14 dicembre 2005
Beltramo Francesco, di anni 61. Romano, strambo ma simpatico, ex addetto alle pulizie degli autobus di linea, viveva solo in una catapecchia senz’acqua né riscaldamento dove aveva abitato con la mamma morta vent’anni fa
Beltramo Francesco, di anni 61. Romano, strambo ma simpatico, ex addetto alle pulizie degli autobus di linea, viveva solo in una catapecchia senz’acqua né riscaldamento dove aveva abitato con la mamma morta vent’anni fa. La testa sempre tra le nuvole, spesso dimenticava di ritirare i soldi della pensione e tuttavia non rinunciava a vestirsi di tutto punto coi pochi indumenti lisi, ricordo d’un passato migliore. Metodico e abitudinario, tutte le mattine usciva di casa alle 8.30, si lavava ben bene al Fontanone di Testaccio, pranzava dai frati di via Merulana o dalle suore di Caracalla. Nel primo pomeriggio tornava a casa e non si muoveva più. Una sera di un mese e mezzo fa, un Paulianov Raymond, di anni 26, lituano, clandestino, l’accusò d’avergli rubato il portafogli con duemila euro circa, i due s’azzuffarono, il Paulianov si ritrovò in mano il filo d’un freno per le bici che doveva portare al lavoro e lo strinse intorno al collo del Beltramo finché questi non smise di respirare. Il corpo, trovato sabato 27 marzo nel vano della stufa in muratura al piano rialzato di uno stabile cadente, spesso rifugio notturno d’immigrati e senzatetto, in via Portuense 21, Roma. Pezzotta Mariangela, di anni 27. Lombarda, occhi azzurri, sorriso dolce, capelli castani lunghi e fini, faceva la commessa in un supermercato a Somma Lombardo, provincia di Varese. Giornate tranquille tra il lavoro e gli amici, palpitava solo per un Volpe Andrea, coetaneo, tutto piercing e tatuaggi, chitarrista d’un gruppo heavy rock con la fissa del satanismo. Per qualche tempo i due erano stati fidanzati, poi la Pezzotta, stufa dei suoi problemi di cocainomane, l’aveva lasciato. Lui continuava a chiamarla per chieder soldi e piccoli favori, lei, generosa, gli dava una mano. La sera del 24 gennaio lo raggiunse nella villetta della nuova fiamma Ballarin Elisabetta, di anni 18, tossica pure lei. I tre si ritrovarono in salotto a chiacchierare e a bere vino, il Volpe giocherellando con una pistola, la mente annebbiata da qualche tiro di troppo, prese a rimuginare su antichi rancori. D’un tratto, forse per gioco, forse per rabbia, avvicinò la canna alla bocca della Pezzotta e sparò un colpo. La ragazza ancora respirava quando arrivò un Sapone Nicola di anni 25, chitarrista anche lui, che aiutò gli amici a trascinarla nella serra accanto per finirla a colpi di badile. La mattina dopo la polizia arrestò il Volpe e la Ballarin, due venerdì fa finì dentro anche il Sapone. Poco prima della mezzanotte di sabato 24 gennaio, in uno chalet fra i boschi in via Colombo, Golasecca, provincia di Varese. Sorrentino Matilde, di anni 49. Casalinga di origini campane, due figli con un Gallo Antonio di anni 54, ex operaio malato di cuore, tirava avanti con la pensione del marito e i pochi soldi raggranellati con le pulizie a ore. Benvoluta da tutti, non aveva mai dimenticato la storia dei pedofili di rione dei Poverelli, da lei denunciata sette anni fa, dopo che un figlioletto le fu più volte violentato. Venerdì 26, indosso grembiule e ciabatte, la cena pronta e il marito già seduto a tavola, aprì la porta a un uomo che non riuscì nemmeno a guardare in faccia, sbalzata in terra da una raffica di colpi che le bucarono testa e pancia. Quattro giorni dopo si costituiva alla polizia un Gallo Alfredo di anni 26, pregiudicato, nove anni di carcere appena scontati per omicidio. Verso le 20.30 di venerdì 26 marzo, al terzo piano di una casa popolare di via Melito, zona Parco Trento, Torre Annunziata, Napoli.