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 2005  dicembre 14 Mercoledì calendario

L´ultimo bacio alla moglie poi Gianpiero si arrende. La Repubblica 14/12/2005. Lodi. Lo portano via che è quasi mezzanotte

L´ultimo bacio alla moglie poi Gianpiero si arrende. La Repubblica 14/12/2005. Lodi. Lo portano via che è quasi mezzanotte. Tre finanzieri ai lati, pallido, la testa dritta. Silenzioso come ha vissuto questi sei mesi da indagato, con la marea delle accuse che si faceva sempre più alta, e che montava fino a travolgerlo. Si infila nella Alfa 156 senza insegne che parte nella notte verso Milano, verso il rito delle foto segnaletiche, delle impronte digitali. E verso la cella al sesto raggio di San Vittore, piano terreno, reparto nuovi arrivi, prenotata per lui fin dal primo pomeriggio. Il giorno più lungo di Gianpiero Fiorani finisce così. Una giornata iniziata con i titoli dei giornali che riferivano della nuova accusa di associazione per delinquere, e che tra le righe raccontavano quanto ormai era sulla bocca di tutti: che per Fiorani e per i suoi stava arrivando l´ora delle manette. Fiorani ha vissuto con apparente calma quella che sapeva essere la sua ultima giornata da uomo libero. salito a Milano, ha sbrigato gli ultimi affari, ha salutato qualche amico. Poi è tornato a casa. Alle 19,15 la sua Mercedes si affaccia su via Donizetti, la strada di periferia dove sorge la discreta, solida villa dell´uomo che ha inventatola Banca Popolare Italiana. Ed è qui, nel verde del piccolo parco, nelle stanze illuminate, che si celebra una straordinaria e quasi commovente cerimonia degli addii. Arriva la moglie Gloria, arriva la suocera, arrivano a ondate successive le auto di parenti ed amici. Tutti si infilano silenziosi nel cancello comandato dalla telecamera, tutti salgono a dire arrivederci all´ex cronista di nera divenuto banchiere potente. Cosa accada nelle stanze non si sa, non si sa che volto Fiorani mostri davanti all´angoscia che legge negli occhi dei parenti. Vista da fuori, la villa di Fiorani è solo silenzio. La moglie, la donna che gli è stata vicina nella tempesta, appare di quando in giardino, la testa china affondata nel collo di pelliccia della giacca. Non c´è un solo decoro natalizio, sulla casa dei cattolici Fiorani. Intorno, il quartiere ostenta indifferenza. Non una finestra che si illumini, una tapparella che si alzi. Solo un´auto, di quelle che passano, si ferma e il guidatore ride al gruppo dei cronisti in attesa: «Lo portano in gabbia? Bene, devono arrestare lui e tutti quanti». Pochi minuti dopo i due figli di Fiorani vengono portati via, perché non siano in casa nel momento delle manette. Alle 21,07 il primo flash di agenzia annuncia che gli ordini di cattura per il caso Antonveneta sono scattati. Per dieci, interminabili minuti Fiorani si ritrova in una specie di limbo. Sa che lo stanno per arrestare, per i media è già arrestato: ma invece è nel caldo della sua casa, tra gli amici, senza che nessuno venga a bussare alla sua porta, con il fuoco che riempie il camino. Alle 21,16 l´incantesimo si spezza. L´Alfa scura si affaccia su via Donizetti, rallenta, frena all´angolo della strada, scendono in quattro. Basta un´occhiata per capire che questi non sono amici in visita. Suonano. « la Guardia di finanza». Il cancello si apre con un brusio elettrico. Fiorani ha baciato la moglie, la sua valigia è pronta, ma non è una faccenda veloce. Non c´è solo da notificare l´ordine di custodia in carcere. C´è anche l´ordine di perquisire la casa, anche se la villa è già stata passata palmo a palmo più di una volta. A volte i finanzieri sbucano in giardino a fumare una sigaretta, poi tornano a scomparire. Alle 23,30 si capisce che è tutto finito: l´Alfa si avvicina alla porta, vengono caricati gli scatoloni con i proventi della perquisizione. Quando Fiorani sbuca e va a infilarsi, stretto tra due militari, sul sedile posteriore dell´auto della Finanza, parte la consueta, inevitabile sarabanda dei fotografi. E un parente del banchiere da settanta milioni di euro si affaccia gridando: «Bastardi, così mi rovinate la macchina!». Oriana Liso