Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  dicembre 14 Mercoledì calendario

Folli Armando, di anni 86. Milanese, ex imprenditore in pensione, sempre curato, una gioventù di leggendaria bellezza, abitava con la moglie Salatino Teresa, origini francesi, più piccola di vent’anni, sposata che sembrava la copia di Brigitte Bardot, dalla quale aveva avuto due figli, Monica e Claudio

Folli Armando, di anni 86. Milanese, ex imprenditore in pensione, sempre curato, una gioventù di leggendaria bellezza, abitava con la moglie Salatino Teresa, origini francesi, più piccola di vent’anni, sposata che sembrava la copia di Brigitte Bardot, dalla quale aveva avuto due figli, Monica e Claudio. Una vita piena di soddisfazioni, trascorreva tranquillo le sue giornate coltivando una vecchia passione per il poligono di tiro. Tre sabati fa, mentre ciondolava in salotto in attesa del pranzo, sentì la moglie discutere con due tizi che s’erano presentati alla porta come ispettori del gas. La Salatino fuori a comprare il pane fresco, aprì di nuovo la porta a una coppia che farfugliò motivazioni confuse per un’ispezione. Il Folli si lasciò convincere a mostrar loro la cucina, il resto della casa e poi la cassaforte dove teneva centomila euro di gioielli. Subito dopo, raccontanto l’episodio alla consorte, s’accorse d’esser stato derubato. Muto di disperazione, raggiunse la camera da letto e si fece schizzar fuori il cervello con un colpo di pistola alla tempia. Poco prima delle 17 di sabato13, al terzo piano di un palazzo elegante di via Morozzo della Rocca, a due passi dal Cenacolo e da Santa Maria delle Grazie, nel centro di Milano. Scandurra Salvatore, cinquant’anni circa. Bolognese, gentile, volto paffuto e rassicurante, faceva con passione il medico di famiglia nell’ospedale Sant’Orsola della sua città. Coccolato dalle vecchiette, non riusciva a dimenticare una Vicinelli Antonietta, di anni 84, stecchita da una medicina prescritta da lui nell’agosto di tre anni fa. Lo Scandurra, che si dichiarava innocente, aspettava con ansia di entrare in tribunale. Quando l’udienza, fissata il 28 gennaio scorso, fu improvvisamente rimandata, si chiuse in casa a rimuginare su una vita dedicata tutta ai suoi pazienti, prese una corda e s’impiccò. Mercoledì 17 marzo a Bologna. Casualità Scipioni Maria Luisa, di anni 30. Sposata a un trentacinquenne romano, passò la serata di venerdì a litigare con lui in macchina, sulla strada verso casa. Rimproveri sempre più pesanti e parole grosse, la Scipioni, ormai fuori di sé, costrinse il consorte a fermarsi e scese di corsa sbattendo lo sportello proprio mentre al suo fianco sfrecciava un’auto. Atterrò senza vita sull’asfalto intorno alle 22 di venerdì 26 marzo, all’altezza del civico 700 di via Appia Nuova, Roma.