La Repubblica 06/12/2005, pag.16 Alberto Cairo, 6 dicembre 2005
La Croce e i miracoli. La Repubblica 06/12/2005. «Cos´è questa storia del quadrato rosso messo di traverso? vero che prende il posto della croce?»
La Croce e i miracoli. La Repubblica 06/12/2005. «Cos´è questa storia del quadrato rosso messo di traverso? vero che prende il posto della croce?». Farid me l´ha chiesto concitato stamattina. Farid è l´afgano più informato che conosco. Passa ore alla radio e incollato alla televisione, legge tutto quello che può, naviga su Internet quando ha la corrente elettrica a casa. Gli spiego che il nuovo simbolo non sarà adottato automaticamente. solo una possibilità in più, un simbolo di scorta nel caso in cui né la croce né la mezzaluna siano considerati sufficientemente neutri e non proteggano i volontari. Non mi lascia finire. «In Afghanistan non ce n´è bisogno. Dimmi chi può avere qualche cosa contro la croce? Dopo tutto l´aiuto che dà!». Gli ripeto che probabilmente niente cambierà, la Mezzaluna Afgana resterà com´è e la Croce Rossa Internazionale si terrà la sua bandiera. In Afghanistan la croce è stata sempre rispettata. Dal 1987 al 1992, quando ancora i filo-comunisti erano al potere, si assisteva a un miracolo quotidiano. Le nostre ambulanze lasciavano l´ospedale di guerra della capitale per raggiungere i posti di primo soccorso allestiti per i mujaheddin nelle campagne. Li portavano feriti a Kabul, nel covo del nemico. I governativi garantivano l´immunità a tutti i veicoli marcati con la croce rossa. Persino con i Taleban non abbiamo avuto grossi problemi anche se per alcuni la croce era un sicuro segno cristiano. Ricordo un mullah della polizia religiosa. Inutile dirgli che la croce sta per aiuto, soccorso, medicine, solidarietà. Urlava di rimuoverla. Ma se la toglievamo dalle ambulanze, il giorno dopo ai posti di blocco altri Taleban ci dicevano di rimetterla per essere identificabili. Ancora adesso è un lasciapassare prodigioso: confesso che qualche volta ho reso croce e bandiera ben visibili sull´auto per superare lunghe code e far aprire cancelli altrimenti sbarrati. Certo, ci sono intere province afgane non pacificate dove non c´è rispetto per niente e nessuno, ma in genere posso dire di sentirmi ben protetto dalla croce. E di esserne fiero. Finalmente Farid mi chiede cosa ne penso. Gli dico che occorre essere pratici: visto che col nuovo simbolo non si rinuncia ad alcuno dei principi su cui il movimento della Croce Rossa si fonda, perché non usarlo quando necessario? Se diventasse l´unica bandiera che consente di portare aiuto, perché non adottarla? Guardandolo bene, confesso però che lo trovo bruttarello. Più che un cristallo mi sembra una cornice attaccata male. Mi abituerò. Alberto Cairo