi del dittatore gli iracheni avevano l’abitudine di festeggiare la maggior parte degli avvenimenti più importanti – dai matrimoni alle nascite, dai funerali alla vittoria della squadra di calcio – sparando in aria con mitragliatrici e pistole. Ma stavolta gli spari di gioia sono stati qualcosa di mai visto prima a Baghdad [...]. Naturalmente le lacrime di rabbia per quello che Saddam ha fatto, i pianti e le risate di sollievo al pensiero che è ormai finito e che presto sarà consegnato al nuovo sistema giudiziario iracheno, processato e rapidamente messo a morte (così sembrano pensare molti degli iracheni con cui ho parlato), non sono stati universali" (’Internazionale” 18/12/2003). No, è un sosia/1. "A Fallujah basta una flebile voce del bazar, attribuita a una tv satellitare, per riaccendere la speranza. Il vero Saddam è libero, hanno arrestato un sosia. La bizzarra versione si trasforma con il passaparola in una leggenda metropolitana. La gente scende in strada, spara in aria per celebrare il rilancio della leggenda" (Gianni Perrelli, ”L’espresso” 31/12/2003). No, è un sosia/2. L’arresto di Saddam "è una farsa americana. La persona fermata potrebbe benissimo essere uno dei suoi tanti sosia. Il test del dna non prova nulla, visto che non ci sono stati precedenti prelievi con cui poterlo comparare". Così il governatore della Carinzia, Joerg Haider (che incontrò Saddam o un suo sosia a Baghdad poco prima della guerra) (’Andkronos” 17/12/2003).  lui, ma è drogato. Raghad Hussein alla tv al-Arabiya: "Ne sono certa: mio padre è stato narcotizzato. Tutti quelli che hanno conosciuto mio padre personalmente o attraverso la sua lunga storia fatta di lotta, forza e fermezza, non hanno alcun dubbio che quell’uomo apparso alla tv sia un Saddam Hussein drogato. Dal primo momento in cui l’ho visto con quella faccia impaurita, ho capito cosa era successo veramente" (’la Repubblica” 17/12/2003). Occhio al dattero. "C’è un frammento del filmato, il video famoso che ha mostrato al mondo Saddam con la barba incolta, e lo sguardo semistordito, in cui l’incongruenza cronologica è palese. Il coperchio del nascondiglio sotterraneo viene alzato. In quell’istante la telecamera inquadra per un attimo una palma. In mezzo al fogliame si distinguono chiaramente dei datteri color giallo. Peccato che in questa stagione non ci siano più datteri sulle piante, e quei pochi eventualmente rimasti siano di colore marrone scuro" (Gabriel Bertinetto, ”l’Unità” 19/12/2003). Saddam Hussein è israeliano. Anwar Azbargha, avvocato israeliano di 33 anni, s’è offerto volontario per difendere l’ex presidente iracheno di fronte a qualsiasi tribunale internazionale: "Fra i 25 milioni di iracheni solo poche migliaia hanno festeggiato la sua cattura", afferma in un’intervista al giornale locale della sua città, Hadera (a nord di Tel Aviv). Azbargha è un vero fan dell’ex rais ("amo la sua testardaggine, il suo nazionalismo arabo, il suo coraggio") tanto che il suo quinto figlio si chiama Saddam Hussein (’Ansa” 19/12/2003). Saddam Hussein è thailandese. Molte famiglie musulmane, in Thailandia, hanno scelto di chiamare i propri figli col nome dell’ex dittatore iracheno. Lo riferisce al quotidiano ”Bangkok Post” il presidente dell’associazione giovani musulmani del paese, Rohcidee Lertariyaponkul: "Saddam è un incrocio tra un eroe e un tiranno. Noi abbiamo deciso di ricordare il suo lato buono" (’Adnkronos” 19/12/2003). Nomi che vanno, nomi che vengono/1. Secondo ”al-Sharq al-Awsat”, l’ex vicepremier iracheno, Tareq Aziz, ha deciso di cambiare nome al figlio minore Saddam, e di chiamarlo Zuhair (’Adnkronos” 17/12/2003). Nomi che vanno, nomi che vengono/2. Al massimo della sua potenza, Saddam Hussein si fece riconoscere una falsa discendenza da Maometto, ma ora il nome del dittatore iracheno è stato cancellato dall’albero genealogico del Profeta. L’ha annunciato il capo dell’unione degli Ashraf, istituita dopo la caduta del regime da quanti facevano parte del consiglio dei Sayed (signori), i discendenti degli imam Hassan e Hussein (’Agi” 19/12/2003). Intanto nello Sri Lanka... C’è un piccolo villaggio dove la popolazione musulmana non esulta per la cattura del deposto rais iracheno: gli abitanti di Saddam Hussein City, vicino alle coste orientali dell’isola, "stentano a credere alla notizia e piangono quando sugli schermi televisivi scorrono le immagini del loro benefattore". Il villaggio, distrutto nel 1978 da un ciclone, fu ricostruito grazie al contributo del dittatore di Baghdad (’Ansa” 16/12/2003). E pure in India... Il giorno dopo l’arresto del dittatore iracheno, gli abitanti di Saddam Beach (vero nome Malapuram), nello stato indiano del Kerala, hanno iniziato 7 giorni di lutto. Alla notizia della sua cattura i negozi hanno abbassato le saracinesche, in molti fanno lo sciopero della fame. La zona porta il nome del rais dal ’91, da quando sulla spiaggia fu eretta una statua di 10 metri d’altezza raffigurante proprio Saddam Hussein. Spiegazione: molti abitanti di Mapularam sono emigrati nel Golfo (1 milione e mezzo di indiani lavora in Medioriente) importando in India il culto dell’"invincibile Saddam" (’Andkronos” 16/12/2003). Domande/1. Il regista americano Michael Moore: "Nel frattempo qualcuno sa che fine ha fatto il nostro altro Frankestein, quel tipo che l’11 settembre 2001 ha ucciso tremila persone? Sarà in una tana per topi?" (’Internazionale” 18/12/2003). Domande/2. Madeleine Albright, segretario di Stato ai tempi di Bill Clinton: "Morton, pensi che l’amministrazione tenga bin Laden nascosto da qualche parte e che lo tirerà fuori poco prima delle elezioni?" (l’interlocutore è Morton Kondracke, giornalista della tv Fox) (E. C., ”Corriere della Sera” 19/12/2003). Il bello della democrazia/1. "Organizzate elezioni presidenziali, sono pronto a candidarmi e vedrete che vincerò senza problemi" (Saddam agli americani che lo interrogavano) (Maurizio Molinari, ”La Stampa” 19/12/2003). Il bello della democrazia/2. "Irresistibilmente attratto dalle cause impossibili, l’avvocato Jacques Vergès si dice pronto a difendere Saddam Hussein anche se, chiarisce, nessuno per ora glielo ha chiesto [ma è stato ingaggiato dai figli di Tareq Aziz]. Dopo il nazista Klaus Barbie o il dittatore di Belgrado Slobodan Milosevic, sarebbe un bel finale di carriera per questo avvocato parigino di 79 anni che ha fatto della sua vita un duello continuo con la giustizia politica, in difesa del diritto, anche di fronte al più indifendibile dei criminali. ”Saddam - dice Vergès - deve godere della presunzione di innocenza”. Naturalmente". (Cesare Martinetti, ”La Stampa” 17/12/2003). Norimberga o il Grande Fratello? Salam Pax (è un pseudonimo), architetto iracheno di 29 anni, divenuto famoso grazie al suo blog. "Qualche tempo fa un tassista iracheno mi ha detto che Saddam dovrebbe essere messo in uno zoo di Baghdad, così lui e i suoi figli potrebbero andare a vederlo una volta al mese. ”Pagherei anche 250 dinari per andare a guardarlo”. Ma penso che la maggior parte degli iracheni vorrebbe vedere un processo pubblico. Qualcuno dice: ”Perché dovrebbe avere un processo giusto quando lui è stato ingiusto con milioni di persone?”. Ma io vorrei un processo pubblico non perché voglio essere giusto con lui, ma perché ho bisogno di sapere. [...] Voglio un canale che trasmetta il processo a Saddam per 24 ore al giorno. Anzi, meglio ancora, mettiamo una telecamera stile Grande Fratello nella sua cella. Magari scopriremo che ha il feticcio della biancheria intima, o finalmente ci svelerà il segreto della sua tintura per capelli (usa sul serio il lucido da scarpe perché dura di più?). Tutti si preoccupano troppo di come debba essere condotto il processo e si chiedono se i giudici iracheni sono qualificati per farlo, ma il fatto principale, e questo lo sappiamo tutti, è che dovrebbe marcire all’inferno. Ma prima, per piacere, facciamogli un processo pubblico in Iraq, perché abbiamo bisogno di sentire tutte le storie che nessuno ci ha mai raccontato" (’Internazionale” 18/12/2003).